Oggi piazza Bra si è riempita di persone che stanno manifestando per la pace e in favore del popolo ucraino. Domani, quella stessa piazza, vedrà protagonisti i cittadini ucraini residenti a Verona e provincia, che presidieranno la zona attorno alla statua del partigiano per manifestare a loro volta il dolore e l’angoscia che stanno vivendo in queste ore e cercare, con la propria testimonianza, di spiegare a chi si avvicinerà a loro cosa sta succedendo in queste ore nel loro Paese. Ne abbiamo parlato con Marina Sorina dell’Associazione Malve di Ucraina che promuove la manifestazione.

Sorina, che significato volete dare a questa vostra presenza in piazza Bra, domani?

«Manifesteremo per la terza volta nel giro di sette giorni. Le cose purtroppo sono già totalmente cambiate rispetto a una settimana fa. Siamo un gruppo di donne nato nel 2011 e ci siamo già mobilitate nel 2014 per aiutare il nostro Paese in occasione dell’invasione della Crimea. Da allora si sono unite a noi tantissime persone nuove, donne e uomini, uniti dal fatto che sono ucraini e che vivono qui in Italia per i motivi più disparati: chi è qui per studiare, chi per lavorare, chi è qui in cura per trattamenti oncologici, chi per seguire la carriera sportiva, chi per portare avanti il proprio progetto imprenditoriale. Domani in piazza insieme a noi ci saranno anche amiche polacche e, forse, anche bielorusse.» 

Cosa farete, nel concreto?

«Cercheremo di spiegare a chi si avvicinerà a noi quello che è successo in Ucraina. Adesso il mondo e l’Italia si sono svegliati all’interno di un incubo e a molti non è ancora chiaro come si è arrivati fino a questo punto. Oggi siamo già al terzo giorno di invasione. Siamo emozionati e colpiti da quello che succede nella nostra terra. Lì ci sono i nostri genitori, figli, fratelli, amici. Ci sconvolge l’anima vedere le immagini degli uomini salutare la propria famiglia per andare ad arruolarsi. Sono civili che non sanno fare la guerra e sono condannati probabilmente a morire. Mi strazia il cuore vedere i bambini che dormono con la gabbietta dei porcellini d’india negli scantinati o nelle metropolitane delle grandi città. Ogni sorriso, ogni offerta, ogni persona che vorrà anche solo ascoltarci per qualche minuto domani sarà per noi importantissimo.»

Ci racconta qual è stata la sua prima reazione a quanto accaduto giovedì con le prime notizie dell’attacco?

«Ci sono diversi livelli. Uno è quello personale, quello di una persona comune come me, con le sue gioie, le sue difficoltà, i suoi progetti e speranze per il futuro. È crollato tutto. Anche se da due anni a questa parte, grazie alla pandemia, ci eravamo già accorti come tutto potesse cambiare da un momento all’altro… ecco, ho avuto la stessa sensazione di andare a sbattere ad alta velocità contro un muro di cemento. Io vengo da una famiglia ebraica e sono cresciuta con la consapevolezza che in qualsiasi attimo mi devo alzare e muovermi per salvarmi la vita. Fin da piccola ero abituata al pensiero di poter affrontare una emergenza grave in qualsiasi momento.

Marina Sorina in un momento di serenità

Il prossimo livello è quello legato al mio ruolo di portavoce di comunità ucraina a Verona. Ho fatto decine di interviste in questi giorni e per me è da una parte un onere e dall’altra anche un onore. So che mentre io sto dando una risposta alla consueta domanda di come stanno i miei in Ucraìna, in quel momento ci sono decine di altri uomini e donne che si stanno organizzando: per realizzare un centro di coordinamento, per cercare generatori di corrente, per trovare viveri e medicinali, etc. Ecco, questi sono momenti in cui si rinsaldano i legami delle diverse diaspore. Nessuno di noi sta fermo. Solo chi si ferma a piangere in questo momento non sta facendo nulla, ma quando avrà finito di disperarsi sono sicura che si riattiverà e inizierà a dare una mano a tutti gli altri.»

Qual è ora la situazione?

«È ovviamente molto grave. Il nemico è ovunque e agisce in un modo violento, con azioni eclatanti che seminano terrore. Le persone semplici seguono il buon senso e rimangono chiuse in casa. Le vie sono vuote. Alcune persone che hanno parenti o amici che vivono all’estero cercano di ricongiungersi e mettersi al riparo. C’è chi va momentaneamente a vivere in campagna, nelle zone interne, lontano dalle città. E poi c’è chi rimane, chi non andrà mai via, chi non vuole lasciare la propria terra. Si cerca scampo nei rifugi sottoterra. Alcuni cercano di reagire segnalando le crudeltà o quello che succede in giro, in modo da avvisare chi poi può intervenire per risolvere alcune situazioni di guerriglia.»

Il popolo è con Zelenski, il presidente dell’Ucraina?

«Sì, si è compattato attorno al presidente, che ha avuto in questi giorni una sorta di trasformazione, un risveglio. Finora si era dimostrato un politico poco serio. Un bravo comico, ma non certo uno statista adatto a gestire questa situazione. Ultimamente ha, invece, finalmente cominciato ad ascoltare anche altre fazioni della Rada, il Parlamento ucraìno e agisce con estremo coraggio. Personalmente posso dire di non averlo mai sostenuto o rispettato, ma devo ammettere che ora sta tirando fuori una personalità inaspettata e agisce come una persona comune che, nelle occasioni di pericolo come questa, tirar fuori il meglio di sé. Nelle scorse ore Zelenski ha parlato alla nazione dicendo che probabilmente non lo vedremo più, perché le truppe russe lo stanno cercando per eliminarlo (gli Stati Uniti gli hanno offerto anche una via di uscita, ma lui ha preferito rimanere a combattere con il suo popolo, ndr).»

La manifestazione di oggi in piazza Bra – Foto di Federico Wolff

Nelle scorse ore è intervenuto anche il Papa, chiedendo all’Ambasciatore russo di fermare immediatamente l’attacco. Servirà a qualcosa secondo lei?

«Io che vivo in Italia so bene quale sia l’importanza del Cattolicesimo non solo in Italia, ma nel mondo. Gli stessi ucraini sono metà ortodossi e metà cattolici. Però i russi sono solo ortodossi e loro al Cattolicesimo non danno alcuna importanza. Il Papa ha detto parole importantissime, a prescindere dalla appartenenza religiosa, e credo che in qualche modo rappresentino una sorta di arma, solo che con le persone con cui ha a che fare in questo momento purtroppo non valgono nulla. Loro sono furbi, perché agiscono fingendo di essere disponibili alle trattative. Ma non lo sono.»

Anche molti russi sono scesi in piazza per chiedere la fine di questa guerra…

«Sì, è vero. Anche i russi sono scesi in strada e le persone più coraggiose hanno protestato in nostro favore in tantissime città. Sono stati arrestati a migliaia e sappiamo bene che queste persone sono state anche picchiate dalla polizia russa e difficilmente riusciranno a camminare bene nei prossimi anni. La polizia russa agisce così: scremano con questa metodologia – facendoli fuori o scoraggiandoli oltremodo – i dissidenti che con coraggio si oppongono al regime. Pensiamo a quello che è stato fatto a Navalny, che fra l’altro temo non vivrà a lungo dopo tutto questo. Il problema è che finché l’esercito e la polizia non si ribellano al dittatore di turno, questi regimi continueranno a prosperare. Quando hai una massa di giovani uomini che in cambio di un mutuo pagato o di uno stipendio che permette di sfamare la propria famiglia è disposta a fare qualsiasi nefandezza sarà difficile per la popolazione riuscire a reagire. Al governo di questi ragazzi non gliene frega niente, sono carne da macello. E a volte a questi stessi soldati importa poco della loro stessa vita.» 

C’è chi dice che Putin sia un pazzo… è così?

Un’immagine tratta dalla manifestazione di oggi in piazza Bra – Foto di Antonio Bottega

«A me fa molto arrabbiare questa storiella che Putin sia un folle. Non lo è. È perfettamente lucido e sa benissimo quello che fa e che si ritrova davanti un Occidente purtroppo inerte, rammollito dal benessere. Il fatto è che non basterebbe, in caso, sostituirlo, perché una persona di idee simili si sostituirebbe a lui. Il presidente russo è un bullo e si comporta come tale.In situazioni istituzionali anche nel recente passato ha pesantemente insultato l’Ucraina con paragoni e addirittura filastrocche estremamente volgari, irripetibili. Se domani Putin muore ne nasce un altro. È come un drago a cui si taglia la testa e ne spuntano due. Quando si parla di Putin pazzo sembra che il problema sia facilmente risolvibile, ma non è così. Sono le truppe, l’esercito russo… non solo Putin. Ho amiche russe qui a Verona, piangono tantissimo per quello che sta succedendo. Non esiste una responsabilità collettiva… non ogni singolo russo ha colpa.»

È stato un errore, secondo lei, non far entrare l’Ucraina nell’Unione Europea? 

«Per regolamento finché i confini di un Paese non sono definiti non è possibile entrare nell’Unione. Con le province separatiste in fermento questa cosa non è stata possibile. I russi hanno fomentato appositamente questa emorragia nel fianco dell’Ucraina, in modo da evitare che il nostro Paese potesse entrare nell’Unione Europa. Come spesso accade i Russi sono stati furbi e hanno giocato d’anticipo. Quando alla fine del 2021 è iniziata l’escalation (fra l’altro a dicembre parlando al Parlamento russo, Vladimir Žirinovskij del partito populista “Liberal-democratico”, aveva detto apertamente, senza alcun pudore, che l’Ucraina sarebbe stata invasa intorno il 20 febbraio, ndr) l’Europa si è girata dall’altra parte.» 

Cosa può fare, ora, l’Occidente per aiutare il vostro popolo?

«A livello istituzionale l’Occidente può chiudere lo spazio aereo e creare dei corridoi umanitari per chi vorrà mettersi in salvo. A livello personale, penso che sia dovere di ciascuno informarsi di prima mano, dalle fonti ucraine e dai giornalisti italiani affidabili come Anna Zafesova o Massimiliano Di Pasquale, evitare fake e allarmismo, esprimere solidarietà ai vostri conoscenti ucraini, e, per chi lavora nel settore del volontariato, preparare gli aiuti umanitari.»

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