Il 24 gennaio è stato presentato da UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine) il Rapporto globale sul traffico degli esseri umani 2022.

È il settimo dossier commissionato dall’Assemblea generale dell’ONU, attraverso il Piano d’azione globale delle Nazioni Unite del 2010 per combattere la tratta di persone.

Questa edizione del Global Report fornisce un’istantanea dei flussi di traffico rilevati durante la pandemia di COVID-19. Copre 141 paesi e fornisce una panoramica della risposta alla tratta di persone a livello globale, regionale e nazionale, analizzando i casi di tratta rilevati tra il 2018 e il 2021.

Uno degli obiettivi principali di questa edizione è osservare l’andamento delle condanne che mostrano cambiamenti importanti rispetto alle tendenze storiche, da quando UNODC ha iniziato a raccogliere dati nel 2003.

Trailer del lancio del Rapporto globale sul traffico degli esseri umani

I dati

Per la prima volta in 20 anni si è registrata una diminuzione di vittime a livello globale (meno 11% rispetto all’anno precedente).

Ricordiamo che secondo le stime dell’ILO (Organizzazione internazionale del lavoro) e la Walk Free Foundation, in collaborazione con IOM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), sono circa 27,6 milioni le persone vittime di tratta a fini di sfruttamento.

Di questi, 17,3 milioni sono sfruttati nel settore privato, 6,3 milioni nello sfruttamento sessuale commerciale forzato e 3,9 milioni nel lavoro forzato imposto dallo stato.

Le restrizioni sulla circolazione dovute alla pandemia di COVID-19 e la contrazione economica, potrebbero averne almeno temporaneamente ridotto alcuni forme di traffico, incluso quello a scopo di sfruttamento sessuale e del traffico transfrontaliero.

Va sottolineato che le diminuzioni delle vittime sono state rilevate soprattutto in Paesi a basso e medio reddito, in cui ci sono carenti sistemi di giustizia, sociali e sanitari. Ciò induce a pensare che questi stessi paesi non avessero risorse adeguate da impiegare nel monitoraggio del traffico di esseri umani, mentre stavano tentando di gestire l’epidemia da Covid19.

Vittime e trafficanti: vulnerabilità vs impunità

I dati rilevano che le istituzioni troppo spesso non riescono a individuare e proteggere le vittime della tratta e a dar loro giustizia.

Copertina del Rapporto Globale sul traffico degli esseri umani

Il rallentamento globale del numero di condanne per rintracciamento di persone è sceso del 27% rispetto all’anno precedente. Asia meridionale e Africa sub-sahariana sono in assoluto i paesi in cui si condannano di meno i trafficanti.

Il sistema globale di antitratta quindi sta mostrando tutta la sua fragilità. Basti pensare che la maggior parte delle vittime si salva da sola, fuggendo dagli sfruttatori senza l’aiuto delle istituzioni.

Le ragazze e le donne sono tre volte più esposte a violenze esplicite o estreme durante la tratta, rispetto a ragazzi e uomini.

I bambini in generale hanno il doppio delle probabilità di subire violenze rispetto agli adulti.

È assodato che i trafficanti prendano di mira i più vulnerabili. E a causa della crisi economica dovuta alla pandemia, milioni di persone sono state lasciate indietro, private di protezione sociale e sostegni economici. In pratica, donne, bambini e uomini tra i più poveri di ogni parte del mondo sono stati lasciati alla mercé dei trafficanti.

Guerra e cambiamento climatico

Le guerre e i conflitti aumentano a dismisura i profitti per i trafficanti di esseri umani. La guerra in Ucraina per esempio, ha moltiplicato immediatamente la possibilità che i rifugiati diventassero vittime di tratta. Il conflitto ucraino del 2014, per esempio, ha quadruplicato il numero delle persone identificate come vittime in Europa Occidentale.

La maggior parte dei conflitti oggi si trovano delle storie in Africa e del Medio Oriente. Non a caso sono proprio queste le provenienze più frequenti delle vittime di traffico di esseri umani.

Infine nel 2021 sono stati 23,7 milioni gli sfollati a causa di disastri ambientali. Il cambiamento climatico sta aumentando la vulnerabilità di milioni di persone, esponendole al rischio di essere trafficate.

We must do better. Dobbiamo fare meglio. Non possiamo permettere che questo crimine immorale venga affrontato con indifferenza e impunità.” scrive Ghada Waly, direttrice esecutiva dell’UNODC, nella prefazione al Rapporto.

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