Supercoppa italiana 2021
La competizione, organizzata in formula di final four, tradizionalmente è la prima occasione per verificare lo stato di forma delle principali squadre italiane. Vero che il campionato è già cominciato, ma specie dopo un anno Olimpico e gli Europei di settembre, molti cartelli “lavori in corso” sono ancora appesi fuori dalle palestre delle varie società che hanno potuto riunire gli organici al completo solo da poche settimane.

In questo contesto ha vinto Itas Trentino, più fresca, più vivace, più spumeggiante. Già pronta per esprimere un’ottima pallavolo. Doveva essere un anno di transizione all’insegna della linea verde e invece Trento si trova in seno l’entusiasmo e l’accresciuta qualità di tutti i giovani azzurri, galvanizzati dal successo europeo. Giusto così. Il sodalizio del nuovo presidente Bruno da Re in questi anni ha dato molto alla nazionale investendo risorse sul vivaio e oggi ne trae profitto. Con buona pace di chi ritiene che club e nazionali debbano per forza avere interessi divergenti. Riccardo Sbertoli è uno degli atleti valorizzato dalla Nazionale e tornato dall’estate densa di appuntamenti internazionali con una consapevolezza accresciuta. Vice Giannelli in azzurro, ha saputo sostituirlo nella regia della squadra guidata da Angelo Lorenzetti con la determinazione di chi sa di essere all’occasione della vita. Lui, alzatore che predilige il gioco a centro rete, ora può servire Marko Podrascanin e Srecko Lisiniac, senza dubbio alcuno la coppia di centrali più forte al mondo. Essere al posto giusto nel momento giusto non è merito solo del giocatore, ma di una dirigenza che ha saputo costruire la squadra nel modo corretto. Inutile poi spendere ancora parole su Alessandro Michieletto e Daniele Lavia. Per loro l’estate magica sembra non finire mai e si sta integrando alla perfezione con una nuova primavera sportiva di Matej Kazijski, la bella copia di quello visto a Verona negli ultimi due anni. Per loro, pur in un sestetto del tutto nuovo, non c’è stato bisogno di rodaggio, a conferma che in alcuni casi, il “work in progress” è più alibi che una sensata richiesta di tempo.

E qui entra in ballo Perugia. Che sia indietro nell’amalgama e nel gioco ci può stare, ma le sensazioni non sono buone. L’organico, pur profondo, presenta lacune in alcuni ruoli e in generale certi atteggiamenti che sconfinano nella supponenza lasciano pensare che la nuova vita di Simone Giannelli in terra umbra non sarà affatto semplice. Wilfredo Leon, poi, è uno schiacciatore fenomenale, ma corre sempre sul filo dell’essere tatticamente disfunzionale, come ampiamente dimostrato dalla nazionale polacca in cui milita. Vincente senza di lui, perdente con lui.

Medesimo discorso di Perugia lo si può proporre per Civitanova, certamente orfana di Ivan Zaytsev, infortunato, ma che non crediamo possa essere il solo salvatore della patria al rientro. Si avverte una certa usura nell’ambiente e la pretesa di vincere non aiuterà a risolvere i momenti complicati. Bene invece Monza, a cui non si chiedeva certo di vincere, ma capace di eliminare Perugia con una coralità da applausi. Il Georg Grozer visto in semifinale, a tratti straripante, autorizza a ben sperare per il futuro.

Top al maschile della settimana
Onore ai vincitori, ma anche ai vinti. Se di Grozer abbiamo detto, nella squadra di Monza Filippo Federici e Gianluca Galassi si stanno mettendo in mostra con il loro volto, e prestazione, migliore. Non hanno giocato una finale clamorosa, ma crescono di giorno in giorno per personalità e qualità. Italiani e con tanti anni di pallavolo davanti. Quest’anno va così ed è un piacere.

Flop al maschile della settimana
Osmany Juantorena
ha classe ed esperienza da vendere, ma sembra un po’ in declino, fisico e motivazionale. Legittimo un calo dopo i trascorsi di carriera e dopo un’estate intensa, ma deludente sotto il profilo dei risultati. A Civitanova serve la sua leadership e una freschezza che speriamo sappia ritrovare.
AAA opposto cercasi a Perugia. Il dopo Atanasijevic è una valle di lacrime per la squadra umbra che, dalla defenestrazione del serbo, non ha più trovato certezze nel ruolo. E la sola quantità di risorse disponibili non fa per forza qualità.

Serie A1 femminile
Non fa notizia che, dopo quattro turni, Conegliano sia rimasta già sola in testa, così come non può stupire che Scandicci sia tornata su livelli di rendimento più alti dopo il pieno recupero fisico di “Lia” Malinov. Più scalpore ha destato la netta caduta di Busto Arsizio a Chieri, guidata dall’americana Alexandra Frantti. La squadra lombarda aveva avviato il campionato con tre vittorie consecutive, ma questa controprestazione riporta tutto l’ambiente sulla terra.
In A1 i 3-0 fin qui si sprecano, 50% dei risultati finali di gara, mentre i tie break registrati dall’inizio dell’anno sono solo due. Non un buon segnale per stimolare il coinvolgimento del pubblico e dei tifosi, ma può essere l’effetto del calendario. La sensazione però è che si stia denotando una difficoltà di molte squadre nel reagire alle difficoltà che la gara propone. Segno di gioventù? Forse, più facile però imputare il fenomeno alla rivoluzione di organico che molte società hanno portato avanti. Ci si basa, per ora, sulle individualità. Vedremo con il tempo se ci saranno segnali contrari.

Top al femminile della settimana
A proposito di atleti giovani, Sylvia Nwakalor sta elevando le sue prestazioni a Firenze mettendosi in luce come una delle opposte più prolifiche del campionato. L’essere nata nella generazione Egonu è una sfortuna immensa, ma lei si può comunque ritagliare una bellissima carriera.
Conegliano ha fuori metà squadra fuori per infortunio? Nessun problema, è l’occasione per far sbocciare qualche talento di cui si parla bene da tempo. Omoruyi Loveth Oghosasere, classe 2002, è destinata ad un futuro radioso, ma il presente è già eccellente sia nei fondamentali di attacco che in quelli di ricezione. Come ampiamente dimostrato in questo inizio di stagione che le ha portato in dote temporanea la maglia da titolare nel sestetto più forte del mondo.

Flop al femminile della settimana
Roma ha già compreso quanto sia difficile questa serie A1, ma perdere con un secco 3-0 da una Perugia che attacca con il 31% sa tanto di occasione persa. La classifica è cortissima nei bassifondi, nessun dramma, ma la salvezza passa soprattutto dal fare punti quando si crea la situazione favorevole.

L’approfondimento della settimana
La pallavolo forse non è paragonabile al tennis in cui ci stiamo preparando all’abbandono epocale di Federer, Nadal e Djokovic. Non può però passare inosservato il ricambio generazionale in atto anche nel volley. I grandi campioni che nell’ultimo decennio hanno animato i massimi campionati nazionali sono in declino o hanno già alzato bandiera bianca, salvo qualche “vecchia volpe” che tiene botta. Per ora vince la freschezza, la qualità del gioco e le motivazioni, non l’esperienza, non il carisma dato dal palmares. E le squadre che si sono affidate ai grandi nomi appaiono un po’ in difficoltà, a volte schiave di personalità ingombranti e scarsamente disponibili alle proposte innovative che l’evoluzione della disciplina richiede, a volte nel disagio di fare i conti con diversi livelli di privilegi, e stipendi, non sempre congruenti con il valore espresso in campo dai singoli. Se questo sarà solo l’effetto di un biennio per alcuni massacrante e culminato con Olimpiadi e Europeo, lo vedremo. Intanto godiamoci questa affascinante fase di scoperta dei futuri campioni.

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