Rabbia, amore, redenzione” (Prospero Editore) è la raccolta di poesie di Luca Rizzotti, scrittore esordiente veronese, classe 1987, in uscita il 1 luglio che verrà presentata venerdì 25 giugno, ore 19:00, ai Giardini ex Nani in Via XX Settembre a Verona.

Nella raccolta, che contiene le poesie scritte negli ultimi dieci anni, l’autore spazia dalle tematiche più “buie” come rabbia, tristezza, depressione, a quelle più leggere come l’amore, la gioia, per culminare nella redenzione, la sintesi delle prime due. E lo fa raccontando le sue esperienze, in un proprio percorso di crescita, ma anche servendosi di personaggi classici come Montale, Enea e Didone.

Quando ti sei avvicinato alla poesia e come è nata questa raccolta?

«Non saprei dire di preciso quando, ma direi che risale ai tempi della scuola superiore, al liceo classico. La raccolta si è costruita negli anni. Inizialmente era solo una serie di poesie in ordine sparso. Con il tempo, diciamo negli ultimi quattro o cinque anni, ho visto che avevano un filo conduttore e ho costruito questo percorso».

Cosa ti ha aiutato?

«Avevo intrapreso un percorso di analisi, che non mi ha aiutato tanto nello scrivere le poesie quanto piuttosto nel dare una struttura vera e propria alla raccolta. Mi sono avvicinato alla psicoanalisi, ho letto molto. Non so dirti quanto mi abbia influenzato, ma mi ha aiutato a darle corpo e sostanza».

La raccolta è suddivisa in tre parti: rabbia, amore e redenzione. Di cosa parlano?

«È un percorso che parte dalle condizioni più nere come la rabbia e la tristezza, fino a quelle più leggere come l’amore. La redenzione è una sorta di punto di arrivo, le prime due fanno pace e tirano un po’ le somme.

Nella prima parte sono raccolte quelle che vengono definite emozioni disfunzionali, che si chiudono davanti alla vita, come tristezza e depressine. Non c’è solo un io poetico ma si incontrano anche personaggi, definiti miti, che ho voluto rileggere in chiave contemporanea. Replicano se stessi all’infinito, non c’è via d’uscita.

Nella seconda parte, l’amore vuole essere un bilanciamento della prima. C’è più leggerezza. Queste poesie non hanno bisogno di essere spiegate, c’è più apertura verso la vita, sono pacate.

La terza parte è quella conclusiva. La parte più riflessiva se vogliamo, chiude il cerchio».

Come se fossero in qualche modo parte del tuo personale percorso di formazione. Come hai detto, chiudono il cerchio.

«È difficile da dire se sia di formazione, queste poesie sono state scritte negli anni. Alcune meno recenti sono state scritte quando ero una persona molto diversa da adesso. Quelle più recenti invece non le avrei mai scritte dieci anni fa. Sicuramente lo sento come un mio percorso personale.

Ciò che spero di trasmettere al lettore è che sì, è un cerchio, ma più che altro tende a essere come una spirale: arrivati alla redenzione, come spesso accade nella vita, basta un niente per ripartire nuovamente e rientrare nel vortice».

C’è una sezione che senti più vicina?

«La parte della redenzione, essendo quella più riflessiva, è quella che si sposa meglio al mio sentire di oggi. Magari tra dieci anni non sarà più così, ma per ora la sento molto personale.

Ho cercato di inserire nella raccolta anche un aspetto che accomuna quelli della mia generazione, nati negli anni ’80 e ’90: la precarietà. L’essere precari nelle relazioni, il non avere una visione del futuro sempre chiara. È una componente che si trova soprattutto nella sezione della rabbia».

Come mai hai scelto proprio la poesia per raccontare questo percorso?

La poesia ti lascia più libero, la prosa tende invece a indirizzarti su dei binari. Anche se non nell’immediato, la poesia ti trasmette qualcosa, ti cresce dentro. È molto imprevedibile e anche molto soggettiva. Scriverla e condividerla è un biglietto della lotteria. So che questa raccolta non potrà arrivare a tutti e sempre. Lo dico con l’amaro in bocca, ma sono consapevole sia così».

Ci sono autori che ti hanno ispirato fin da quando ti sei avvicinato da giovane alla poesia?

«Oltre agli autori classici, a cui mi sono avvicinato ai tempi della scuola, posso dirti gli autori che tengo sempre sul comodino: Montale, Pavese e Esenin».

Progetti futuri?

«Vediamo come va questo. Sto scrivendo qualcosa, sempre poesie. Ne ho già un bel po’, ma visti i tempi del primo libro manca ancora qualche anno per l’uscita. La poesia ha bisogno di tanto riposo, devi continuare a leggerla. Sono un po’ maniacale da questo punto di vista, ci vorrà del tempo».

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