Mario Draghi: la panchina più calda
Lo spogliatoio più sgangherato e litigioso d'Europa, le sanzioni dell'Uefa che incombono. Come se la caverà Mario Draghi sulla panchina italiana?
Lo spogliatoio più sgangherato e litigioso d'Europa, le sanzioni dell'Uefa che incombono. Come se la caverà Mario Draghi sulla panchina italiana?
Italiani: popolo di santi, poeti, navigatori e allenatori. Dunque, ora che Mario Draghi sembrerebbe davvero poter diventare il nuovo Commissario Tecnico della nazione, come ve l’immaginate la sua avventura? Come andrà il nostro Special One, tra Recovery Plan e Fair Play Finanziario, sulla panchina più calda d’Italia?
Ecco alcune opzioni.
ARRIGO SACCHI – in un anno e mezzo rivolta questo Paese come un calzino. Insegna agli italiani un nuovo modo di fare politica e a maggio 2023 si va a conquistare l’Europa, passeggiando in finale su quel che resta del blocco di Visegrád. Certo, ci sarebbe quel dettaglio dei tre olandesi da trovare e arruolare alla causa.
GIGI MAIFREDI (versione Juve) – partiamo spavaldi e garruli, tutti uniti e frizzanti. Tempo che passi l’estate e siamo già alle pizze in faccia e alle piccole guerre di trincea. Crisi di nervi, niente coppe e poi si finisce a Quelli che il Calcio a fare le telecronache assieme a Idris.
COACH CARTER – professore come il buon Mario, è l’ultimo a dare fiducia ad una banda di scappati di casa che viene da N sconfitte consecutive. A suon di “suicidi” e disciplina li trasforma in una vera squadra. In palestra come in Parlamento si suda, si vince e si torna anche a studiare. Ci sta pure il discorso ispirato nello spogliatoio e il finale struggente con la sconfitta all’ultimo tiro. Che poi, chissene del campionato. Ha trasformato dei ragazzi in uomini. Ah, l’America. Ah, Hollywood.
IVAN JURIĆ – in questo momento, il Re Mida. Tutto quello che tocca, anche se sono ragazzini all’esordio o vecchi filibustieri dei palazzi romani, si tramuta in oro. Che bello sarebbe. Poi però penso a certa gente che sta in Parlamento, e credo che pure Juric si darebbe alla macchia piuttosto che.
VALERIJ LOBANOVS’KYI – la scienza applicata alla politica italiana. Computer, parametri biologici, test psicologici e allenamenti al limite della resistenza umana. La celeberrima “salita della morte”. Roba che, a confronto col Colonnello, la Troika in Grecia ha scherzato. Dobbiamo solo trovare il nostro Bjelanov per promuovere l’efficienza soviet… pardon, italica, nel mondo.
DAN PETERSON – “Uuuuh, Lipton Ice Tea, fenomenale”. Non c’entra nulla, però immaginatevelo Mario Draghi in bermuda e occhiali da sole a bordo piscina. Ovviamente a Chattanooga, Tennessee.
ZDENĚK ZEMAN – non è mai troppo tardi per cedere al romanticismo. Basta grigi e schematici conti, basta vittorie per 1 a zero senza rischiare nulla dietro. Vuoi mettere che bella una sconfitta 4 a 3 ma col pubblico che torna a casa felice e divertito? Sì, lo so anche io che questa è un’opzione impossibile. Però godrei a vedere tutti gli eletti che fanno i gradoni in Parlamento.
MARCO GIAMPAOLO – perdonate, questa è una fissa personale. Per un uomo incompreso, che attraversa il calcio e la politica inseguendo l’utopia, a prescindere dalle sconfitte e dalle percentuali di voto. Un Fitzcarraldo che prova a far passare la nave oltre la collina. Il Primo Ministro che non china il capo sui libri contabili, ma guarda oltre l’orizzonte dei propri sogni. Perché “chi sogna può muovere le montagne“.
JULIO VELASCO – ha tra le mani una generazione di talenti (e già lì, parliamone) forse inarrivabile. Costruisce una macchina da guerra che detta legge nel mondo, peccato solo per le Olimpiadi. Nella sua seconda vita si ricicla come conferenziere di lusso in giro per il mondo. Come dite? Quel posto è già occupato?
FRANCESCO GUIDOLIN – è bravo, competente, uno che mette serenità in campo e nello spogliatoio. Lo dicono tutti gli addetti ai lavori. Contestato ed esonero ancora nel ritiro precampionato. Vi aspetta su DAZN.
DAVIDE BALLARDINI – prende in mano le macerie e in qualche maniera ci tiene a galla. Una volta salvato il salvabile (o spartito lo spartibile) gli diamo il benservito, tanto ormai sappiamo fare da soli. Sprofondiamo, nuova crisi e lo richiamiamo al timone, poi ancora congedato. E così via, in un eterno roteare attorno a noi stessi senza fare mai un passo avanti. Tipo kebab.
Le carte sono sul tavolo, via al televoto.
At the end, comunque, uno potrebbe anche essere felice per un eventuale Governo Draghi. Felice come può essere quel tifoso a cui hanno finalmente preso l’allenatore top per guidare la sua squadra. Solo che l’allenatore fa l’allenatore, può pure essere bravo, ma in campo (e in Parlamento) ci vanno sempre i soliti peones. Ed è qui che io, scaramanticamente, mi tocco.