Il 1 gennaio 2021 è entrato in vigore il nuovo Codice civile cinese, approvato il 28 maggio 2020 dall’Assemblea nazionale del popolo della Repubblica popolare cinese con 2879 voti favorevoli, 2 contrari e 5 astenuti.

ELSA Verona, (l’associazione degli studenti di legge che ha una sede anche nella nostra città, ndr) ha organizzato pochi giorni fa una conferenza per approfondire l’evoluzione del diritto cinese alla luce della nuova codificazione. Ospiti la professoressa Marina Timoteo dell’università di Bologna e il professor Lihong Zhang dell’università di Shangai, per una riflessione sulle radici tradizionali della storia giuridica cinese, insieme al professor Stefano Porcelli dell’università di Brescia e il professor Marco Torsello dell’università di Verona, per approfondire le modifiche e conseguenti ripercussioni nei rapporti con gli ordinamenti occidenti.

La struttura del nuovo codice

Il Codice civile cinese, che costituisce la tappa finale di un progetto voluto da tempo, rappresenta la normativa più estesa nella storia cinese. Si compone infatti di 1260 articoli divisi in sette libri, ed è la sola legge ufficialmente denominata Codice che ha saputo conciliare il panorama giuridico estremamente complesso della Cina.

La codificazione si inserisce all’interno del più ampio disegno politico ed economico enucleato nel programma del Partito comunista cinese, che ha dato attuazione alla volontà della nazione di aprirsi maggiormente al mondo esterno, in un contesto di continui cambiamenti sociali ed economici.

Una foto pre-pandemia da Covid-19 tra le strade di Shanghai, foto di Ewan Yap su Unsplash

Da un lato rispecchia un’opera epocale che svolge un ruolo ordinante e di certezza delle norme, all’interno di un sistema che fino a questo momento è stato retto da fonti frammentate, lacunose e spesso incoerenti che erano diventate uno dei principali problemi di una società in continua e costante evoluzione. Dall’altro, invece, la nascita del tanto atteso Codice realizza uno dei traguardi fondamentali per la grande rinascita della Cina nel XXI secolo. 

Tra tradizione e innovazione

Il Codice civile cinese contiene tre anime: la tradizione, la modernità e l’ideologia politica. Questi tre elementi, che rappresentano rispettivamente il diritto tradizionale cinese, il diritto occidentale e il socialismo, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento sono stati oggetto di oggetto di una reciproca interazione e contaminazione. Ciò ha permesso alla Cina da un lato di rinnovarsi, modernizzarsi e recuperare sovranità sul proprio territorio e trovare posto nel panorama globale grazie al contatto con la civiltà occidentale, e dall’altro di mantenere intatta la propria tradizione culturale millenaria con la presenza di “caratteri cinesi” all’interno delle riforme.

La nuova codificazione unisce così tradizione e innovazione. Se da un lato l’ordinamento cinese risalta le antiche tradizioni nazionali, dall’altro studia il sistema giuridico occidentale e in particolare il diritto romano, per entrare in una dimensione giuridica moderna del tutto nuova rispetto all’esperienza dei riti e costumi che ha caratterizzato il Paese per millenni. 

La modernizzazione del confucianesimo

Il nuovo Codice civile non rappresenta solo un corpus normativo adatto a regolare la moderna società cinese, ma incarna anche la rinascita della tradizione cinese, raggiunta attraverso il riesame dell’antica cultura asiatica e lo studio della moderna cultura occidentale, specchio di una società ancora oggi fortemente ancorata alla propria identità culturale. Infatti, se il Codice aderisce allo spirito dei tempi, incarna anche lo “spirito del popolo”, in quanto si tratta di norme che, applicandosi alla realtà cinese, non possono trascurare la cultura sociale da cui originano.

Si parla a tal proposito di modernizzazione del confucianesimo, che ha come direzione quella di integrare l’Occidente e la Cina, ritornare alle radici ma al tempo stesso rinnovarsi.

La Cina moderna è dunque lo sviluppo storico della Cina confuciana: ne deriva quindi che l’attuale trasformazione della cultura cinese è una sorta di processo bidirezionale della modernizzazione del confucianesimo e della confucianizzazione della modernità.

L’influenza dell’Occidente

La scelta della Cina di guardare al sistema codicistico romano ai fini della modernizzazione giuridica del Paese si spiega non solo con l’esigenza di organizzare e coordinare le norme di diritto privato, ma anche per la civitas augescens romana, che si fonda sul principio di inclusività, che tende a prendere in considerazione le differenze anziché appiattirle.

Edifici imponenti a Shanghai, foto di Hanny Naibaho, Unsplash

Questa è la ragione per cui la codificazione occidentale testimonia la propria vitalità anche in una realtà, quella cinese, che per molti aspetti è culturalmente e socialmente distante da quella occidentale. Questo prova come il diritto romano, nonostante si sia estinto con la fine delle esperienze istituzionali e territoriali che lo avevano determinato per secoli, abbia continuato a vivere nei diversi ordinamenti europei ed extraeuropei, seppur con le modificazioni dei secoli e delle latitudini.

Ciò è rinvenibile nell’ordinamento cinese il quale, nonostante sia caratterizzato da sistemi istituzionali, regimi politici e assetti economico-sociali molto differenti e talvolta opposti a quelli della tradizione romanistica, ha saputo accogliere gli istituti del diritto romano e adattarli alle diverse e contingenti esigenze del tempo, della realtà geografica, della politica e dell’economia nazionale.

Il dialogo tra la Cina e l’Occidente, intensificato negli ultimi anni del Novecento e culminato con la recente entrata in vigore del nuovo Codice, ha costituito un’importante opportunità di arricchimento per la Cina che si è realizzata nella volontà di superare il cosiddetto “secolo dell’umiliazione”, con una apertura e piena cooperazione con i paesi occidentali per la costituzione di una società umana, di pari posizione e pari dignità rispetto a tutti gli altri.

Il mondo occidentale non è un oggetto da imparare, ma un compagno da studiare, attraverso un dialogo più costruttivo per ottenere una comprensione reciproca con la Cina.

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