WithU Verona esce di scena dalla corsa alla Scudetto e deve giocare solo per il premio di consolazione, la qualificazione europea per l’anno prossimo. Puntare al quinto posto non sarà facile, ma era in linea con le aspettative più ragionevoli di inizio stagione. Eppure, visti anche i risultati maturati nelle altre gare di quarti di finale, l’amaro in bocca c’è. Era un’occasione d’oro e certi treni, forse, non ricapiteranno tanto spesso.

Civitanova rimonta ancora da 0-2

I marchigiani anche quest’anno sono stati artefici di una rimonta da 0-2, così come l’anno scorso. Onore al merito perchè, dopo gara due persa piuttosto male a Verona, sembravano prossimi alle vacanze anticipate. Invece, si sono rimessi in carreggiata e, di partita in partita hanno accresciuto fiducia e consapevolezza, mentre i gialloblù perdevano smalto e spregiudicatezza proprio sul più bello, confermando che nello sport, salvo qualche rara eccezione, non si possono bruciare le tappe.

Le tappe: di sicuro nella gara quattro la serie ha vissuto il suo momento più delicato, vero e proprio sliding door. Sopra 1-0 nel conto dei set, Verona ha perso ai vantaggi. 23-25 il secondo e poi soprattutto 26-28 il terzo parziale (da 21-17), per poi cedere 24-26 l’ultimo.
Momenti, tappe appunto, che Civitanova ha saputo interpretare meglio.

Esperienza sì, ma non è tutto

Affermare che a Verona è mancata malizia, esperienza e un filo di sangue freddo appare evidente, quasi scontato, specie se si rileva che la sfida dei quarti si è decisa in pochissimi punti. 18 i set giocati nella serie, di cui 11 risolti ai vantaggi, solo 4 a favore di Verona contro 7 a favore di Civitanova. Numeri che impressionano e evidenziano l’equilibrio della contesa.

Se però andiamo a verificare che l’atleta che ha fatto pendere l’ago della bilancia a favore dei marchigiani è stato Aleksandar Nikolov, schiacciatore del 2003, i commenti sulla serie dovrebbero essere più approfonditi e articolati. L’atleta bulgaro, negativo all’esordio nei playoff, specie in gara due a Verona, in gara tre è stato fenomenale con 25 punti e l’84% in attacco, proprio quando il pallone pesava di più. A posteriori hombre del partido senza dubbio, ma anche di tutta la serie, per l’estrema rilevanza di quella prestazione.

La questione di fondo, la ricezione

Verona nella serie ha subito 44 ace. Non una cifra indecente, ma nemmeno positiva. Sono circa 2,5 punti diretti a set, un rendimento gestibile mettendo in campo altre qualità. Il problema è che 25 dei 44 punti diretti sono stati presi tra gara tre e gara quattro, quasi quattro a set. Abbiamo già evidenziato come in quelle partite si siano giocati i momenti chiave della sfida.

Lì Verona ha accusato i problemi più gravi sul primo tocco, proprio in quelle occasioni il sistema ha manifestato le fragilità già note, mentre, di contro, Civitanova ha saputo limitare gli errori sul servizio avversario e non ha mai regalato punti facili.

Il sestetto di Verona in cui si erge l’opposto Maksim Sapozhkov – Credits: VeronaVolley/Benvenuti

La stagione non è finita

Che il sistema con tre attaccanti specialisti della prima linea senza nessun top player di seconda linea in sestetto potesse andare in difficoltà era noto. Va pur detto che non era scontato si ottenessero certi risultati in regular season, nemmeno che si arrivasse sul 2-0 contro Civitanova. I meriti vanno evidenziati a favore di società e squadra.

Certo, il rammarico c’è e non potrebbe essere diversamente, dati i tre “match point” falliti per uno storico accesso alle semifinali. Ci si potrebbe lasciare andare allo sconforto, alla ricerca di colpevoli, tra chi punta l’indice contro la regia di Luca Spirito (alla miglior stagione in gialloblù), a chi indica come colpevole Rok Mozic, reo di non essere cresciuto abbastanza dall’anno scorso (confermarsi è già l’attestazione di un processo di maturazione) e di aver giocato sotto tono gara quattro. Oppure ci si può scagliare contro Marco Gaggini, a cui si può contestare di non aver saputo mettere pezze ovunque in ricezione (arduo il suo compito).

La realtà è che c’è un quinto posto da conquistare (e con esso la qualificazione europea) anche se la corsa è diventata proibitiva causa disgrazie di Sir Safety Susa Perugia, corazzata già eliminata dai playoff, al pari di Verona. Paradossalmente è proprio questo finale di stagione che qualificherà la bontà dell’annata veronese. Occorrerà giocare al massimo, sebbene i riflettori dei media si rivolgeranno altrove.

Era l’occasione buona

Rimane il rimpianto, principalmente per tre motivi. Il primo è che in tante situazioni, attorno alla squadra, si era creata, e si avvertiva, una certa atmosfera, quasi una magia, tipica delle annate straordinarie. Gara due contro Civitanova è stata una di quelle situazioni. Sprecarle, nello sport, è delittuoso, seppur fisiologico. In seconda battuta, valutazione ben più razionale, occorre rilevare che, a fronte di grande equilibrio, non sembrano esserci avversari ingiocabili. Più forti sì, ma non imbattibili.

L’eliminazione di Perugia avrebbe poi lanciato Verona verso una fattibile semifinale contro Allianz Milano e sognare diventava d’obbligo, a quel punto. Se guardiamo poi a Gas Sales Bluenergy Piacenza e Itas Trentino, pur dall’alto del loro blasone e del pedigree dei campioni che le compongono, hanno entrambe alcuni punti deboli.

Infine, non è mistero che la partnership con WithU possa non essere più così solida, stanti le difficoltà dell’azienda Europe Energy, giudicata fallita a fine 2022 e controllante proprio di WithU. Pur apparendo prematuro fare ogni sorta di valutazione sul budget disponibile l’anno prossimo, ci sono più incognite oggi di quante non ve ne fossero qualche mese addietro. Insomma, era l’anno buono per non porsi limiti e provare a raggiungere quelle semifinali scudetto che, ancora una volta rimangono un tabù.

Le avversarie

Se WithU Verona non ride, Perugia piange lacrime amare. Arrivata ai playoff da dominatrice, a marzo improvvisamente ha spento la luce. Problemi interni, scarsa fiducia, un presidente come Gino Sirci incapace di rasserenare l’ambiente quando necessario, un allenatore come Andrea Anastasi, privato di legittimazione fin dalle prime difficoltà, questa la ricetta ideale per un fallimento impronosticabile solo alcune settimane fa. Il tutto senza togliere nulla ad una Milano, dimostratasi squadra tosta sin dalle prime battute della serie.

Al contrario, Piacenza riemerge dal baratro in cui era finita nella fase invernale del campionato e ribalta Modena. Sulla carta è la più forte e sta ritrovando salute psicofisica. Coach Massimo Botti, subentrato a “Lollo” Bernardi, ha buon senso e, senza garanzie di conferma, sta lavorando al meglio, dopo aver rivoluzionato il linguaggio e la comunicazione. Poche parole, pochi proclami. Meriterebbe.

Meriterebbe anche Itas Trentino e un Angelo Lorenzetti, trattato non benissimo dalla sua stessa società. Il lavoro svolto in questi anni a Trento è sotto gli occhi di tutti, ma lo show business, il budget e una nuova politica societaria, pretendono un cambiamento. Già “silurato”, Lorenzetti, e il suo gruppo, giocheranno con motivazioni aggiuntive. La squadra che guida è tosta, va spesso al tie break, ma è sempre lì. Mai scommettere contro Trento, anche se non ha i favori del pronostico.

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