Aumentano i costi dell’energia
Le energie rinnovabili sono ormai competitive rispetto le fossili ma in Italia pochi si dimostrano interessati a risparmiare.
Le energie rinnovabili sono ormai competitive rispetto le fossili ma in Italia pochi si dimostrano interessati a risparmiare.
Tre importanti accadimenti di questi giorni sui quali vale la pena riflettere.
Il primo è la decisione dell’ARERA (Autorità Regolazione Energia Reti Ambiente) di fissare dal 1 luglio un consistente aumento dei prezzi della energia elettrica e del gas rispettivamente 9.9 e 15.3% per i consumatori che accedono al cosiddetto mercato tutelato dell’energia.
Il mercato tutelato è una condizione speciale che il legislatore nel 1999, avviando il mercato libero dell’energia, ha previsto per “tutelare” gli italiani che non hanno la capacità di gestire un rapporto contrattuale con i fornitori in situazione di libera concorrenza. Molti di questi sono semplici cittadini ma parecchie sono anche piccole e medie aziende (PMI). Per loro ARERA, in funzione dell’andamento reale dei mercati, aggiorna trimestralmente i prezzi di fornitura.
In questo primo semestre 2021 un’inaspettata vigorosa ripresa post Covid delle economie mondiali ha provocato una forte domanda di materie prime e un conseguente rapido aumento dei prezzi dei combustibili fossili, gas, petrolio, carbone ed energia elettrica. ARERA ha dovuto adeguarsi.
Per tutti c’è un forte aumento nella spesa energetica.
Per noi Italiani, in particolare, è determinante il mercato del gas naturale, è la fonte energetica che consumiamo di più e da essa dipende anche il prezzo dell’energia elettrica. Ne consumiamo mediamente circa 75 miliardi di metri cubi/anno: circa 28 miliardi per riscaldare gli edifici, circa 26 miliardi per produrre energia elettrica e ca 15 miliardi per i processi industriali. Solo circa 5 miliardi vengono estratti in Italia e ca. 70 (93%) viene importato via metanodotto dalla Russia (50%) dall’Algeria (17%) dalla Libia (8%), Norvegia (9%), ma anche via mare dal Quatar, USA e altri (15%) (Fonte: report annuale di Arera). Siamo completamente dipendenti dall’estero e perciò soggetti all’andamento dei mercati internazionali.
Il gas naturale a gennaio scorso, al PSV (Punto di Scambio Virtuale) principale mercato all’ingrosso italiano, veniva quotato 19.88 €/Mwh, il 4 luglio ha raggiunto 35.35€/Mwh, un aumento del 75% in sei mesi.
Il prezzo dell’energia elettrica, al PUN (Prezzo Unico Nazionale), lo scorso gennaio valeva 60.71 €/Mwh mentre al 4 Luglio 102.39 €/Mwh con un aumento del 70% in sei mesi (Fonte: GME -Gestore dei Mercati Energetici).
Le migliori previsioni per i prossimi mesi confermano un trend ancora crescente dei prezzi.
Questa è una pessima notizia per gli italiani che vedranno la loro spesa energetica più che raddoppiata. Pessima anche per il Paese che dovrà subire un sensibile peggioramento della propria bilancia commerciale con l’estero.
Il secondo accadimento è la pubblicazione del rapporto di IRENA (International Renewable Energy Agency) un’organizzazione intergovernativa, sostenuta da1 30 paesi, per promuovere la diffusione e l’uso di tutte le forme di energia rinnovabili, sui costi di generazione dell’energia rinnovabile nel 2020 (Renewable Power Generation Cost).
Secondo il rapporto il fotovoltaico, l’eolico onshore, l’eolico offshore e il solare a concentrazione hanno diminuito i loro costi ad un livello tale che potrebbero già sostituire almeno il 75% delle attuali produzioni fossili. In altre parole, se convertissimo la produzione elettrica da fossile a rinnovabile, non solo ridurremmo drasticamente le emissioni di CO2, ma avremmo un enorme beneficio economico. Per noi italiani inoltre terminerebbe la dipendenza dalle importazioni dall’estero con grande beneficio per la bilancia commerciale.
Una notizia molto positiva che aiuta a guardare con fiducia al futuro: meno inquinamento, più economicità, minore dipendenza dall’estero.
Forti perplessità suscita il terzo accadimento.
A giugno si è svolta anche l’asta indetta dal GSE (Gestore dei Sistemi Energetici) per l’assegnazione degli incentivi alla produzione elettrica da fonti rinnovabili. È la modalità normalmente utilizzata in Europa per decidere l’entità degli incentivi per gli investitori in impianti eolici e fotovoltaici. Il risultato è stato sorprendente. Negli altri Paesi europei la domanda è stata superiore all’offerta, in Italia, a fronte di una disponibilità a incentivare impianti per una potenza totale di 2461 MW, sono stati richiesti solo 358,3 MW (15%) dimostrando la quasi totale mancanza di interesse del nostro Paese a investire in energia rinnovabile.
Nonostante i costi energetici stiano aumentando vertiginosamente e IRENA dimostri che produrre energia elettrica da fonte rinnovabile sia economicamente conveniente, perché non c’è interesse a installare impianti fotovoltaici ed eolici? (a Verona ad esempio mancano progetti mentre solo il 2.5% dell’energia consumata dalla città proviene da una produzione rinnovabile locale) Quali sono gli ostacoli politici, amministrativi, culturali che impediscono di agire?
Sono domande a cui mancano risposte soddisfacenti.
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