Il Pilotòn e il Grande Anello della Storia di Montorio
Alla scoperta del menhir veronese e dell'itinerario di 17 km tra Valpantena e Valsquaranto in un opuscolo di prossima uscita a cura dell’Ottava Circoscrizione.
Alla scoperta del menhir veronese e dell'itinerario di 17 km tra Valpantena e Valsquaranto in un opuscolo di prossima uscita a cura dell’Ottava Circoscrizione.
Già più volte, in altri articoli di “Heraldo”, si è discusso dell’inestimabile ricchezza custodita nella cittadina veronese di Montorio. Da alcuni addirittura definita una “piccola Venezia”, per le sue sorgenti, i corsi d’acqua – i cosiddetti “fossi” – e i laghetti, rappresenta per i veronesi un piccolo angolo di paradiso, ancora sconosciuto ai più.
Montorio non offre solo dei caratteristici scorci paesaggistici, ma anche delle tesori archeologici poco valorizzate e poco noti. Tra questi c’è il Pilotòn. A prima vista sembra un semplice blocco di pietra posto a divisione di due campi, in realtà si tratta di un antico menhir. È posizionato in un avvallamento lungo la dorsale della Prèa Fita, che prende proprio il nome da questo monolite, realizzato in pietra calcarea bianca locale e infisso nel terreno, di origine probabilmente protostorica, come molti se ne trovano in Italia.
Gli esempi più noti sono localizzati in Sardegna ma ve ne sono diversi anche a settentrione. Il Pilotòn, in particolare, sembrerebbe essere connesso, secondo lo storico locale Alberto Solinas, con il vicino castelliere di Monte Pipaldolo, risalente all’Età del Bronzo Medio (circa 3500 anni fa), mentre secondo altri sarebbe databile all’età romana, dato anche il toponimo di quel luogo, Terminòn, da riferirsi al culto del dio Terminus, la divinità che custodiva i confini tra i terreni e le pietre terminali. È interessante notare come, a tal proposito, proprio in corrispondenza del Pilotòn si incontrino cinque diverse strade: per Mizzole, San Fidenzio, Ponte Florio, Montorio, Novaglie.
I menhir possedevano quasi sicuramente un legame con la sfera della fertilità, intesa nel più ampio senso del termine: faceva da sfondo a cerimonie di tipo magico-religioso rivolte appunto a favorire la produttività del terreno ma, al contempo, era connesso anche con la fecondità umana. A questo proposito, una delle leggende legate a questo manufatto prevede che un tempo le ragazze in età da marito, avvicinandosi ad esso, sentissero pronunciare il nome del futuro fidanzato.
Secondo alcune teorie, che hanno peraltro avuto molto successo tra gli appassionati di storia locale, il Pilotòn sarebbe stato utilizzato dagli antichi agronomi romani come punto di riferimento per la fondazione della città di Verona. Il menhir è rivolto infatti verso il punto il cui il sole appare dietro la collina il 21 giugno, solstizio d’estate, e verso la direzione opposta, quella in cui tramonta il sole il 21 dicembre, durante il solstizio d’inverno. Secondo gli studi del professor Umberto Grancelli, inoltre, il Pilotòn rappresenterebbe un punto fondamentale per l’orientamento astronomico di Verona, insieme ad un insieme di castellieri, abitati preistorici e punti di osservazione collocati lungo la dorsale della bassa Lessinia.
Proprio in memoria di questo ruolo che l’antico betilo aveva nei tempi passati agisce il Comitato dei Fossi di Montorio, un’associazione di volontari presieduta da Claudio Ferrari e volta a valorizzare il centro di Montorio, sia nel contatto con le istituzioni sia nell’organizzazione di iniziative ambientali e culturali. Il comitato organizza da circa dieci anni un ritrovo presso il Pilotòn in occasione del solstizio d’estate: centinaia di persone si riuniscono qui per attendere il sorgere del sole, accompagnate da momenti di musica e poesia, quasi a rievocare l’antica destinazione che questo luogo riveste fin da tempi remoti.
Molte sono le idee che il comitato sta cercando di sviluppare per valorizzare, da un punto di vista ambientale, storico e archeologico, questa zona. Prima fra tutte – assieme ad altre associazioni della Valpantena – la pubblicazione di un opuscolo che miri a fornire un inquadramento territoriale, anche grazie alla recente realizzazione del Grande Anello della Storia, un itinerario lungo 17 km che attraversa i luoghi principali della Valpantena e della Valsquaranto, passando anche lungo la dorsale della Prea Fita. L’opuscolo prevederà un inquadramento storico-archeologico dell’area, riguardante le peculiarità della zona e i principali luoghi d’interesse che vi insistono, quali il vicino Castello di Montorio e Forte Preare, e, infine, un breve intervento circa l’etnografia e le tradizioni locali legate a quest’area.
Uno degli obiettivi futuri sarà poi rendere nota alla cittadinanza di Montorio, e di Verona in generale, l’importanza che quest’area riveste fin dall’antichità, anche tramite progetti di valorizzazione e l’organizzazione di eventi o visite guidate, rivolte anche alle scuole.
(Foto di Sofia Bulgarini)
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA