Da “La paura fa 90” a “La paura fa 2020”
"Greenland" con Gerard Butler appartiene al filone dei film "catastrofici". Per gli appassionati del genere
"Greenland" con Gerard Butler appartiene al filone dei film "catastrofici". Per gli appassionati del genere
Cassiere del cinema: «Bentornato, era ora!» Addetto al controllo dei biglietti: «Era ora, bentornato!» Ho evitato di approfondire se l’accoglienza fosse lessicalmente standardizzata per tutti, ma ho come avuto il vago sospetto che non varcavo la soglia di una multisala da un po’ troppo tempo. Bene, era proprio giunto il momento di farsi del male con un bel filmazzo ammerigano, di quelli che l’esplosione viene prima di qualunque altra cosa perché, di solito, è anche l’unica cosa degna di nota della pellicola. Ma sarà così anche per Greenland?
Me li immagino i produttori di questo film:
«Oh raga, se facessimo un bel film catastrofico tipo 2012?!?»
«Ma che, sei scemo? Non pensi che per il 2020 potremmo già essere a posto così con le sfighe apocalittiche? Tra l’altro i Maya ormai hanno la stessa credibilità del Divino Otelma e poi non ci sono più tutti i soldi di una volta per fare un blockbuster di quel tipo…»
«Ascolta, la paura al cinema è sempre servita ad esorcizzare i brutti momenti e per il budget non è un problema: prendiamo attori che parteciperebbero anche alla cresima di tuo nipote dietro compenso dell’accesso al buffet e…»
«Nicolas Cage?!? Ancora lui?!?»
«Ma no, ma no, qualcuno di più credibile e che dia l’impressione di avere ancora il boccone in bocca!»
«Ho capito, l’altro, il guanciottone Gerard Butler…»
«Esatto. Poi tagliamo le scene spettacolari puntando più alla drammaticità della situazione ed è fatta! Che dici?»
«Ma il soggetto? La trama?»
«Ah ah ah, me fai mori’!!! Ti ho detto tipo 2012 e mi parli di trama?»
«Ah già. Quando giriamo?»
Ora, io non vorrei spoilerarvi troppo l’intricatissima storia raccontata da Greenland, perché tanto anticipereste da soli ogni scena e lungi da me dal togliervi quest’unico divertimento, però vi lascio con qualche piccolo flash che vi dirà qualcosa se leggerete queste righe dopo la visione del film, altrimenti saltate pure a piè pari che va bene lo stesso: coppia in crisi, ma fortuna vuole che arrivi la fine del mondo a rinnovare l’amore e a cancellare i tradimenti; figliolo malato, perché tutto il grande Cinema ci insegna che la prole è il vero collante della famiglia, se poi c’è qualche malattia meglio ancora; ok, il ragazzetto perde le medicine esattamente quando lo state pensando, ma la pellicola dura un paio d’ore e potrebbe anche perdere i genitori, tenete duro; l’élite è sempre l’élite e, se ne fate parte, è giusto che gli altri si attacchino al tram o ad altro finché voi vi salvate per ripopolare e ricostruire il pianeta, meglio se con il braccialetto per i “free drink” al polso; Gerard non è il Bruce Willis di Armageddon, ma semplicemente una persona come tante che ha l’unica colpa di essere la causa dell’esplosione di tre aerei solo perché voleva scendere da uno di questi prima del decollo; Gerard non pianta chiodi, ma martelli; la moglie, Morena Baccarin, è quella di Deadpool, ma sono sicuro che molti di voi se la ricorderanno più per la prima stagione di Homeland perché ha sì un bel nasino, ma non scordiamoci anche del resto, tipo le qualità recitative; mettere qua e là qualche faccia conosciuta, che ci rammenti che stiamo guardando un prodotto hollywoodiano che non lesina sui comprimari, va sempre bene, se poi vogliamo pure farli morire ok, nessun problema perché sono stati funzionali quel tanto che bastava; ma dai, c’è anche il ruvido suocero del protagonista interpretato da quel ruvido Scott Glenn con quella sua ruvida faccia che è sempre un piacere ritrovare, chissà se farà il ruvido fino alla fine benedicendo i suoi cari che si allontanano all’orizzonte sopra al suo pick-up imbracciando il suo fucile; va bene che non ci sono più le mezze stagioni e che le stelle comete precipitano come neanche su Betlemme 2020 anni fa, ma se tutti indossano un piumino in Groenlandia perché tu sei lì con la magliettina della salute, visto che abbiamo già detto che non ti chiami Bruce Willis, eh?!? Vuoi forse morire di raffreddore proprio sul più bello? Ah, già: dopo tutti quei mesi di isolamento complimenti per il taglio preciso della tua barba e al tuo rasoio sceivlaicabomber, sei sempre grande Gerard!
Lo so, lo so: se scelgo consciamente di recarmi in sala a vedere un film catastrofico non devo aspettarmi chissà quale raffinatezza, né lamentarmi più di tanto, però il problema di Greenland è che ambiva ad essere qualcosa di un po’ meno fracassone e di un po’ più drammaticamente credibile; peccato che fallisca proprio in fase di scrittura, abbracciando tutti gli stereotipi del genere senza avere la capacità di affrancarsene con decisione e coraggio, precipitando in un déjà vu privo di fuochi d’artificio, malgrado gli infuocati frammenti di cometa.
Un po’ di tensione nel lavoro del mestierante Ric Roman Waugh c’è – soprattutto all’inizio – ma anche se dopo pochi minuti ci si anestetizza, consiglierei di tenersene alla larga agli ansiosi già provati da un anno sufficientemente angosciante di suo. E a chi vuole vedere un bel film, naturalmente.
Voto: 2,5/5
Greenland
Regia di Ric Roman Waugh, con Gerard Butler, Morena Baccarin, David Denman, Hope Davis e Scott Glenn.
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