Ferrari, crisi senza precedenti
Nel GP del Belgio la prestazione delle due Ferrari è stata tra le peggiori di sempre, confermando i segnali di una preoccupante parabola discendente.
Nel GP del Belgio la prestazione delle due Ferrari è stata tra le peggiori di sempre, confermando i segnali di una preoccupante parabola discendente.
Il 65esimo Gran Premio del Belgio, disputato sul mitico tracciato di Spa Francorchamps, ha visto come da copione l’ennesima doppietta Mercedes con dominio incontrastato, già dalle qualifiche, di Lewis Hamilton. Il campione britannico, già saldamente in testa al mondiale piloti 2020, è ora a due sole vittorie dal record assoluto di Michael Schumacher di 91 GP vinti. Manca davvero poco perché diventi il pilota più vincente di sempre.
A differenza di buona parte delle gare disputate in questa stagione, la corsa belga non è stata particolarmente ricca di emozioni, anzi. Complice l’assenza di un vero rivale di Hamilton – anche stavolta il suo compagno Valtteri Bottas non è stato minimamente in grado di contrastarlo, arrivando alle sue spalle sia in qualifica sia in gara – ci sono stati pochi sussulti nelle posizioni subito dietro. Max Verstappen con la sua Red Bull si è attestato al terzo posto in gara, puntellando così la sua ottima seconda posizione in classifica generale, mentre decisamente sorprendente è stato il balzo in avanti compiuto dalla Renault grazie al sempre battagliero Daniel Ricciardo (meriterebbe un top team!) che, protagonista di un’ottima qualifica, ha conquistato un prestigioso quarto posto, segnando tra l’altro le migliori velocità in rettilineo durante tutto il weekend. Nota di merito anche per Pierre Gasly, che con l’Alpha Tauri ha disputato una gara ricca di sorpassi, conquistando un meritato ottavo posto al termine di una bella rimonta.
Tuttavia, la vicenda più eclatante di questo fine settimana a Spa è stata la performance oltremodo deludente della Ferrari, forse la peggiore di sempre. La vettura di Maranello ha palesato carenze importanti di velocità di punta che hanno determinato una qualifica disastrosa col 13esimo di Leclerc e il 14esimo di Vettel, purtroppo confermatisi in gara a posizioni invertite ma con il medesimo piazzamento. I due piloti sono finiti addirittura alle spalle dell’Alfa Romeo di Kimi Räikkönen, dotata dello stesso propulsore della Rossa, che durante gli ultimi giri ha superato sul rettilineo entrambe le vetture. Un segnale, quest’ultimo, che conferma nella Ferrari non solo una mancanza di potenza ma anche una preoccupante carenza nell’efficienza aerodinamica.
Intervistato a fine corsa dalla tv italiana, il team principal Mattia Binotto ha rifiutato l’uso della parola “crisi” per definire l’attuale situazione della sua squadra. Ci chiediamo, a questo punto, come diversamente possa essere definito uno scenario che sulla medesima pista, ha visto la Rossa passare nel breve giro di un anno dal dominio (pole e vittoria di Leclerc nel 2019, ndr) con successivo secondo posto nel mondiale, al recente piazzamento fuori dalla zona punti accompagnato dall’attuale misero quinto posto nella classifica iridata costruttori. La SF1000 è significativamente più lenta non solo della concorrenza diretta (1,7 secondi il distacco dalla Mercedes in qualifica) ma anche della stessa vettura della scorsa stagione. Ci troviamo di fronte, quindi, a un tonfo tecnico che sembra non avere precedenti. La verità è che la situazione a Maranello appare allo sbando, solo i piloti sono forse gli unici esenti da colpe. La crisi c’è tutta e, come detto in altre occasioni, ha a che vedere principalmente con la sua dirigenza, nella fattispecie con chi ha preso il posto del compianto Marchionne, avallando determinate scelte sia in ambito tecnico sia nella gestione della Scuderia.
La Ferrari e il suo azionista di riferimento FCA, peraltro, sembrano contare meno a anche a livello politico. Nella vicenda del ricorso alla FIA contro la Racing Point, infatti, molti teams si sono progressivamente sfilati dalla linea intrapresa dalla scuderia italiana mentre sulla decisione della Mercedes di inserire nel nuovo Patto della Concordia (l’accordo quinquennale recentemente rinnovato tra team e gli americani di Liberty Media, organizzatori del mondiale di F1 ndr) una clausola contenente la possibilità per ogni team di uscire dal circus, dando un congruo preavviso, l’opposizione presentata dalla scuderia italiana non ha trovato supporto negli altri costruttori che si sono adeguati alla volontà del più forte.
Ora la Formula 1 farà tappa in Italia prima a Monza, mentre la domenica seguente, ci sarà il debutto assoluto dell’autodromo del Mugello, con l’inedito Gran Premio di Toscana. Per la Rossa si tratta, di fatto, di due gare in casa, la prima per la sua storia gloriosa – lo scorso anno ci fu la splendida vittoria di Charles Leclerc – la seconda perché il circuito toscano è da tempo di proprietà proprio della Ferrari. Al Mugello, dopo tanta attesa, sarà consentita per la prima volta quest’anno la presenza del pubblico sugli spalti, seppur limitata a 3.000 persone. Una gradita novità, quest’ultima, che speriamo sia di buon auspicio, soprattutto in vista di un progressivo ritorno alla normalità post Covid. Per il ritorno alla vittoria della Rossa, invece, temiamo ci sia ancora molto da aspettare.