Giorno del Ricordo. Il dramma delle foibe e degli esuli italiani
Il 10 febbraio è la data per ricordare una violenza di cui si parla poco. Intervista video ad Anna Rismondo, esule e testimone.
Il 10 febbraio è la data per ricordare una violenza di cui si parla poco. Intervista video ad Anna Rismondo, esule e testimone.
C’è sempre un qualche angolo di Storia che viene nascosto alla luce della verità. Questo è accaduto agli italiani scappati da Istria e Dalmazia, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, per non morire sotto la dittatura di Tito.
È accaduto alle donne, agli anziani, agli uomini uccisi, torturati, violentati dal 1943 in Istria e Dalmazia, con una sola colpa: l’essere italiani.
È stata un’azione criminale – con alcune migliaia di morti e centinaia di migliaia di profughi – ai danni degli italiani, verso i quali neppure l’Italia è stata generosa.
Accolti male, se non addirittura rifiutati, persino in Italia, gli italiani di Istria e Dalmazia sono la rappresentazione di quanto accade ancora oggi a profughi, migranti, minoranze.
La tragedia delle foibe nella Jugoslavia di Tito e il dramma degli esuli italiani vengono ricordati oggi, 10 febbraio, Giorno del Ricordo.
Il Giorno del Ricordo, è stato istituito nel 2004 per non dimenticare la tragedia delle foibe e il dramma degli italiani che sono dovuti scappare dall’Istria e dalla Dalmazia, dal 1943 al 1947.
Le foibe, con il massacro di migliaia di donne e uomini ad opera dei partigiani di Tito, e il dramma dell’esilio di centina di migliaia di esuli italiani sono infatti al centro del Giorno del Ricordo.
Un giorno per non dimenticare le sofferenze degli italiani che vivevano in pace e in armonia con i cittadini slavi nelle terre – sotto amministrazione italiana sino al 1947 – di Istria e Dalmazia.
Sono quegli italiani che sono stati costretti alla fuga, per chi ce l’ha fatta; o sono stati vittime del massacro ad opera dei partigiani assassini, al soldo del dittatore comunista Tito.
È una pagina di Storia da ricordare.
È una pagina di Storia da ricordare e far conoscere non per coltivare odio e vendetta, anche se le giustizia non ha fatto – come avrebbe dovuto – il suo corso, perseguendo e condannando i colpevoli di violenze, angherie, uccisioni, torture.
È una pagina di Storia da ricordare per rendere verità e rispetto, almeno quelli, alle donne e agli uomini, ai bambini e alle anziane che sono stati costretti alla fuga dalle loro case, in Istria e Dalmazia.
Una verità e un rispetto che meritano – nel doloroso ricordo – anche le migliaia di persone torturate, violentate, gettate vive nelle foibe, grandi inghiottitoi carsici che nella Venezia Giulia, dove furono gettati molti dei corpi delle vittime.
I massacri delle foibe sono stati degli eccidi ai danni di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra, da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA.
Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici, che nella Venezia Giulia sono chiamati “foibe”, dove furono gettati molti dei corpi delle vittime.
Sulla tragedia delle foibe, sul dramma degli esuli italiani da Istria e Dalmazia, sulla difficoltà di essere accolti in un’Italia che non li ha accolti, la Biblioteca civica “Andrea Porta” di Mezzane di Sotto (Verona) ha ascoltato, con un’intervista video, Anna Rismondo (nella foto).
Anna Rismondo è scappata da Rovigno (Istria), a 5 anni, nel 1947, assieme alla madre.
Nella sua intervista, Anna Rismondo parla anche della impossibilità di ricostruire il passato, di ritornare e rivivere il luogo dove si è nati, della difficoltà di essere accolti in quanto “stranieri”.
E parla anche del valore del rispetto della diversità e dell’accoglienza di chi, almeno all’apparenza, ci sembra “estraneo”.
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