Il pallone racconta: Lazio-Verona
Il 14 aprile 1974, a cinque giornate dal termine del campionato, la Lazio incontra sulla strada dello scudetto il Verona in una partita che è rimasta scolpita nei ricordi dei tifosi biancocelesti
Il 14 aprile 1974, a cinque giornate dal termine del campionato, la Lazio incontra sulla strada dello scudetto il Verona in una partita che è rimasta scolpita nei ricordi dei tifosi biancocelesti
Domenica 14 aprile 1974 era in programma la 25esima giornata del campionato di serie A. Allora, con un torneo a 16 squadre, le partite in calendario erano solamente trenta. A cinque giornate dalla fine, quindi, la Lazio di Tommaso Maestrelli si apprestava a conquistare il primo scudetto della sua storia. Capitanata da “Pino” Wilson e illuminata dal genio incontaminato di Vincenzo D’Amico, aveva nel “povero” Re Cecconi e Frustalupi le menti pensanti e in Giorgio Chinaglia il bomber per eccellenza. Sulla sua strada il Verona, in cerca di punti per la salvezza, allenato da Giancarlo Cadè, che aveva tra i pali il compianto Mario Giacomi, Sergio Maddè e Renato Zaccarelli in cabina di regia e il duo formato da Luppi e Zigoni in attacco. Per la formazione biancoceleste quella partita rappresentava quasi una formalità, dove la vittoria sarebbe servita soprattutto a tenere a bada la Juventus, immediata inseguitrice e principale antagonista per il titolo tricolore.
L’undici laziale di quella incredibile stagione è rimasto impresso nei tifosi come la famosa “Banda Maestrelli”, formata da un gruppo eterogeneo di giocatori all’interno del quale convivevano due opposte fazioni “capitanate” rispettivamente da Chinaglia e Wilson da una parte e Martini e Re Cecconi dall’altra. La storia narra di spogliatoi separati, di sfide con le pistole, di partitelle d’allenamento che diventavano delle vere e proprie battaglie all’arma bianca, ma anche di una squadra che quando si trattava di scendere in campo la domenica diventava unita e compatta come un blocco di granito. Il merito di tutto questo è stato sempre attribuito a Tommaso Maestrelli, indimenticabile condottiero di quella memorabile impresa, che ogni volta sapeva trovare il modo e la maniera per riportare ordine e disciplina.
Quanto successo quella domenica di oltre 46 anni fa rappresenta per i tifosi laziali qualcosa di leggendario, difficile da dimenticare. Il primo tempo, infatti, contro ogni previsione, si concluse con i gialloblù in vantaggio per 2-1 grazie alla rete di Zigoni e a un’incredibile autorete di Oddi, che avevano ribaltato l’iniziale vantaggio biancoceleste nato da un’altra autorete, questa volta opera dello stopper scaligero Aldo Bet. Ironia della sorte l’emozione più grande arrivò al momento dell’intervallo. Mentre i gialloblù si avviano negli spogliatoi, Maestrelli ferma i suoi giocatori, intenti a discutere animatamente tra di loro per lo svantaggio, e ordina loro di rimanere sul terreno di gioco. Wilson & c, quindi, obbedendo con rigoroso rispetto al proprio allenatore, ripresero la via del campo, rimanendo schierati sul terreno di gioco per tutti i quindici minuti di pausa, in attesa del rientro dagli spogliatoi di Mascalaito & c. caricati a mille dall’incessante «Lazio, Lazio!!!» dei sessantamila dell’Olimpico.
Nella ripresa la Lazio, spronata dal sostegno dei propri tifosi, iniziò ad attaccare a testa bassa, trovando prima il pareggio con Garlaschelli e siglando, successivamente, altre due reti con Nanni e Chinaglia, che fissarono il punteggio finale sul 4-2. Il successo di quel giorno, complice il pareggio della Juventus con il Cagliari, a detta di molti rappresentò proprio l’allungo decisivo verso il primo scudetto della storia biancoceleste.
Per quanto riguarda il Verona, infine, la salvezza conquistata all’ultima giornata – come spesso succedeva a quei tempi – si tramutò in un’incredibile quanto inaspettata retrocessione a tavolino per mano della CAF. Per la famosa telefonata tra Clerici – ex giocatore gialloblù, quell’anno in forza al Napoli – e il presidente scaligero Saverio Garonzi, la società venne ingiustamente accusata di illecito sportivo e retrocessa all’ultimo posto della classifica. Questa, però, è tutta un’altra storia…
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