Il convegno internazionale di studi relativi al Giardino Giusti si erano tenuti nell’ottobre 2018, a cura delle università di Verona e di Venezia-Ca’ Foscari. E ora è uscito il volume che ne raccoglie gli atti, Antichità in giardino, giardini nell’antichità, edito da Giorgio Bretschneider.

La copertina del volume edito da Bretschneider Antichità in giardino, giardini nell’antichità, 2020

Il punto di partenza della ricerca era stato il restauro di iscrizioni e sculture di età classica e rinascimentale della collezione Giusti, che ha riportato alla luce più di cento tra rilievi e statue. Lo studio confluito nel volume si è quindi arricchito di una riflessione più ampia sul ruolo delle antichità nei giardini in età moderna e sulla concezione dei giardini nella cultura classica, nella società romana in particolare.

La presentazione del libro si è dovuta tenere a metà maggio online, alla presenza di molti studiosi, tra cui i curatori Alfredo Buonopane, Myriam Pilutti Namer e Luigi Sperti, Livia e Prisca Imperiali, in rappresentanza della famiglia Giusti, Daniela Zumiani, già docente dell’Università di Verona, Riccardo Olivito dell’IMT Alti Studi di Lucca, Anna Anguissola, docente dell’Università di Pisa, Marcella De Paoli, del Museo Archeologico Nazionale di Venezia e Silvia Braito, dell’Università di Verona.  

Storia di una collezione e di due imperatori

La maggior parte delle sculture giunsero a Verona all’inizio del diciannovesimo secolo per le nozze di Carlo Giusti e Paolina Molin, figlia di Girolamo Ascanio Molin, munifico benefattore veneziano. L’intellettuale di Venezia alla sua morte donò una rilevante collezione di libri e di antichità al Comune di Venezia. Lasciò, inoltre, parte del patrimonio alle sue figlie: pare che le sculture dei due imperatori, che si trovano ora nelle due nicchie della prima rampa di scale di destra, provengano proprio da quel lascito testamentario.

Identificati come Lucio Vero e Marco Aurelio in toga e a capo coperto (velato capite), sono attestati a Palazzo Giusti a partire dal 1835 da Orti Manara e, dopo intensi studi da parte di Myriam Pilutti Namer, sono stati datati alla prima metà del III secolo d.C. I ritratti sono stati realizzati in età moderna, probabilmente in periodi differenti. La particolarità della raffigurazione – i due imperatori portano sul capo una corona di spighe – ha permesso di portare all’identificazione della statua di Marco Aurelio come proveniente dalla celebre collezione Mattei a Roma.  

Verona e il mercato antiquario

Acquistati sul mercato antiquario romano, i due marmi con molta probabilità sono stati salvati da destinazioni più remote, essendo giunti a Verona, e confermano l’importanza del patrimonio scultoreo – ancora poco conosciuto – di Palazzo e Giardino Giusti. 

Gli articoli all’interno del libro espongono gli studi effettuati su iscrizioni e sculture classiche e rinascimentali della collezione e propongono una riflessione generale sulle antichità nei giardini, sul concetto del giardino in età classica e romana, sulla questione del mercato antiquario e sulla posizione che ricopriva Verona in questo settore. Si analizza, quindi, la storia della raccolta a partire dai reperti greci e romani, per arrivare ai pezzi all’antica realizzati dal Rinascimento alla metà dell’Ottocento.

Come ha detto Daniela Zumiani nell’incontro di presentazione del volume, i Giusti con la loro attività economica, culturale, militare sono stati protagonisti della scena veronese, e non solo, anche grazie al prestigio del giardino del loro palazzo. Il patrimonio da loro collezionato ha un carattere di eccezionalità per essere rimasto intatto nel tempo.

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