È passata ormai una settimana dalla caduta del Governo Draghi ed è già partita la compagna elettorale in vista delle elezioni politiche, indette per il 25 settembre. Vediamo, attraverso l’analisi delle pagine Facebook e Instagram dei quattro maggiori partiti, su quali linee si è deciso di impostare la propaganda elettorale.

Lega – Salvini Premier. Follower FB 1,1 mln; Instagram 317mila

Idea chiave: il nemico è alle porte

Com’è consuetudine, la pagina della Lega è attivissima. I temi, in realtà, non si sono molto scostati dal periodo pre-crisi e stanno nella “comfort zone” leghista: moltissimi i post allarmistici sugli sbarchi, sulla cronaca dei crimini commessi da immigrati con preferenza per quelli sessuali; qualche post sulle truffe al Reddito di Cittadinanza. Riguardo altri temi economici, si parla di azzeramento dell’IVA sui prodotti di prima necessità, di flat tax, di pace fiscale, un po’ di propaganda gender ma al massimo in un paio di post: non è questo il cuore della linea propagandistica. Sono spariti i continui riferimenti dei mesi scorsi ai sondaggi elettorali, a causa probabilmente dell’appannamento del consenso.

La banalizzazione del pensiero attraverso schematismi basici è netta: la Lega viene presentata come portatrice dei sani valori, mentre il PD si riduce a “ius scholae” e “mare aperto” oltre a vivere una supposta disperazione per il timore di una sconfitta elettorale; la sensazione è che non vi siano particolari aspettative sulle qualità cognitive e critiche degli utenti della pagina. La competizione politica passa attraverso la demonizzazione e l’irrisione dell’avversario, che viene indicato personalmente come nemico; questo in linea con le dichiarazioni di Salvini, ad esempio, sulla quantità di sudore prodotta da lui e Letta, che lentamente sui social diventa il nemico numero 1, quasi più della Lamorgese (per mesi bersaglio polemico).

Fratelli d’Italia Follower FB 432.589; Instagram 209mila

Idea chiave: non credere alla sinistra, i buoni siamo noi.

FdI, che gode di sondaggi favorevoli molto pubblicizzati nei post, sceglie rispetto alla Lega temi leggermente diversi. Giorgia Meloni è l’incontrastata Domina. Rimane la netta distinzione dalla sinistra e l’individuazione di un nemico (il PD e Letta) a causa del quale si teme addirittura la liberalizzazione totale della droga; si rivendicano anche gli stralci dei provvedimenti su balneari e tassisti. In un paio di post si strizza l’occhio agli scontenti del Green Pass.

Ma il cuore della campagna di FdI gira intorno a tre concetti: l’idea di un “complotto” degli avversari attraverso una macchina del fango mediatica (di sinistra) stigmatizzato dalle dichiarazioni della stampa buona (ovviamente di destra); il diritto di FdI a governare superando pregiudiziali nazionali e internazionali; una stoccata al mondo femminista di sinistra che, per motivi ideologici, non difenderebbe Giorgia Meloni, donna sì ma di destra. In comune con la Lega, specie su Instagram, il tema sbarchi, ma con meno ossessività, e l’identificazione dei personaggi per gli orwelliani “due minuti d’odio”, ovvero Speranza e Lamorgese.

Partito Democratico Follower FB 393.418; Instagram 121mila.

Idea chiave: i responsabili siamo noi. Nei giorni caldi vai nei centri commerciali.

Da un anno circa il PD ha rivisto la propria pagina social in modo più professionale e meno artigianale, stabilendo il tricolore come cromia distintiva. Se l’anno scorso il PD sembrava un partito gestito da un’entità invisibile o da un collettivo modello Borg di Star Trek, ora Letta compare in modo continuativo anche se in realtà i post pubblicati non sono molti e, su Facebook, sono per lo più filmati. Evidentemente, non è sul mondo delle pagine social ufficiali che il PD intende combattere al momento; la stessa scelta di condividere molti video indica un referente elettorale più abituato alla lentezza e probabilmente più attempato. Si individua la Meloni comunque come immagine del centrodestra e unico competitor; si pone l’accento sull’uguaglianza e l’inclusione con qualche post sul tema ambiente. Salvini compare solo oggi; si cerca sdi smontare la sua incisività come Ministro dell’Interno. Nessun accenno, neanche per sbaglio, al DDL ZAN, al tema droga o al fine vita, contenuti di sinistra evidentemente di bandiera in Parlamento ma ritenuti elettoralmente scabrosi (ammesso e non concesso che il PD sia di sinistra, s’intende). Sorprende, nel linguaggio paludato del partito, la parola tradimento, in genere parola-patrimonio propagandistico della destra.

Movimento 5 stelle Follower FB 1,5 mln; Instagram 350mila.

Idea chiave: ci schifano perché pensiamo alla gente.

Se il PD ha compreso che per fare una campagna elettorale ci vuole un leader chiaramente definito, pure il M5s (o almeno una sua parte), dopo un periodo di riflessione, ha scelto di puntare su Conte come uomo immagine. Ne è passata di acqua sotto i ponti: il partito dei V(affa) day ora propone un programma che si direbbe più a sinistra del PD: salario minimo, tutela dei più deboli, giovani compresi. Nessun riferimento alle beghe interne; l’avversario viene identificato, in un post, nella Meloni. Lo schema propagandistico al momento sembra un po’ povero, evidentemente alle spalle ci dev’essere un lavorìo di preparazione e mediazione non indifferente.

Conclusioni.

Sembra evidente che questa campagna elettorale non era stata preventivata: mancano temi forti, idee nuove e si preferisce puntare sull’usato sicuro e su capi espiatori di lungo corso (Lamorgese, Speranza) in attesa magari di un evento politico inatteso (modello di Bibbiano/i marò etc) su cui innescare una vera campagna polemica: magari la questione sollevata da LaStampa sui rapporti Lega-Russia-Governo Draghi potrebbe dare soddisfazione. In questa fase iniziale i partiti si stanno ancora sostanzialmente posizionando e guardando intorno, anche se qualche novità c’è. In primis, entrambi gli schieramenti considerano l’altro una mescolanza non coesa, una strategia comunicativa di delegittimazione già nota a Virgilio nell’Eneide (VIII, vv. 685-688). Inoltre, non è più Salvini (sostanzialmente ignorato) ma Giorgia Meloni ad essere identificata come rappresentante del centrodestra, il che è un bene ovviamente per FdI ma pure una risorsa per i suoi avversari, dato che Fratelli d’Italia, oltre alla pregiudiziale dei “fassisti”, ora si deve accreditare non più come “partito del no” ma come forza responsabile di governo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA