La trasformazione energetica della mobilità
La crescita del mercato delle auto elettriche è superiore alle aspettative e, secondo MOTUS-E, il parco elettrico circolante potrebbe raggiungere il 15% del totale già nel 2030.
La crescita del mercato delle auto elettriche è superiore alle aspettative e, secondo MOTUS-E, il parco elettrico circolante potrebbe raggiungere il 15% del totale già nel 2030.
Quando nascono nuovi mercati una delle principali difficoltà che incontrano i consumatori è orientarsi con i nomi dei prodotti e le loro caratteristiche. L’emergente mercato delle auto elettriche non è da meno, per questo è opportuno fare chiarezza su cosa si intende quando si parla di auto elettrica.
Con la sigla PEV (Plug-in Electric Vehicle) si vuole comprendere essenzialmente due tipologie di auto: le elettriche pure BEV (Battery Electric Vehicl) e le ibride PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle).
Le BEV hanno un motore elettrico e una batteria che si ricarica tramite cavo presso una stazione di ricarica (privata/pubblica), possono percorrere ben oltre 300 km con una sola ricarica, sono a zero emissioni. È il modello di auto sul quale si punta per la transizione energetica della mobilità.
Le PHEV hanno un motore elettrico e una batteria più un tradizionale motore a combustione. Batteria che si ricarica tramite cavo presso una stazione (privata/pubblica) o tramite lo stesso motore. L’autonomia elettrica può raggiungere i 50 Km, sono a zero emissioni quando operano in modalità completamente elettrica ma emettono CO2 nella modalità ibrida. È il modello di auto che rimarrà sino a quando le strutture di ricarica elettrica non saranno sufficientemente disponibili.
MOTUS-E è la prima associazione in Italia costituita dai principali operatori della filiera automotive (tra cui Stellantis e Wolkwagen), dal mondo accademico e da movimenti di opinione, tra cui Legambiente e Kyoto Club, con l’obiettivo di creare una piattaforma comune di dialogo che favorisce anche in Italia la transizione verso la mobilità del futuro. Presidente Francesco Venturini di Enel X, Segretario Generale Dino Marcozzi.
Le attività di MOTUS-E, le sue analisi e gli studi sulla mobilità elettrica sono ormai un riferimento riconosciuto a livello internazionale.
Dalla sua ultima analisi di mercato apprendiamo che nel primo trimestre 2021 le immatricolazioni di auto PEV sono state 29.606 (pari al 6.6% del totale), contro le 8.300 (2.6% del totale) dello scorso anno, un incremento di vendite del 350%. Un trend di crescita molto forte confermato da un’ ulteriore accelerazione avvenuta nel mese di marzo 21 quando sono state riscontrate 15.011 nuove PEV pari al 7.9% del totale auto vendute nel mese: quasi un’ auto su dieci vendute è elettrica.
Le cinque auto più acquistate sono state Fiat 500E, Smart ForTwo, Tesla Model 3, Renault Twingo, Renault Zoe.
Che questo mercato sia in rapida espansione lo si evince anche dalla crescita del numero di infrastrutture di ricarica.
Attualmente in Italia ci sono 20.757 punti di ricarica su suolo pubblico (+50% in un anno) e 10.531 infrastrutture di ricarica in suolo privato ma ad uso pubblico, come supermercati ,(+46% in un anno). La loro qualità però è relativamente scarsa e mette in evidenza un limite infrastrutturale da superare: il 18% è a ricarica lenta, 77% a ricarica accelerata e solo il 5% a ricarica veloce.
Anche se ai costi attuali di acquisto e gestione le auto elettriche sono già competitive con quelle fossili, decisivo per sostenere il mercato è stato il programma di incentivazione che prevede un bonus di 6.000 euro per le BEV e 2.500 euro per le PHEV a fronte di rottamazione di un veicolo endotermico.
I fondi messi a disposizione per questo scopo però sono un plafond che, se la domanda di PEV dovesse continuare con questo ritmo, rischia di esaurirsi il prossimo agosto.
Ma questa non è l’unica preoccupazione. Tutti ormai sappiamo quanto sia importante la riduzione/razionalizzazione del parco automobilistico e l’utilizzo della trazione elettrica rinnovabile per raggiungere l’obiettivo di azzerare le emissioni di CO2.
Oggi il totale auto PEV in circolazione è di 128.800 unità, equamente ripartite fra BEV e PHEV, pari solo allo 0.3% del totale auto in circolazione.
Motus-E ha recentemente presentato il rapporto “Il futuro della mobilità elettrica: l’infrastruttura di ricarica in Italia @2030”, per il 2030 prevede che circa il 15% delle auto in circolazione saranno a trazione elettrica, 4.9 milioni di PEV (4.0 milioni di BEV e 0.9 di PHEV) e la domanda elettrica sarà pari a circa 10 TWh/anno. Un TWh (Tera Watt Hora) corrisponde ad un miliardo di KWh (Kilo Watt Hora).
Si pensa ormai che nel 2030 il mercato delle auto elettriche sarà sufficientemente robusto da poter procedere autonomamente tanto che molti Paesi europei hanno programmato per quella data il blocco alle vendite di auto a combustibili fossili.
Tale obiettivo potrà essere realizzato solo se le reti di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica saranno adeguate, verrà aumentato il numero di punti di ricarica auto e migliorata la loro qualità. Il rapporto di MOTUS-E prevede per quell’anno la presenza in Italia di 130.000 punti di ricarica, più di quattro volte gli attuali, e almeno il 15% di questi dovranno essere superveloci.
Utile notare che il PUMS (Piano Urbano Mobilità Sostenibile) di Verona registra 14 colonnine di ricarica presenti nel 2020 e indica in 31 quelle da rendere operative entro il 2030, soltanto poco più di un raddoppio, molto meno delle previsioni esposte nel rapporto MOTUS-E.
Doveroso anche rimarcare che il raggiungimento dell’obiettivo di avere almeno il 15% delle auto in circolazione a trazione elettrica sarà utile e sostenibile solo se i circa 10 TWh/anno di energia necessari potranno essere prodotti da fonti rinnovabili.
Per avere un’idea dello sforzo che dovrà essere fatto per produrre tutta l’energia elettrica rinnovabile necessaria basta considerare che 10 TWh di energia rinnovabile corrisponde a circa 2 mesi di produzione dell’attuale parco eolico e fotovoltaico italiano. Sarà perciò interessante scoprire come il problema sarà considerato nel redigendo PNRR (Piano Nazionale Ripresa Resilienza) che verrà mandato in Europa a fine aprile.
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