Ucraina, guerra del Novecento

Una guerra che prosegue, nell'indifferenza generale, fra migliaia di uomini morti e un meccanismo che si autoalimenta, senza la possibilità di dire basta. Ma la pace, anche futura, non può che passare attraverso una seria riflessione delle responsabilità di tutti. Anche dell'Occidente.

La rivelazione di questi mesi si chiama Ucraina

Il conflitto in corso in realtà inizia nel 2014: l'anniversario che ricorre oggi descrive l'acuirsi dell'aggressione da parte della Russia di Putin. Le ragioni profonde non hanno a che fare solo con la geopolitica, bensì affondano in una visione opposta del futuro e della libertà.

Profugo, ucraino: la difficoltà di andare a scuola

Secondo una ricerca di Unhcr, svolta in autunno del 2022 in collaborazione con Intersos e Protezione civile, circa il 23% degli studenti ucraini, giunti in Italia a causa della guerra, segue in Dad anche le lezioni della scuola di provenienza. Un doppio carico che ha le sue ragioni, ma che mette i ragazzi in grande difficoltà.

Matteo Spiazzi: la guerra e il teatro

«La domanda ultima, priva di risposta, è a cosa serve l’arte quando i bambini muoiono. Dal punto di vista artistico ci sono elementi per mettere in scena qualcosa di necessario. Ma dal punto di vista umano è terribile». Il regista è Veronese dell'anno per il magazine Heraldo.

Parole in terra bruciata: tre poete ucraine dicono la guerra

Dieci mesi di conflitto oggi, vigilia di Natale: le scrittrici Natalia Beltchenko, Iya Kiva e Oksana Stomina, in tour in Italia un mese fa, hanno dialogato su quanto la cultura stia dando voce al dolore, alla resistenza, alla sete di giustizia. Ma anche quanto sia importante costruire scambi e strade culturali per la pace futura.

L’obbligo militare a partire dal caso Ucraina

Mentre la guerra continua sul fronte russo/ucraino, non si ferma nemmeno l’attività degli attivisti dei Movimento Nonviolento e della Rete italiana Pace e Disarmo che, in tempi e situazioni molto complesse, cerca di rendere possibile la scelta dell’obiezione di coscienza militare. Data la situazione, un diritto sempre più difficile da far valere e riconoscere, come mostra il caso di Vitaliy Alekseinko.