La rivincita di James Gunn con il suo The Suicide Squad
La squadra che nessuno pensava di vedere al cinema, torna con un secondo capitolo che non è né il sequel, né il reboot o, forse, è entrambe le cose.
La squadra che nessuno pensava di vedere al cinema, torna con un secondo capitolo che non è né il sequel, né il reboot o, forse, è entrambe le cose.
Suicide Squad è un Guardiani della Galassia in versione splatter.
Ecco, terminata la recensione.
Un po’ di storia: McDonald’s e Burger King, Coca Cola e Pepsi, Repubblicani e Democratici, indiani e cowboy, la lobby delle armi e la lobby delle cerbottane, YouPorn e PornHub*… Gli Stati Uniti ci insegnano da sempre che un concorrente, un nemico, è sempre utile averlo per il bene del mercato e delle proprie tasche e questa regola non risparmia neppure il mondo dei fumett.
Infatti, i due storici sfidanti e “acerrimi nemici” dalla notte dei tempi sono la Marvel (Iron Man, Spider-Man, Captain America, I Fantastici 4, Thor, The Avengers…) e la DC Comics (Superman, Batman, Flash, Wonder Woman, Aquaman, Justice League…). Negli anni queste due istituzioni del Fumetto hanno cercato spesso di rubarsi a vicenda le migliori firme, sia per i disegni che per le sceneggiature, e così oggi fanno con il Cinema: da Bryan Singer (prima gli X-Men della Marvel e poi Superman returns della DC, per poi tornare nuovamente ai suoi mutanti del cuore) a Joss Whedon (The Avengers della Marvel e poi la sostituzione per motivi personali di Zack Snyder per Justice League della DC), i registi che hanno cambiato tutina cominciano ad essere sempre di più e James Gunn non sarà di certo l’ultimo.
James Gunn ha un curriculum pazzesco, ma nel senso che lui è proprio un pazzoide e le sue scelte non sono da meno. classe 1966, debutta con gli adorabili filmacci della Troma, casa di produzione indipendente che tra gli anni ‘80 e ‘90 ha entusiasmato frotte di appassionati di film pseudo horror di serie B (anche Z, diciamolo pure), puntando molto su effetti artigianali e secchiate di sangue (rosso o verde a seconda della censura dell’epoca), ma soprattutto su un umorismo che dal becero sapeva elevarsi al sublime.
Avanzamento veloce: il nostro entra in Serie A nel 2014 con Guardiani della Galassia, film su un team di disadattati che ebbe poca gloria tra le pagine dei fumetti Marvel e sul quale ben pochi ci avrebbero scommesso. Tra quelli c’ero anch’io, perplesso per una scelta azzardata che avrebbe potuto decretare il primo vero passo falso del Marvel Cinematic Universe. Dovetti ricredermi, perché l’umorismo folle – eppur ben calibrato – della pellicola riuscì a conquistare proprio tutti, dal pubblico alla critica. Il sequel del 2017, pur non essendo all’altezza dell’originale, andò comunque bene al botteghino e non fece che confermare James Gunn come un autore (è sia sceneggiatore che regista) da tener ben stretto sotto contratto. Peccato che la Disney, proprietaria della Marvel, lo licenziò subito dopo! In pratica accadde che un sito trovò dei suoi tweet provocatori del 2008 con battute su Aids, pedofilia, stupro, Olocausto e 11 Settembre, cioè tutto ciò che per un qualsiasi umorista rappresenterebbe un campo minato, ma evidentemente non per l’incosciente Gunn.
«I tweet di Gunn sono indifendibili e incoerenti con i valori del nostro studio!», tuonò nel 2018 Alan Horn – presidente dei Walt Disney Studios – dopo averlo licenziato. Ma Hollywood è sempre Hollywood e i valori cambiano a seconda della quantità di dollari che li ricoprono. Quindi, dopo un po’ di tempo, ecco il ritorno tra le braccia di Horn del figliol prodigo per il terzo capitolo dei Guardiani della Galassia, attualmente in pre-produzione (le riprese cominceranno a novembre).
Nel frattempo, però, il nostro eroe non è rimasto con le mani in mano e ha trovato il modo di pagare le bollette accettando l’invito della DC Comics/Warner Bros. a girare la seconda avventura di un altro gruppo di misconosciuti disadattati: The Suicide Squad.
Prima del capitolo di Gunn ci pensò David Ayer nel 2016 a portare sul grande schermo il team di brutti ceffi della DC, ma con risultati abbastanza deludenti e senza un’idea ben precisa della direzione da prendere. Malgrado ciò, gli incassi furono notevoli (si parla di 700 milioni di dollari), quindi perché non pensare romanticamente a un altro film? Sequel? Reboot? O, visto il fuoriclasse or ora ereditato dalla Marvel, perché non lasciare a lui tutte le decisioni sperando che non faccia danni? Ottima scelta.
Riassumendo, Suicide Squad di David Ayer sta a The Suicide Squad di James Gunn come una melanzana cruda sta a una parmigiana di melanzane. E direi di chiuderla qui.
Torniamo quindi alla prima frase di questa recensione, dalla quale non mi sposterò di un millimetro. Con The Suicide Squad l’autore si lascia andare, fa ciò che vuole e come lo vuole senza la paura di mettere in cattiva luce i suoi protagonisti, apparentemente senza restrizione alcuna e fregandosene della censura (in fin dei conti questi sono dei cattivi, non come quei bravi ragazzi dei Guardiani!).
Questa anarchia ben calibrata di battute, azione e teste mozzate ha l’indubbio pregio di divertire e stupire, con una sceneggiatura che sa come tenere a bado l’eccessiva esuberanza del personaggio di Harley Quinn della brava Margot Robbie, dando spazio anche agli altri brutti ceffi ai quali è difficile non affezionarsi (King Shark, in originale doppiato da Stallone, lo si vorrebbe come vicino di casa, se non proprio come migliore amico).
L’unico vero appunto che mi sento di muovere a Gunn riguarda l’eccessivo minutaggio della pellicola, quindi la mancanza di coraggio nel tagliare qualcosa, ma pare che per certi autori questo ormai sia quasi un vanto, perciò…
Avrete capito che questo non è un film per tutti i palati, perché siamo ben lontani dai soliti supereroi virginali e immacolati, quindi pensateci bene prima di acquistare il biglietto; ma, di contro, se avete compreso lo spirito folle di Gunn, sono più che certo che potreste uscire dalla sala ridendo ancora di gusto.
Voto: 3,5/5
*Ok, il sito è canadese, ma alzi l’altra mano chi lo sapeva!
The Suicide Squad, regia di James Gunn con Margot Robbie, Idris Elba, John Cena, Joel Kinnaman, Viola Davis, Jai Courtney e Peter Capaldi.
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