In diretta su Facebook e Youtube (ma con problemi tecnici: non è stato infatti trasmesso l’intervento del ministro Dario Franceschini) l’archeologo Gianni De Zuccato -intervistato sul tema da questa testata – il sovrintendente Vincenzo Tiné e il sindaco Roberto Grison, in occasione della recente riscoperta della villa di epoca romana di Negrar, parlano delle novità emerse e dei progetti culturali e turistici sul territorio.

Il sovraintendente Vincenzo Tiné e il sindaco Roberto Grison hanno evidenziato questioni esaltanti (come lo scavo estensivo e il recupero per la fruibilità dei mosaici che promette altri possibili sviluppi) e problemi notevoli, come la fase ancora iniziale della ricerca di fondi per musealizzare l’area.

«Cerchiamo la disponibilità e le risorse da attori diversi, interessati allo scavo – ha spiegato Tiné -. Sarà più complicata la sinergia da creare tra pubblico e privato, però contiamo in primavera del 2022 di iniziare ad allestire le strutture del parco archeologico. Uno dei punti da realizzare è permettere alla proprietà dei terreni una forma di gestione del sito. L’integrazione tra villa e patrimonio vitivinicolo non è impossibile, anche il vino è un elemento culturale, tanto che sul piano etno-antropologico vale quanto l’archeologia.»  

Da sx, Vincenzo Tinè, soprintendente per Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, accanto al sindaco di Negrar di Valpolicella Roberto Grison, durante la conferenza stampa di questa mattina.

L’obiettivo dichiarato è il modello di Marano di Valpolicella, ovvero il tempio di Minerva con annesso parco archeologico: il tutto, insieme al sito delle Colombare, si auspica possa diventare un percorso archeologico (che pare abbia già attirato l’attenzione del nord Europa per quanto riguarda la fruizione turistica), sempre in abbinata con la ricchezza della Valpolicella, il vino.

«Per la ricchezza del patrimonio, il sogno di candidare il territorio a patrimonio Unesco, come accaduto per la Docg del Prosecco, è auspicabile, anche grazie a questi ritrovamenti che rendono unico il contesto», ha inoltre aggiunto Tinè.

Dopo aver sottolineato l’ottima sinergia tra la Società Archeologica Padana, l’Università di Verona e la Soprintendenza, emerge quindi la volontà di promuovere (o, se vogliamo, di far sopravvivere, nda) questo patrimonio legando enogastronomia e cultura, creando così un funzionale (ma molto discutibile) connubio turistico. La possibilità che nella gestione del sito possano intervenire i privati pare una scelta obbligata, dato che dal Ministero sono giunti incoraggiamenti ma non fondi precisi.

Secondo il funzionario archeologo e direttore scientifico dello scavo Gianni De Zuccato, la riscoperta della villa (II-III sec. d.C.) oggi lascia intendere che si tratti di una struttura molto più amplia del previsto. Infatti pare trattarsi di una residenza con peristilio centrale con reminiscenze costruttive e decorative del centro-sud italia e, anche per lui, potrà avere un effetto di volano dell’indotto su tutta la vallata, che si auspica sarà indirizzato dall’amministrazione in un senso ecologico e green.

Uno scorcio degli scavi in corso tra i vigneti, foto dalla pagina Facebook del Comune di Negrar di Valpolicella

Lo scavo in corso, dopo una fase di stallo, è un’indagine ad ampio raggio per identificare quale sia la planimetria reale. In particolare si cercano notizie della pars dominica, l’area signorile del complesso, ma anche delle pertinenze rurali di età romana e medievale, che stanno affiorando. Le novità emerse infatti riportano dei mosaici mai documentati prima, tanto che si dovrà capire se si sia di fronte a stratificazioni temporali differenti una volta fatta la stratigrafia completa.

Come segnalavamo già nell’articolo precedente, il nodo non è la qualità dei reperti archeologici ma le risorse a disposizione per la loro fruibilità. La trasformazione progressiva della cultura in risorsa che deve autofinanziarsi, se da un lato permette allo Stato di risparmiare, dall’altro rende la cultura mero strumento di attrazione turistica. Peccato, perché la cultura non è solo questo.

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