Siamo troppi?
Sono stati presentati i dati e le riflessioni del Rapporto Unfpa, l'agenzia della Nazioni Unite per la popolazione, sulla demografia mondiale: non è una questione di numeri ma di diritti.
Sono stati presentati i dati e le riflessioni del Rapporto Unfpa, l'agenzia della Nazioni Unite per la popolazione, sulla demografia mondiale: non è una questione di numeri ma di diritti.
A fine aprile è stato presentato il Rapporto di Unfpa, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.
In Italia il Rapporto è stato presentato da Aidos, l’Associazione italiana Donne per lo Sviluppo, con l’agenzia di stampa Dire come media partner
Lo studio dal titolo significativo 8 miliardi di vite, infinite possibilità, una questione di scelte e diritti, è interessante per vari aspetti: porta dati statistici attuali e partecipati a livello mondiale, analizza la tendenza con cui governi e cittadini affrontano il problema della demografia, illustra un nuovo modo di porsi di fronte alla sfida demografica mondiale.
Andiamo ad analizzare questi tre punti.
A novembre del 2022 le Nazioni Unite hanno annunciato che la popolazione umana sulla Terra era arrivata a contare 8 miliardi di individui. La notizia è rimbalzata tra i mass media e, se ci si fa caso, la maggior parte delle volte è avvenuta con toni allarmistici.
Eppure, dal punto di vista strettamente demografico è un dato positivo, visto che conferma la diminuzione mondiale della mortalità infantile.
Come sottolinea anche il Rapporto, solitamente l’argomento del numero di esseri umani nel mondo, è sempre accompagnato dalla parola troppo.
Per la maggior parte delle persone e dei vari esperti che a vario titolo ne parlano, siamo in troppi.
C’è chi invece, accusa alcuni paesi di essere troppo pochi, di rischiare il collasso della propria civiltà se non verranno fatti più bambini. Ricordiamo i vari ammonimenti di Elon Musk nei confronti di noi italiani, giusto per fare un esempio.
Altri filoni di pensiero leggono l’alta percentuale di giovani in alcuni paesi, come un fattore destabilizzante. Se invece ci sono troppi anziani, allora si corre il rischio del peso economico della loro cura. Se ad essere in troppi sono invece i migranti, allora la situazione si fa minacciosa e pericolosa.
Qualunque siano i numeri riportati dalla statistica quindi, i commenti sono tendenzialmente allarmati.
Secondo Unpfa i mezzi di comunicazione generano ansia nel trattare l’argomento della demografia. Un’ansia sempre focalizzata sul numero, qualsiasi esso sia, e mai sul come fare in modo che tutti possano godere di una vita parimenti dignitosa.
Il Rapporto si sofferma ad analizzare anche come i governi tendono ad affrontare il problema della natalità all’interno del territorio di propria competenza. La fotografia che ne esce non è delle migliori.
Sia che il governo vada nel senso di limitare le nascite o di incrementarle, pensiamo all’Italia, il rischio è sempre di limitare la libertà dei cittadini. Nella storia dell’umanità si ricordano esempi di sterilizzazione forzata, per esempio in Perù.
Oppure, nel caso meno drammatico di Paesi che puntano a incrementare il numero delle nascite, di incentivi fiscali a chi ha figli.
In entrambi i casi però la visione è corta e finisce per ledere i diritti dei cittadini, in primis delle cittadine.
La sfida demografica andrebbe invece affrontata proprio in modo opposto. Puntare sulla formazione invece che sulla costrizione, sulla riduzione delle disuguaglianze in modo da poter consentire alle coppie di poter avere il numero e l’intervallo dei figli che desiderano, nel pieno godimento dei diritti umani e dell’accesso alla salute sessuale e riproduttiva.
“Le molteplici e interconnesse crisi globali che ci riguardano, hanno bisogno di soluzioni politiche che non possono prescindere da un’attenta analisi del loro impatto sui diritti umani e sulla parità di genere.
Non si tratta tanto di decidere le politiche per contrastare il calo della natalità o regolare il tasso di fertilità, ma di rimettere al centro il godimento dei diritti sessuali e riproduttivi quale prerequisito indispensabile”; ha puntualizzato Maria Grazia Panunzi, presidente Aidos, durante la presentazione del Rapporto.
Come ribadisce più volte il Rapporto: “Non si tratta di numeri, ma di qualità della vita”.
Secondo i dati provenienti da 68 Paesi, il 24% delle donne e delle ragazze con un partner non è in grado di dire di no a un rapporto sessuale e l’11% delle donne con un partner non è in grado di prendere decisioni sulla contraccezione.
Inoltre secondo un recente studio delle Nazioni Unite, una maggiore parità tra i sessi nella forza lavoro sarebbe più utile per sostenere le economie delle società che invecchiano e che hanno una bassa fertilità, piuttosto che avere come obiettivo un maggior numero di figli per donna.
Infine, dare alla fertilità la colpa del cambiamento climatico non permetterà di attribuire le vere responsabilità ai Paesi che emettono più carbonio. Considerato che inquina di più è la parte di mondo più ricca, come afferma anche IEA, l’International Energy Agency.
Per garantire uno sviluppo sostenibile e degno per tutti, bisogna quindi investire su “istruzione e la formazione. Mettere al primo posto la piena tutela e la promozione dei diritti delle donne e delle ragazze, la promozione della parità di genere e dell’empowerment femminile, l’educazione delle bambine e la lotta contro ogni forma di discriminazione e violenza sessuale e di genere”, ha ben sintetizzato Laura Aghilarre del Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale.
Se si legge il Rapporto integrale di Unfpa c’è un aspetto estetico che balza agli occhi e che vale la pena raccontare.
Il testo infatti è accompagnato da colorate e significative immagini di persone, la cui autrice è l’artista Cecilie Waagner Falkenstrøm.
Cecilie, come spiegato nell’introduzione del Rapporto, è un’artista pluripremiata che utilizza l‘intelligenza artificiale. L’obiettivo è di rappresentare attraverso le nuove tecnologie, il divario tra il reale e l’immaginario. Le sue opere d’arte racchiudono le ansie e le opportunità che il futuro riserva e, soprattutto, sottolinea come ne siamo co-creatori.
Anche dal punto di vista artistico e immaginifico quindi, Unpfa ha voluto trasmettere il messaggio per cui l’ansia nei confronti degli 8 miliardi di persone consumatrici, vada sostituita con la visione di 8 miliardi di possibilità affinché tutti noi possiamo, collaborando, vivere una vita degna.
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