Il re della Valpolicella torna protagonista con il millesimo 2018 ad Amarone Opera Prima in programma a Verona, al Palazzo della Gran Guardia il 4 e il 5 febbraio: 64 aziende del territorio presenteranno l’eccellenza di questo vino e la sua evoluzione in un momento particolare per il settore vitivinicolo del nostro Paese. Organizzato dal Consorzio vini Valpolicella, l’evento di punta della denominazione torna così alle tradizionali date invernali, dopo il successo dell’anteprima straordinaria di giugno 2022 premiata da un format versatile da proporre anche fuori stagione, sebbene con focus tematici differenti.

Aprirà la due giorni di Amarone Opera Prima, la conferenza stampa inaugurale (sabato 4 febbraio, Auditorium Gran Guardia ore 11) con la presentazione dei dati di mercato della denominazione, il valore del ricambio generazionale e prospettive dell’enoturismo in Valpolicella a cura del presidente del Consorzio, Christian Marchesini, e dell’annata viticola 2018 illustrata da Giambattista Tornielli, professore associato di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree dell’Università scaligera.

Un trend, quello del successo della denominazione, che transita sempre più attraverso gli under 40 al timone delle imprese vinicole nei 19 Comuni della denominazione rossa più importante del Veneto. Secondo elaborazioni del Consorzio tutela vini Valpolicella basate sui dati dell’Agenzia regionale Avepa, che saranno rilasciate in occasione della kermesse veronese, negli ultimi 10 anni il dato numerico ha infatti registrato una crescita di quasi il 100% di imprese under 40. Una linea giovane che riflette una vitalità non banale per un’area che esprime ogni anno circa 500 milioni di euro di valore delle vendite franco cantina, di cui quasi la metà relative al business globale dell’Amarone. «Non è un caso – ha detto il presidente del Consorzio, Christian Marchesini – se la forte crescita delle imprese giovani stia andando di pari passo con la transizione green del nostro vino, altro aspetto strategico che le giovani generazioni sposano con maggior convinzione. Proprio per questo alla fine dello scorso anno abbiamo dato vita al primo Gruppo giovani di un consorzio vitivinicolo italiano: è giusto che le quasi 350 imprese under 40 della Valpolicella abbiano modo di far sentire la propria voce e soprattutto facciano squadra in ottica migliorativa della nostra economia».

Fondamentale, in questa direzione, è quindi lo spirito di unione tra tutti i produttori della denominazione per sfruttare al meglio le straordinarie potenzialità di un vino e, soprattutto, di un territorio tra i più vocati in Italia per la produzione vitivinicola. Verona è la città che detiene il primato del più grande vigneto urbano d’Italia con 8600 ettari di vigneto e un giro d’affari di oltre 600 milioni di euro, di cui più della metà riferiti alle performance deI re dei Rossi della Valpolicella. Da non dimenticare che dei 101mila ettari di vigneto veneto, ben 30.289 si trovano nel veronese.

Un “lifting verde”, quello della Valpolicella, che stando ai dati Avepa si riscontra nell’incidenza di imprese biologiche o certificate Sqnpi (il Sistema di qualità nazionale di produzione integrata), balzata dal 3% al 33%, con gli odierni 2873 ettari vitati green (su un totale di 8586) contro i 212 del 2012. Lo scorso anno, rileva il Consorzio, l’imbottigliato complessivo ha superato l’equivalente di 67,2 milioni pezzi (da 0,75/l). Di questi, 17,2 milioni solo di Amarone, quasi il 7% in più rispetto alla media degli ultimi 5 anni.

Sembra infine avviarsi alla sua conclusione, con l’ultimo step che sarà illustrato in conferenza,della candidatura della tecnica secolare usata per vinificare i rossi migliori del territorio, tra cui l’Amarone e il Recioto, tramandata da oltre 1500 anni, a patrimonio immateriale dell’Unesco, con i contributi di Pier Luigi Petrillo, professore e direttore della cattedra Unesco sui Patrimoni culturali immateriali dell’Università Unitelma Sapienza di Roma e di Elisabetta Moro, professoressa ordinaria di Antropologia culturale dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Al talk show intervengono Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy, Gianmarco Mazzi, sottosegretario al ministero della Cultura, Luca Zaia, presidente della Regione Veneto e Damiano Tommasi, sindaco di Verona. 

Per Christian Marchesini, presidente del Consorzio della Valpolicella capofila dell’iniziativa: «L’appassimento delle uve è, non a caso, la prima tecnica vitivinicola ad essere candidata come patrimonio culturale dell’umanità. Si tratta infatti di un savoir faire che ha scritto la storia ma anche l’economia del nostro territorio, ne ha plasmato i prodotti definendone la qualità, contribuendo a disegnare la geografia e l’evoluzione sociale, l’etica del lavoro e l’imprenditorialità, le festività e i ritmi stagionali. Un tassello fondamentale della nostra identità che non può essere dato per scontato, e che deve essere compreso e valorizzato anche e soprattutto dalle nuove generazioni». 

Dopo le call to action sul territorio realizzate l’anno scorso dal Comitato promotore (di cui il Consorzio è coordinatore) l’iter della candidatura entra ora infatti nella fase finale con la presentazione ufficiale del dossier che successivamente sarà trasmesso ai ministeri della Cultura e dell’Agricoltura e alla Commissione nazionale per l’Unesco(organismo interministeriale che fa capo al ministero degli Affari esteri), che entro il 30 marzo dovrà scegliere la candidatura italiana da inviare a Parigi per la complessa valutazione da parte dell’Unesco.

«Il riconoscimento Unesco rappresenta un’occasione importante per le comunità coinvolte– spiega Pier Luigi Petrillo, presidente dell’organo degli esperti mondiali della convenzione Unesco per il patrimonio culturale immateriale –. Oltre a comportare una spinta alla tutela della tradizione e del paesaggio bioculturale in cui viene esercitata, ne assicura la trasmissione alle nuove generazioni e favorisce una fruizione collettiva anche di tradizioni e riti ad essa collegati, stimolando la crescita del territorio e la consapevolezza del patrimonio culturale e identitario». 

Orari apertura. Al via, dalle 12.30 della prima giornata, le degustazioni presso gli stand delle aziende riservate alla stampa nazionale e internazionale, mentre dalle 16.30 alle 19.00 Amarone Opera Prima aprirà anche agli operatori e ai winelover che potranno replicare i tasting il giorno successivo, domenica 5 febbraio, dalle 10.00 alle 19.30 (ingresso a pagamento riservato ai maggiori di 18 anni. Ticket: 35 euro in prevendita e 40 euro nelle giornate di manifestazione), ulteriori info www.amaroneoperaprima.it

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