Quando la perfezione diventa nociva
Due sono i comportamenti ampiamente diffusi fra coloro che soffrono di disturbi alimentari: il perfezionismo ed il tentativo di possedere il controllo.
Due sono i comportamenti ampiamente diffusi fra coloro che soffrono di disturbi alimentari: il perfezionismo ed il tentativo di possedere il controllo.
L’importanza e la diffusione che i disturbi del comportamento alimentare (DCA) hanno avuto negli ultimi anni hanno portato la popolazione ad avere sempre una maggiore consapevolezza di queste difficoltà.
Non tutti però sono a conoscenza delle implicazioni che questi disturbi possono avere su altri aspetti della vita di un individuo; è infatti difficile che una sofferenza come un disturbo del comportamento alimentare si limiti al rapporto con gli alimenti: questo avviene per la natura stessa dei DCA che, non di rado, si collegano sia per cause che per sviluppo, ad aspetti della quotidianità che nulla hanno a che vedere con il cibo, almeno all’apparenza.
Due comportamenti che sono ampiamente diffusi fra coloro che soffrono di “DCA” sono il perfezionismo ed il tentativo di possedere il controllo; entrambi probabilmente legati al fatto che è presente uno sforzo, da parte di chi subisce un simile disagio, volto a controllare nei minimi dettagli ciò che ingerisce, in termini di quantità o di qualità.
È tipico, inoltre, per le persone che soffrono di “DCA”, accostare ciò che si è ingerito alle proprie prestazioni o qualità, come se il cibo rappresentasse in qualche modo la propria persona. Per esempio, una persona può iniziare a svalutare se stessa e credere di avere poco valore solamente perché non è stata in grado di mangiare secondo quello che nelle sue credenze è il “modo giusto”.
Risulta quindi semplice intuire come questa meticolosità possa influire nella vita quotidiana, andando ad intaccare le più disparate attività che una persona svolge abitualmente come le prestazioni scolastiche, lavorative, amorose o sportive; di fatto, diventa una spinta a dare il massimo in tutto, fino a diventare una vera e propria ossessione.
Il desiderio di perfezione ovviamente di per sé non è nocivo; può anzi spingerci a superare quelle che sono le nostre carenze e a mettere alla prova le nostre capacità, permettendoci di migliorare sempre di più. Tuttavia, la tipologia di perfezionismo dalla quale ci si dovrebbe allontanare è quella che induce a porsi obiettivi irrealistici e a trascurare quello che è il proprio benessere psicofisico solo per raggiungere un determinato scopo.
I limiti fanno parte della natura di ognuno di noi; nel momento in cui prendiamo consapevolezza di questo è importante non cercare di abbattere le proprie barriere in maniera brusca, ma di superarle e aggirarle con la dovuta cautela; altrettanto importante è diventare consapevoli che non è umanamente possibile possedere il controllo su tutti gli aspetti della vita, per quanto lo si possa desiderare. Si tratta di meccanismi difficili da sradicare, soprattutto per il contesto sociale odierno, dominato dal culto del corpo, della prestazione e dello status; si arriva a intraprendere una sorta di competizione agguerrita con sé stessi.
Cercare di uscire dai propri schemi tendenti alla perfezione può essere un primo piccolo passo verso l’emancipazione da una sofferenza sul piano alimentare, un passo verso la libertà e verso un contatto più intenso con le proprie reali necessità.
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