Riccardo Olivieri è il nuovo Presidente della Terza Circoscrizione, un’area amministrativa molto ampia e impegnativa, che cerca di salvaguardare la propria identità contro il proliferare incontrollato di supermercati e di recuperare spazi condivisi per ricostruire un tessuto sociale e di comunità.

Presidente, il dato delle elezioni nazionali – e il numero dei voti – sembrerebbe dimostrare che il modello Verona di Tommasi è stato un unicum. Forse davvero si è trattato di un suicidio politico della destra più che un nuovo vento di sinistra…

«Innanzitutto è da segnalare una differenza tra i risultati del Comune di Verona e della provincia, nel senso che tendenzialmente il dato oggettivo è questo: il centrosinistra si afferma di più nei centri storici e nei quartieri limitrofi per una serie di motivi da ricondurre probabilmente allo stile di vita e alle diverse fasce di età, di lavoro… C’è invece una difficoltà in generale del Partito Democratico a rappresentare l’elettorato nella provincia, e questo lo si è visto anche nell’esito delle elezioni regionali, dove Zaia ha sì vinto in città ma ha stravinto in provincia. È un dato importante perché il Partito Democratico, che è storicamente strutturato sul territorio, fuori dal Comune fa molta fatica sia per carenza di personalità rappresentative del territorio sia perché l’eredità della Democrazia Cristiana è stata intercettata molto bene dalla Lega, anche se ora più grado di farlo neanche lei.
Quindi il modello Tommasi ha funzionato in realtà in città. Non credo sia tuttavia possibile fare un confronto tra elezioni politiche nazionali e amministrative locali: può essere uno spunto di riflessione, un invito ai partiti nazionali a costruire una coalizione larga, cosa che il Pd aveva cercato di fare ma che ha incontrato l’opposizione di Calenda col pretesto dell’accordo con Sinistra Italiana. Il centrodestra ha vinto, ed è giusto che ci sia un’alternanza, ma non ha stravinto a livello nazionale; la partita si è giocata sugli uninominali, che avremmo meglio gestito senza questa sciocca frammentazione.»

Riccardo Olivieri, presidente della III Circoscrizione

Il congresso del Pd prosegue ma al momento non arriva alcuna proposta per cambiarne la natura dirigista. Quale secondo lei la via per non diventare irrilevanti?

«Dal primo di settembre mi sono focalizzato sulla gestione della Terza Circoscrizione e, contestualmente, mi sto impegnando ad allargare anche l’area di centrosinistra, almeno per quanto riguarda l’ambito veronese della III Circoscrizione. Il fatto è che purtroppo siamo bravi nelle analisi ma meno nel concretizzarle; secondo me, prima di tutto dovremmo capire chi e cosa vogliamo rappresentare; non è più chiaro a quale fascia della popolazione il centrosinistra voglia rivolgersi. Abbiamo fatto tantissime cose importanti in questi anni il governo, ma poi ci siamo schiacciati sul ruolo della responsabilità smarrendo un po’ quella funzione sociale che ci distingueva.»

A giugno è partita la seconda tappa del tour nei quartieri. Quali le richieste più gettonate dai residenti?
«Prima della marcia nel quartiere, la mia esperienza sul territorio viene da cinque anni di Consiglio di circoscrizione e ormai dodici anni di politica militante. In quest’area ci sono tante realtà positive nell’associazionismo, mentre molte le criticità specie nel recupero di alcuni luoghi della zona come Forte Procolo, Villa Pullè e la casa colonica del Saval.»

Andiamo con ordine: iniziamo dalla casa colonica al Saval.

«L’edificio è vincolato a uso sociale, quindi l’idea è, con il lotto di lavori che sta per partire per l’area esterna che vedrà la realizzazione di un orto botanico, di farne un luogo di aggregazione. Rientra infatti nel bando del progetto STEPS, un progetto di contrasto alla solitudine, finanziato dall’UE con 4 milioni di euro; 900.000 euro saranno destinati al recupero di questo edificio e il Comune dovrebbe metterne più o meno altrettanti. Se da una parte si è stati efficienti nell’ottenere i fondi, dall’altra è mancata una chiara idea sulla destinazione da dare all’edificio: una condivisione con i residenti e le associazioni sulle possibilità della struttura, da noi promossa, è stata ignorata dalla precedente amministrazione. C’è ora quindi una generica destinazione ad uso civico e sociale e, per cominciare, immaginiamo una piccola biblioteca di quartiere e un’area ristoro, che magari impieghi ragazzi con disabilità; insomma, a noi sta il compito di riempirla con le idee della comunità e con associazioni che poi, di fatto, daranno corpo a quelle idee e materialmente gestiranno gli spazi.»

Ci sono fondi stanziati dal Comune?

«La precedente amministrazione li aveva inseriti a bilancio con priorità 2, quindi di fatto li dovremo reperire noi.»

Villa Pullè?

«C’è un progetto di un privato per farne una casa di riposo all’avanguardia con spazi condivisi con la collettività. In questo caso il nodo è viabilistico, con l’accesso alla villa da via Monte, che va ben studiato così come la sostenibilità del progetto, che deve oggi tenere conto dei costi crescenti dei materiali.»

Forte Procolo?

«C’è un’associazione che se ne sta occupando: non è semplice perché l’area è demaniale e credo ci sia ancora un vincolo militare. Stiamo ragionando su un utilizzo che possa giovare al quartiere Catena, sostanzialmente privo di servizi.»

La zona di Corso Milano è stretta tra un’estrema vocazione commerciale e un conseguente volume di traffico su cui si innesta un inarrestabile consumo di suolo. C’è speranza per il territorio?

«La situazione non è destinata a migliorare: essendo passato in deroga al piano degli interventi – deroga perché eravamo già saturi a livello di commerciale in Corso Milano – avremo 8-10 strutture commerciali nel giro di un chilometro quadrato, con due nuovi supermercati: uno tra via Curiel e via s. Marco e uno in Corso Milano. La precedente amministrazione li ha giustificati con la pubblica utilità delle opere compensative, due rotonde, una tra via San Marco e via Curiel e l’altra in via Molise, che onestamente ha un’utilità molto ridotta. A questo punto, sarebbe stato meglio chiedere la rotonda tra viale Manzoni/Corso Milano/via Galvani… Senza contare che con la Variante 23 in via Sogare, qui accanto alla Terza Circoscrizione, è stato permesso ancora nuovo residenziale e commerciale.»

Non promette bene per il traffico…

«Risulta evidente che l’impatto sul traffico sarà notevole e che servirebbero molte risorse per rivedere tutta la viabilità. Aggiungo poi una considerazione su un rischio genericamente sottovalutato: queste strutture, in un contesto così competitivo, non è detto che riusciranno tutte a sopravvivere e recuperare quello che sostanzialmente è un capannone (con un lato tutto a vetri, quindi ad alto consumo di energia) non è affatto scontato; il rischio è che rimanga chiuso per anni e diventi esso stesso fonte di degrado.
Inutile dire poi che si va a congestionare un’arteria come Corso Milano che è già molto trafficata. Credo sia mancata una visione della città e la condivisione con il quartiere che è stato coinvolto. Tuttavia, il danno è fatto e più che vietare nuovi insediamenti commerciali non possiamo fare.»

L’esperienza della Variante 29 ha dimostrato che una Circoscrizione, senza un voto vincolante, diventa marginale e irrilevante. Crede sia venuto il momento che il Comune intervenga in questo senso?

«La riforma delle Circoscrizioni è necessaria e deve prevedere dei presidenti eletti con una legge come quella dei sindaci; con questo passaggio si ottiene così un “piccolo sindaco” che deve necessariamente essere dotato di autonomia, potere decisionale e risorse definite e stabili per la segnaletica, la manutenzione delle strade, la riqualificazione degli spazi e su cui sia possibile costruire una programmazione. Certo, l’urbanistica deve essere naturalmente impostata dal centro, perché serve una visione complessiva, ma alcuni interventi devono poter nascere anche dalla Circoscrizione e non essere sempre e solo calati dall’alto – come accade per esempio con i regolamenti – e devono inoltre tener conto delle ragioni del territorio sin dalla loro ideazione.»

Ci sono delle prospettive concrete su questa proposta?

«Anche l’Assessore Benini concorda su questo punto; spero che già nel 2023 si giunga a una riforma concreta in questa direzione, chiarendo contestualmente il perimetro delle competenze di ciascuno.»

Per evitare sovrapposizioni di competenze?

«Magari! Paradossalmente il problema oggi è che ci sono settori in cui risulta molto difficile individuare l’ufficio o l’ente competente, col risultato di lasciare così scoperte aree che necessiterebbero di intervento.»

Non crede che la creazione di piccole giunte aumenterebbe i costi della politica moltiplicando gli enti decisionali?

«Non è detto. Certo, è una valutazione che va fatta ma, per la mia esperienza, chi si spende in Circoscrizione non ambisce a un’indennità; gradirebbe piuttosto un riconoscimento o un rimborso spese. Dobbiamo però riconoscere che stiamo parlando di una piccola parte della classe politica veronese che aiuta i cittadini a sentirsi più vicini all’amministrazione e che agisce nel concreto dei problemi e delle necessità della popolazione.»

Per il suo mandato, a livello culturale, che obiettivo si propone?

«Un primo obiettivo è creare un forum delle associazioni e dei comitati, che sono moltissimi ma scarsamente collegati, per permettere loro di condividere risorse umane e materiali; una sinergia che può aiutare anche a supplire al dimezzamento del personale amministrativo della Terza Circoscrizione e permettere così la creazione e la promozione di eventi importanti sul territorio. Iniziative nei quartieri che io vorrei anche di maggiore caratura culturale, con tutto il rispetto dovuto alle sagre e alle feste di quartiere; un esempio è l’esperienza dell’anno scorso, con le letture dantesche – replica dell’esperienza fatta in centro – che hanno avuto un buon riscontro. Iniziative più brevi rispetto a quelle del centro, diverse, ma maggiormente diffuse.»

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