L’amore per un romanzo può spingere una lettrice appassionata ad avvicinarsi all’autore di quel libro, conoscerne la produzione letteraria, la vita, le vicende professionali e personali (scoprendone persino l’intreccio con i lager nazisti), fino a indurla a scriverne una tesi di laurea e poi un libro. È la vicenda di Gloria Mariotti, veronese classe 1995, che si è avvicinata a Mondo Piccolo – Don Camillo per poi scoprire il suo padre letterario e arrivare alla pubblicazione di Pensare con la matita. L’impatto dell’esperienza del lager sullo stile grafico di Giovannino Guareschi, pubblicato da QuiEdit Editoria e Formazione.

Gloria Mariotti

Un contributo, come dice lei stessa, alla diffusione della conoscenza di questo poliedrico personaggio: giornalista, scrittore, umorista e disegnatore, creatore di don Camillo e Peppone e, proprio per questi personaggi è lo scrittore italiano più tradotto del Novecento, dal giapponese al greco antico, passando per tanti dialetti italiani. Per per Gloria l’obiettivo è «guareschizzare le persone». Lo dice sorridendo ma affermando che Guareschi, grazie al suo linguaggio genuino, ora divertente ora commovente, arriva al cuore di tutti, e per tutti riesce a diventare «uno di famiglia», tra sarcasmo e narrazione, sempre in modo gentile.

Un volume tra psicologia e grafica quello di Mariotti, realizzato con il sostegno del figlio del protagonista, Alberto Guareschi, il quale mantiene sempre vivo il ricordo del padre, in quella terra ai confini del Po, a Roncole Verdi, nei pressi di Busseto, con l’Archivio Guareschi e Club dei Ventitré in cui è conservato anche un documento stupefacente: il Grande diario, composto dalle tre agende prodotte durante la prigionia nei campi di concentramento dove Giovannino fu internato dopo l’8 settembre del 1943 come I.M.I., Internato Militare Italiano, per il rifiuto alla collaborazione con la Repubblica di Salò, passando dalla Germania fino alla Polonia, a 35 anni, non perdendo mai pagine preziose che restituiscono oggi il racconto di quei giorni terribili.

Giovannino Guareschi

«Giovannino si è aggrappato a ciò che gli riusciva meglio, divertire tramite i suoi disegni e i suoi scritti,  anche per questo è nato il titolo “Pensare con la matita” – ci racconta l’autrice del libro –. Nei lager è riuscito a barattare il suo pane con pezzi di carta di ogni genere, veri e propri pezzi di fortuna, per narrare ogni giorno i suoi pensieri e i suoi sentimenti nel suo modo, forte, umoristico, utilizzando spesso un linguaggio in codice contro la censura, regalandoci così anche uno spaccato storico della vita nei campi di concentramento.»

E infatti questi fogli sono sopravvissuti con lui fino alla liberazione. «Si tratta paradossalmente dell’esperienza più importante della sua vita poiché in questo contesto ha capito quale potesse essere la sua missione dopo aver “tenuto alto” l’umore e il morale dei suoi compagni di baracca. Nel lager iniziò a farsi carico dei problemi degli altri, sostenendo appunto i suoi compagni internati e cercando di tenerli così aggrappati alla vita.» Per il figlio Alberto chi incontra nella vita suo padre, tramite le sue opere, non se ne stacca più. Ed è proprio così: per Gloria Mariotti la scrittura e il segno di cui si è innamorata sono universali, toccano le corde di chi si approccia a lui per il linguaggio genuino e divertente, ma mai fine a se stesso.

Qual è stato l’impatto dell’esperienza del lager sul suo stile grafico? «Non è certo facile raccontarlo semplificando – conclude Gloria –, ma è di fatto maturato, l’internamento gli ha lasciato un segno indelebile, dal punto di vista umano, che ha avuto ripercussioni sull’esperienza lavorativa: ha elevato il suo lavoro da umorista al nobile intento di sostenere il prossimo, aiutandolo a pensare con la propria testa, tramite la sua produzione grafica e letteraria; la satira si fa più sottile e tagliente, le opere grafiche si impregnano di drammaticità e la sua ricerca di una sintesi tra icona e parola trova l’apice nella sua famosa firma antropomorfa, il segnale più emblematico del suo stato d’animo.»

La firma di Guareschi tratta dalla vignetta dell’immagine principale di questo articolo,
tratta dalla copertina del libro di Gloria Mariotti

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