Siamo tornati al Ghibellin Fuggiasco, lo spazio occupato con il sostegno degli attivisti del Laboratorio Autogestito Paratodos che da ormai due anni ospita 36 persone senza dimora, per capire quale sia oggi la situazione e cosa pensano di fare le istituzioni di fronte all’emergenza abitativa che, anche a Verona, sta diventando sempre più drammatica.

Tutto è cominciato due anni fa quando alcuni di coloro che erano rimasti esclusi dall’accesso a un dormitorio pubblico,hanno cercato una soluzione al freddo e ai disagi della vita in strada occupando uno stabile vuoto e inutilizzato da 30 anni in Corso Venezia, con il sostegno degli attivisti di Paratodos che di fatto stanno oggi gestendo una situazione che non dovrebbe competere a loro, ma all’amministrazione comunale.

Una situazione pericolosa

Quella che abbiamo potuto verificare è una situazione abitativa che gli occupanti hanno cercato di rendere il più confortevole possibile, con i pochi mezzi a disposizione, ma che in nessun modo può essere considerata accettabile perché lesiva della dignità delle persone, oltre che potenzialmente pericolosa per questioni di sicurezza.

I letti di fortuna organizzati all’interno del Ghibellin Fuggiasco – Foto di Lisa Accordi

Lorenzo, che fa parte di Paratodos fin dalla nascita dell’associazione, racconta che in certi casi è la Questura stessa che, in via informale, suggerisce a chi non può essere accolto in un dormitorio di rivolgersi al Ghibellin Fuggiasco, perché ad oggi non esistono a Verona soluzioni strutturate alternative ai dormitori.

E infatti aggiunge come si percepisca da parte della Questura la volontà di non accanirsi su chi è già in grandi difficoltà, ma al contrario cercare di trovare soluzioni quanto più efficienti e condivise, e che il dialogo tra la Questura e le varie associazioni del territorio che si occupano del diritto alla casa è costante e collaborativo, soprattutto per quanto riguarda la questione dei documenti e dei rinnovi dei permessi di soggiorno.

I numeri del disagio

Verona ha 1000 pratiche di sfratto in corso e circa 400 case a gestione comunale Agec attualmente vuote, per mancanza di manutenzione. La residenza, del resto, rimane la chiave del sistema amministrativo: a causa della mancanza di residenza, molte persone hanno i permessi di soggiorno e i contratti di lavoro bloccati, oltre a non poter beneficiare di assistenza sanitaria. Una situazione paradossale, dunque, che associazioni come Paratodos (ma non solo) denunciano da anni, inascoltate, alle amministrazioni che si alternano alla guida della città.

Foto di Lisa Accordi

Uno dei progetti più interessanti che Paratodos ha sottoposto alla precedente Giunta Sboarina, e che non ha avuto seguito per la mancanza di fondi addotta dall’ex assessora alle politiche sociali Maria Daniela Maellare, è quello di un cosiddetto albergo sociale.

Si tratta di una soluzione abitativa che prevede che gli inquilini paghino una cifra ragionevole e sostenibile per avere una stanza privata con bagno, oltre agli spazi condivisi. L’associazione avrebbe già individuato almeno una struttura privata potenzialmente adatta, anche se l’opzione migliore sarebbe un immobile pubblico, da gestire con un mix di competenze pubblico-privato che già in altri contesti ha mostrato di poter funzionare bene.

Ma con la nuova Giunta eletta nel giugno scorso, la speranza è che qualcosa finalmente inizi a muoversi nella direzione di una ricerca concreta di soluzioni ad un problema che non può essere trascurato dalle istituzioni.

La Giunta Tommasi e il problema del Ghibellin Fuggiasco

A settembre dello scorso anno, infatti, una delegazione del Comune, di cui facevano parte il sindaco Damiano Tommasi, l’assessora alle politiche sociali Luisa Ceni, l’assessora alla sicurezza Stefania Zivelonghi, l’assessore alle politiche giovanili Jacopo Buffolo e la consigliera comunale Jessica Cugini, è stata in visita al Ghibellin Fuggiasco per verificare di persona la situazione.

A loro, gli attivisti di Paratodos hanno mostrato la stato della struttura e le condizioni dei dimoranti, e hanno avanzato richieste e proposte precise: aumentare il numero dei posti nei dormitori e rivederne le regole di accesso; mettere a disposizione di chi è in emergenza abitativa gli alloggi Agec attualmente vuoti, con l’ipotesi di provvedere in prima persona alla mancata manutenzione che ad oggi ne impedisce l’utilizzo; istituire un fondo di garanzia comunale, già attivo in altre città, con il Comune che si faccia “intermediario” e garante con il mercato privato per incoraggiare i proprietari ad affittare i loro immobili anche ad inquilini a vario titolo “fragili”.

Infine, hanno riproposto il progetto di un albergo sociale per superare il concetto di dormitorio, che non può essere considerato una soluzione, quanto piuttosto un placebo, all’emergenza abitativa che soffrono sì molti migranti, ma dopo la pandemia e con la crisi economica in corso anche non pochi cittadini italiani e veronesi.

Un altro incontro è poi avvenuto il 20 dicembre scorso a Palazzo Barbieri tra l’assessore al bilancio e al patrimonio Michele Bertucco, la consigliera Cugini e gli attivisti di Paratodos.

Le parole della consigliera

Jessica Cugini

Ed è alla consigliera Jessica Cugini, presente ad entrambi gli incontri, che abbiamo chiesto un aggiornamento sull’emergenza abitativa in corso: «Come consigliera neo eletta, ho voluto fortemente che tra i primi impegni pubblici della nuova giunta ci fosse anche una visita al Ghibellin Fuggiasco, realtà che conosco bene, perché è del tutto evidente che la situazione non può essere lasciata da gestire ad un’associazione che è nata per altri scopi. Per questo era importante che il sindaco e gli assessori preposti verificassero di persona e prendessero atto.

La situazione di Agec che abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione è difficile, perché molti appartamenti vanno sistemati, e indubbiamente l’attenzione di tutta l’attuale amministrazione è massima a riguardo, nella consapevolezza che l’emergenza abitativa non riguarda solo i migranti, ma anche i cittadini di Verona.

Dopo l’incontro di dicembre con l’assessore Michele Bertucco, si è discusso in questi giorni in commissione maggioranza dell’opportunità di aprire un tavolo permanente, come quello già operativo in Prefettura, con tutte le realtà del territorio che si occupano di diritto alla casa, proprio perché la situazione è senza dubbio tra quelle più delicate e attenzionate dalla nuova giunta.

Per quanto riguarda i migranti poi, un’altra mia grande preoccupazione è data dal fatto che col venir meno di molti lavoratori interinali nelle prefetture e nelle questure, anche l’accesso ai permessi di soggiorno possa diventare in qualche modo più difficoltoso, quindi è necessaria la massima attenzione da parte delle istituzioni sull’evoluzione della situazione in città. Nel frattempo, abbiamo già inserito a bilancio dei fondi del PNRR per quanto riguarda i senza fissa dimora, che vorremmo utilizzare per degli appartamenti in città e per un centro diurno perché sappiamo bene che, soprattutto con questo freddo, chi dorme nei dormitori devi uscire alle 7 del mattino e stare per strada non è accettabile.»

Un concetto basilare

Il portone d’ingresso del Ghibellin Fuggiasco – Foto di Lisa Accordi

Le parole della consigliera Cugini ribadiscono un concetto ovvio e scontato, del quale l’attuale amministrazione sembra essere consapevole: quando, nel conflitto tra la casa come bene di mercato e la casa come diritto, è il mercato a prevalere, l’unica soluzione praticabile in un Paese civile è un intervento pubblico, perché è compito dello Stato garantire e tutelare i diritti sociali dei suoi cittadini.

Il problema è che il diritto alla casa è un diritto costosissimo da garantire, e infatti nessun Paese al mondo ci riesce. A maggior ragione dunque, sarebbe interessante per le amministrazioni pubbliche approfondire il confronto con le associazioni del territorio che, a titolo gratuito e senza oneri per lo Stato, spesso riescono a sopperire alle mancanze delle istituzioni con una visione più trasversale e articolata della realtà dei singoli territori.

La speranza è che il dialogo tra la Giunta Tommasi e le associazioni del territorio che si occupano di diritto alla casa prosegua nel modo più costruttivo possibile, affinché si possa iniziare ad affrontare il paradosso di avere abitazioni vuote e persone costrette a dormire in alloggi di fortuna.

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