Tre anni per rileggere Dante. Al posto della pace di un hortus conclusus, le mura di una casa circondariale. Dal 2018 la compagnia Teatro del Montorio porta la Commedia, una cantica per anno, tra le persone detenute. Il progetto della direzione del carcere di Verona è realizzato dalla compagnia teatrale Le Falìe con il sostegno della Fondazione San Zeno, la direzione artistica del regista e autore Alessandro Anderloni, mentre le attività laboratoriali sono curate dagli attori Isabella Dilavello e Paolo Ottoboni.

In occasione del Dantedì di giovedì 25 marzo, i partecipanti al laboratorio di teatro hanno registrato il videomessaggio “Libertà va cercando”, in omaggio alla data in cui, secondo gli studiosi, sarebbe iniziato il viaggio ultraterreno della Divina Commedia.

“Dante in carcere”, il viaggio verso la libertà

«In carcere le parole di Dante si incarnano nei corpi e nelle voci delle persone detenute», sottolinea Alessandro Anderloni. «La vicenda umana di Dante è sentita così vicina in quegli spazi: la condanna ingiusta, la cacciata da Firenze, la pena dell’esilio, il vagare in solitudine per le città d’Italia, il mangiare pane salato e il salire faticoso le scale di coloro che diedero protezione e ospitalità a un condannato, rifugiato, migrante.

E infine il riscatto della Commedia, il libro in cui il Poeta ristabilisce la sua verità. In questo anniversario sento che Dante è nelle carceri molto più che sui palcoscenici dei teatri e nelle sale delle accademie. È nelle case e nelle scuole, tra le persone. È “uno di noi” come ha scritto un attore del “Teatro del Montorio” sotto il volto di Dante appeso nella sala prove del carcere».

Dante in carcere” – questo il nome del progetto triennale – mette al centro innanzitutto il confronto con la vicenda umana dell’Alighieri. Ed è inevitabile la riflessione sulla libertà osservata dagli spazi ristretti delle celle, da una distanza resa ancora più grande dalla pandemia. Il bisogno di libertà, cui tornare ad aspirare, anche grazie alla vicenda personale di Dante richiede un personale percorso, come nel viaggio dall’inferno al purgatorio fino a giungere all’“amor che move il sole e l’altre stelle”, con cui si chiude il poema dantesco.

La Commedia, cammino di riscatto

Dalla lettura e drammatizzazione dell’Inferno nel 2019 si è dato vita a Ne la città dolente, uno spettacolo che ha coinvolto diciassette persone detenute e otto studenti delle scuole superiori veronesi, nell’intento di mettere in comunicazione il carcere con la città, di abbattere resistenze e pregiudizi. Nella primavera del 2019 la rappresentazione è andata in scena, in forma itinerante, negli spazi della casa circondariale. Quattro repliche per oltre 500 spettatori hanno percorso i luoghi dell’istituto incontrando le scene della Commedia. Dello spettacolo è stato realizzato un video, che costituisce la base di un documentario triennale sul progetto di “Dante in carcere”.

A fine 2019 ha poi iniziato a prendere forma la montagna del Purgatorio. La seconda cantica rappresenta il cammino di queste anime-persone all’interno di un luogo di reclusione, lungo le sette balze della loro pena, verso il giardino dove Dante ritroverà Beatrice e con lei la libertà.

Poi è arrivata la pandemia, la distanza, il silenzio, e tutti i teatri si sono chiusi. Così nel marzo 2020 il corso è stato sospeso, ma a ottobre si è ripreso a provare. Non potendo però fare spettacoli dal vivo, e non potendo nemmeno accogliere pubblico dall’esterno, così per i tradizionali auguri di Natale alla città e alle autorità si realizza una diretta streaming, in cui è messo in scena un primo studio di un nuovo spettacolo dedicato al Purgatorio.

Un’immagine tratta dalla messa in scena della Divina Commedia, all’interno di “Dante in carcere”

Dagli sguardi dritti in camera, emergono le parole di Virgilio a Catone “libertà va cercando”: sono voci che risuonano di pronunce, cadenze, accenti da diverse parti del mondo. Con i gesti gli attori della compagnia Teatro del Montorio suggeriscono la salita alla montagna, cercando gli abbracci che alle anime purganti, come a loro stessi detenuti, sono negati.

Nel carcere di Verona il lavoro prosegue in questi mesi in vista della primavera quando la messa in scena dello spettacolo dedicato al Purgatorio, che si terrà ancora in modalità on line, chiuderà la seconda tappa del percorso. Subito dopo partirà la terza, per concludere l’intero progetto dantesco a fine 2021.