La farsa di Caserta
Nel recente turno di Lega Pro il mondo del calcio, sicuramente provato da questo periodo di pandemia, ha mostrato uno dei suoi lati peggiori.
Nel recente turno di Lega Pro il mondo del calcio, sicuramente provato da questo periodo di pandemia, ha mostrato uno dei suoi lati peggiori.
Avremmo fatto di tutto per evitarcela sta brutta storia. Speranza vana. In cuor nostro, temevamo infatti che prima o poi il calcio avrebbe tracimato gli argini del buonsenso e ce l’avrebbe offerta sul piatto. E così ha fatto. In una domenica a Caserta dove in scena è andato il teatro dell’assurdo. Commedia farsesca in tempi di pandemia. Casertana-Viterbese, partita del Girone C della Lega Pro, è iniziata con un’ora di ritardo, e questo ci può anche stare; non ci sta che i padroni di casa siano stati costretti a scendere in campo con soli nove giocatori, tre dei quali con la febbre. Sottoposti al tampone dalla ASL locale, i tre sono risultati negativi, quindi si è ritenuto di poter giocare.
Falcidiata dal Covid, ben 15 i positivi, ai quali si sono sommati i tre febbricitanti, la Casertana aveva chiesto il rinvio della partita, ricevendone tuttavia per tutta risposta un diniego sia dalla Viterbese che dalla Lega Pro. Il protocollo è stato applicato rigorosamente alla lettera: ricordiamo che, perché una partita possa essere rinviata, una squadra deve avere meno di 13 giocatori negativi. Del conteggio fanno parte anche squalificati e infortunati. Quindi, secondo il calcolo, la Casertana avrebbe avuto disponibili 16 giocatori. Tanti per poter giocare. Peccato non li avesse. Ma c’è di più. In caso di rifiuto a scendere in campo, la Casertana avrebbe perso la partita 0-3 a tavolino, avendo già fruito del bonus (il rinvio una tantum, qualora quattro o più calciatori della rosa della prima squadra dovessero risultare positivi al virus) in occasione della partita contro il Bisceglie pochi giorni prima. Bel pasticcio.
Dal canto suo, pur avendo vissuto una simile esperienza nella trasferta di Vibo Valentia, la Viterbese ha confermato irremovibile la propria intenzione di giocare. Discussioni, schermaglie a colpi di comunicati, stillicidio di parole: «Il presidente della Viterbese mi ha chiamato alle 14:30 dicendo di non poter rinviare la partita. Mi ha parlato delle sue spese e che non poteva rischiare. È una questione di soldi, allora. Qui si parla della salute della gente. Noi abbiamo 15 positivi su 28 calciatori. Quando si stabilisce il focolaio? Quando in un’azienda vengono trovati dei positivi la chiudono e sottopongono tutti ai tamponi. Noi, ci hanno fatto giocare. Mi vergogno» ha tuonato in serata il presidente della Casertana Giuseppe D’Agostino.
Per la cronaca, la partita è finita 0-3 per la Viterbese: se la Casertana avesse rinunciato a giocare, e questo nessuno glielo vietava, avrebbe ugualmente perso 0-3. E allora, al di là di torto o ragione, tanto è questa la tipica situazione in cui han perso tutti, ne valeva la pena? Non ci si poteva risparmiare una figuraccia simile, evitando almeno di precipitare nella sfera del ridicolo? Brutta storia ed ennesima dimostrazione che, ce ne fosse ancora bisogno, il mondo del calcio i piedi sulla terra non li ha. Dove li abbia, non lo sa nemmeno lui. La ragionevolezza rimane negli spogliatoi, e forse nemmeno lì, confinata come Cristo a Eboli. Il vero problema è questo. E non da ieri a Caserta, purtroppo.