Oreste Veronesi, attivista di Potere al Popolo e membro del collettivo Malora, è rientrato da poco da una sessione di formazione politica a Firenze. Il 30 novembre il movimento ha partecipato a una mobilitazione europea contro i brevetti sui vaccini, sabato 4 dicembre ha partecipato ad un corteo nazionale contro il governo Draghi. «Questi sono i punti focali a livello nazionale su cui è posizionata l’organizzazione – ci spiega Veronesi – ovvero la rivendicazione di diritti sulla salute pubblica da una parte, l’opposizione ad un governo che riteniamo antipopolare dall’altra».

Il governo Draghi prosegue la tendenza degli ultimi trent’anni verso la privatizzazione e il blocco dell’ascensore sociale, nonostante la dichiarata patente di “governo che non vuole essere epressione di un’ideologia politica”. L’Italia è il solo Paese europeo in cui i salari sono diminuiti e hanno perso potere d’acquisto. Come si pone Potere al Popolo di fronte a questo panorama?

«Noi riteniamo fondamentale la sinergia con forze progressiste europee. Per questo abbiamo partecipato alla formazione con la Fondazione Rosa Luxembourg e con il Partito dei Lavoratori belga, un partito che si sta radicando molto nel suo territorio ed è tra i più importanti partiti di opposizione. Crediamo che sia necessario superare i confini nazionali per radicarsi in un frangente di opposizione europea a determinate politiche, come l’abbassamento dei salari, l’aumento dell’età pensionabile, la precarizzazione del lavoro in generale, favorendo sempre le imprese senza mai occuparsi dei lavoratori, delle lavoratrici, dei disoccupati e della fasce più deboli della popolazione.»

Sabato avete manifestato contro il carovita e le politiche del Governo Draghi. Di cosa si è trattato?

«La mobilitazione è stata promossa da sindacati di base, associazioni e movimenti, tra cui Potere al Popolo, e ha visto scendere in piazza migliaia di persone in tutta Italia. In Veneto c’è stata in particolare una manifestazione a Padova. Nel silenzio generale, il Governo Draghi sta facendo passare di tutto. È una sorta di Restaurazione. Approfittando della stanchezza generata dal Covid e di una stampa poco attenta, stanno ridisegnando l’Italia. Mentre hanno approvato molte riforme che privatizzano, tolgono diritti, regalano concessioni a imprese e multinazionali, nessuna misura è stata presa per l’aumento delle bollette, dell’inflazione e del carovita. È stata una giornata importante, perché era necessario far sentire una voce diversa. Bisogna iniziare a costruire un’alternativa, che parli ad esempio di salario minimo a 10 euro all’ora, per evitare che tanti di noi facciano la fame. Mi auguro sia l’inizio di una mobilitazione più generale, perché da una parte questi aumenti, dall’altra le mancate risposte del governo, ci spingono sempre più a una condizione di mera sopravvivenza: in Italia ci sono due milioni di famiglie in stato di povertà assoluta e 2.6 milioni in povertà relativa. Di questo passo il dato peggiorerà. Dall’altro lato, questa dinamica non rappresenta un processo “naturale”, immutabile: è espressione di precise scelte politiche. Scelte di cui questo governo – sostenuto da una coalizione che va dalla Lega al Partito Democratico – è diretto responsabile.»

Veniamo alla nostra città, che non smette di sorprendere per le sue contraddizioni specie sul versante sociale e politico. Penso a manifestazioni come il Family Day ma anche a eventi espressione di no vax, no green pass con infiltrazioni di altre realtà e connotazioni ideologiche e al recente inserimento di Verona nella lista delle città rifugio. Come vedi lo scenario locale in vista delle prossime elezioni amministrative?

Oreste Veronesi

«A Verona viviamo da anni una commistione tra movimenti di estrema destra e partiti, organizzazioni politiche di estrema destra che governano la città che ha creato una saldatura molto forte sul sistema di potere cittadino. È interessante notare che nell’ultimo anno questi equilibri all’interno della coalizione veronese si siano rotti, probabilmente per l’avanzare di Fratelli d’Italia a livello nazionale e per il calo del partito di Matteo Salvini. In vista delle elezioni amministrative questo dibattito è emerso con chiarezza ed è partendo da questa base che il centro sinistra si sta solidificando attorno alla figura di Damiano Tommasi.»

Quali sono le criticità che riscontrate?

«A Verona ci sono delle criticità a destra, che in ambito locale è una forza decisamente maggioritaria tra la popolazione. È evidente che la divisione politica tra il partito di Giorgia Meloni e la Lega, con Verona Domani che si sta inserendo come “terzo incomodo”, stia creando problemi vistosi. Sul fronte del centrosinistra con Traguardi, Partito Democratico Verona e Sinistra in Comune, la città sta provando ad aprire un fronte per trovare una propria linea di opposizione. Come Potere al Popolo riteniamo, però, che non possa essere sufficiente una semplice opposizione d unire delle forze politiche, ma si debba stabilire un programma o almeno individuare dei temi.»

Venendo alla sua attività editoriale con la rivista Malora qual è il vostro programma in vista dei prossimi mesi?

«Vivo da sempre a Verona, e le opzioni disponibili erano scappare come fanno molti, o viverci restando nell’ambito delle sue contraddizioni. Malora è un collettivo formato ormai da 15 persone, uno strumento per cercare un punto di emancipazione in questa città, per noi e per tutte quelle persone che non si ritrovano in un punto di vista spesso razzista, omofobo, pronto a denigrare il diverso. Verona non è solo questo e lo ha dimostrato più volte, con il Gay Pride, con le manifestazioni contro il Congresso delle Famiglie e via dicendo. Crediamo che questa voce vada approfondita e servano strumenti collettivi in gradi di darle risonanza.»

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