C’è un motivo se possiamo entrare in una libreria a scegliere un volume e magari ammirarne la copertina, i dettagli, il logo della casa editrice o i caratteri di stampa.

L’origine di quella meraviglia chiamata libro si chiama Aldo Manuzio, colui che ha inventato questo oggetto culturale come oggi lo conosciamo. Nato a Bassiano, nel Lazio, ha viaggiato tra Roma e Ferrara fino ad arrivare a Venezia, dove ha dato vita al suo impero di carta stampata.

A parlare di questo e di molto altro è Alessandro Marzo Magno nel suo ultimo libro L’inventore dei libri. Aldo Manuzio, Venezia e il suo tempo, edito da Laterza. Un testo divulgativo, come lo definisce lo stesso autore, «nonostante in Italia si tenda a disprezzare la parola divulgatore. Io ne vado orgoglioso». Il libro è stato presentato alla Feltrinelli di Verona il 1 giugno, in un dialogo tra l’autore e la scrittrice scaligera Anna Martellato.

A ben vedere, i passi in avanti compiuti in editoria sono stati molti, ma se si dovesse fare una distinzione storica c’è un prima e un dopo Manuzio. A lui si deve, ad esempio, quella che noi oggi chiamiamo la “lettura di piacere”, distinta da quella di lavoro o studio tipica un tempo dei religiosi o dei medici, grazie ai tascabili aldini del Cinquecento. Come ha affermato Marzo Magno, a Manuzio non si deve solamente l’invenzione del libro, ma anche il bisogno generato attorno a esso – e per citare il suo stesso paragone, un po’ come ha fatto Steve Jobs.

Alessandro Marzo Magno con la scrittrice Anna Martellato alla presentazione de L’inventore dei libri. Aldo Manuzio, Venezia e il suo tempo in Feltrinelli a Verona

Il libro di Alessandro Marzo Magno ripercorre la storia di Aldo Manuzio, e amplia una vicenda che già l’autore aveva trattato in uno dei capitoli de L’alba dei libri. Quando Venezia ha fatto leggere il mondo, uscito nel 2012 con Garzanti. Una figura che potremmo dire abbia inventato il concetto di marchio, di brand, dalla forte formazione classica, arricchita dagli studi in greco, e ideatore del moderno best seller.

La stesura del volume ha permesso all’autore di mettere in luce molto sul primo vero editore della storia, nonostante diverse informazioni siano ancora sconosciute. Non ci è dato sapere ancora, per esempio, il perché del suo trasferimento a Venezia, o alcuni dettagli della sua infanzia. Ma una cosa la sappiamo di sicuro: Aldo Manuzio non avrebbe potuto realizzare così tanto in una città diversa da Venezia.

Per molti versi, lo si può considerare un personaggio moderno. Con l’invenzione del marchio, ripreso da una moneta romana regalatagli dall’umanista Pietro Bembo, su cui vi sono raffigurati un delfino e un’ancora assieme al motto Festina lente, “affrettati lentamente”, è un precursore del concetto di marketing.

Inoltre, nel suo testamento aveva lasciato scritto che le sue figlie femmine – aveva avuto cinque figli – sarebbero state libere di scegliere se sposarsi o andare in convento. Una decisione non convenzionale per un uomo del 1515.

La copertina de L’inventore di libri. Aldo Manuzio, Venezia e il suo tempo, di Alessandro Marzo Magno, pubblicato da Laterza nel 2020

Dalle ricerche di Alessandro Marzo Magno è emerso un altro particolare interessante, molto vicino all’attuale situazione di pandemia mondiale. «Ho avuto la possibilità di leggere alcune lettere scritte da Aldo a Mantova, dove si trovava in carcere a causa di uno “sbaglio di persona”, dopo essere partito da Venezia verso Milano. Chiedeva per iscritto al marchese di Mantova, che non lo liberassero a Mantova poiché vi era la peste. Dovendo tornare a Venezia sarebbe stato poi costretto a fare la… E lì ha usato una parola molto vicina a noi oggi. La chiama contumacia, che è la parola usata all’epoca per indicare la quarantena. Da lì la parola “quarantadì”. Con questa sappiamo che il termine quarantena, inteso dal punto di vista sanitario, va anticipata al Cinquecento», commenta l’autore.

Le stesse copie da lui stampate rappresentavano un punto di innovazione: «Quando ha deciso che avrebbe utilizzato il formato tascabile era il 1501, e lo usò anche per i classici latini. Delle opere di Virgilio ha fatto una tiratura di 3000 copie», aggiunge Alessandro Marzo Magno. Quelle a noi pervenute sono circa la metà: «Oggi le aldine, sul mercato dell’antiquariato, sono costosissime, parliamo di centinaia di euro per una sola pagina».

Aldo Manuzio ha fatto la storia del suo tempo, del tempo di Venezia, del nostro tempo. Di fronte a una libreria, in biblioteca, sopra scaffali impolverati stracolmi di libri, un grazie non sarebbe abbastanza.

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