Verona-Milan: il pallone racconta…
Il Milan non gode di una tradizione favorevole quando si tratta di giocare al Bentegodi, dove ha lasciato ben due scudetti e una stella
Il Milan non gode di una tradizione favorevole quando si tratta di giocare al Bentegodi, dove ha lasciato ben due scudetti e una stella
Quando si parla di Verona-Milan non può che tornare in mente la famosa “Fatal Verona”. Per ben due volte, infatti, i rossoneri, proprio sul terreno del Bentegodi, hanno dovuto dire addio ai propri sogni di scudetto. La prima volta fu nel famoso 20 maggio 1973 quando la squadra di Nereo Rocco, reduce dalla conquista della Coppa delle Coppe del mercoledì precedente contro gli inglese del Leeds, affrontò una squadra gialloblù oramai salva. Sembrava una pura formalità e, invece, si trasformò in una disfatta senza precedenti. La squadra di Giancarlo Cadè ebbe la meglio per 5 a 3 e il Milan, ironia della sorte, oltre allo scudetto ci rimise anche la stella, che arrivò solo sei anni più tardi.
L’altro precedente, non meno importante, è datato 22 aprile 1990. In questo caso, un Verona alla ricerca di punti salvezza, ebbe la meglio sul Milan di Arrigo Sacchi per 2-1 con una rete di Davide Pellegrini segnata nei minuti finali. Il vero protagonista di quella partita fu però l’arbitro Rosario Lo Bello – figlio del ben più noto Concetto – che cacciò dal campo Van Basten, Rijkaard, Costacurta e lo stesso Sacchi. Nonostante la vittoria i gialloblù finirono ugualmente in serie B – perdendo la giornata successiva (l’ultima ndr) a Cesena – mentre i rossoneri, sconfitti, consegnarono lo scudetto nelle mani del Napoli di Maradona.
C’è, però, un altro – forse curioso – precedente che pochi ricordano. Domenica 6 ottobre 1968, il Verona, neopromosso in serie A e allenato anche allora da Giancarlo Cadè affrontò i rossoneri capitanati da Gianni Rivera. La partita, però, fu disputata sul neutro di Brescia in quanto il Bentegodi doveva scontare una squalifica di quattro giornate – quella era l’ultima – comminata l’anno prima per la tristemente famosa bottiglia lanciata contro un difensore del Lecco, che in seguito a quel gesto ci rimise un occhio. Il tema principale di quella giornata era: “chi mai marcherà Rivera?”. Il tecnico gialloblù, dopo lunghe riflessioni, optò per una doppia marcatura – quella che oggi verrebbe comunemente chiamata “gabbia” – da farsi a turno, tra Mascetti e Maddè. La scelta, in un primo tempo azzeccata, si dimostrò purtroppo inefficace. Il “Golden Boy” rossonero, segnò la rete del vantaggio e ispirò gli altri due che consentirono alla squadra di Rocco di vincere per 3-1. L’edizione de “L’Arena” titolò: “Rivera più mostruoso che mai”. Anche il popolo gialloblù, alla fine, pur apprezzando lo sforzo profuso dai gialloblù, dovette inchinarsi davanti a un vero fuoriclasse, uno dei più forti che il calcio italiano abbia mai avuto. Qualche anno dopo, però, lo stesso Cadè, in una calda domenica di maggio, con ancora Rivera in campo, si prese la più grande delle rivincite…
@RIPRODUZIONE RISERVATA