Simona e il cucito per tutti
Faceva ricerca su Intelligenza Artificiale. Ora è sarta e imprenditrice di se stessa. Dalla Sicilia a Verona, la storia di Simona Ullo.
Faceva ricerca su Intelligenza Artificiale. Ora è sarta e imprenditrice di se stessa. Dalla Sicilia a Verona, la storia di Simona Ullo.
Simona ha le idee chiare. Siciliana verace, veronese d’adozione, con un salto nel buio è passata dalla ricerca accademica sull’intelligenza artificiale al fashion designing e sartoria artigianale, con una missione ben precisa: rendere il cucito alla portata di tutti.
Parlaci di te, Simona, dove sei nata e cresciuta e cosa volevi fare da grande?
«Siciliana di nascita e cuore sono nata a Messina e cresciuta con le idee piuttosto chiare di quello che avrei voluto fare da grande. All’ultimo anno di scuole medie quando le insegnanti dicevano a mia mamma che sarei stata perfetta per un liceo classico o scientifico io le dissi “Mamma, io voglio fare una scuola che mi faccia imparare una professione”.
Erano i tempi in cui davvero usciti da un istituto industriale si andava subito a lavorare e a me piacevano i computer quindi la scelta per me era ovvia.
Ora del diploma era già cambiato tutto, l’università non era più un optional e, a dirla tutta, io avevo voglia di continuare. Sebbene una parte di me sognasse di fare l’egittologa, la strada era già spianata e mi trasferii a Catania per studiare ingegneria informatica.
Da lì vinsi una borsa di studio per un dottorato di ricerca in visione artificiale e mi trasferii a Genova nel 2011. Ho vissuto a Genova per i successivi 5 anni, lavorando come ricercatrice dopo il dottorato. Fino a che mi sono detta che avevo bisogno di un cambiamento…radicale.»
Quale cambiamento? Cosa fai oggi, raccontaci della tua attività.
«Già nell’ultimo anno di lavoro nella ricerca le cose non mi andavano più bene. Ero appassionata di quello che facevo (studiavo un ramo di intelligenza artificiale applicata alle neuroscienze) ma cominciavano a starmi stretti i meccanismi perversi dell’ambiente accademico. Sapevo che se avessi voluto continuare in quell’ambito avrei dovuto viaggiare ogni 2/3 anni e, dopo un’esperienza di 6 mesi a Londra e qualche viaggio per conferenze sentivo di voler mettere radici in un posto da poter chiamare casa.
Nel 2014 ho sposato un veronese collega di dottorato ed entrambi eravamo stufi di quella vita. Per un po’ ho cercato lavoro nella zona di Verona quando il mio contratto era in scadenza ma le opzioni erano poco stimolanti e io avevo bisogno di un lavoro creativo. Nel frattempo a dicembre 2014 avevo deciso di fare dei regali di Natale fatti a mano, così avevo rispolverato la macchina da cucire, regalo di mia mamma, che era stata impacchettata in garage per un intero anno. Da lì in poi non l’ho più messa via!
Il 2015 è stato l’anno in cui ho sperimentato con il cucito sartoriale, cucendomi dei vestiti. Inizialmente facevo tutto da completa autodidatta ma col passare dei mesi mi sono appassionata sempre più e ho deciso di fare dei corsi online di sartoria e modellistica su una piattaforma americana. Cucivo nei ritagli di tempo, nel weekend, la sera tardi, sempre compatibilmente col mio lavoro full time nella ricerca. A un certo punto mi sono resa conto di riuscire bene e ho pianificato il mio salto nel buio: reinventarsi completamente a 30 anni e diventare una fashion designer. A marzo 2016 con mio marito abbiamo rifiutato un’estensione di contratto, ci siamo trasferiti a Verona ed è iniziata la mia avventura con The Yellow Peg.»
Prima di tutto da dove deriva il nome?
«In inglese c’è un’espressione “shopping off the peg” che vuol dire fare shopping dalle grandi catene dove tutto è fatto in serie e con poca cura. The Yellow Peg si contrappone a questa filosofia abbracciando una moda sostenibile e, visto che intraprendere questa attività come imprenditrice di me stessa è stata una scelta di felicità, il giallo – colore della felicità – non poteva mancare!
The Yellow Peg, in pratica, è un brand di moda sostenibile e fai da te. La linea TYP/clothing è abbigliamento e accessori fatti a mano con tessuti naturali e un gusto un po’ retrò. La linea TYP/patterns è invece dedicata al cucito sartoriale fai da te con cartamodelli e kit di cucito. La mia missione è rendere il cucito alla portata di tutti, per questo faccio anche corsi online o in presenza per chi vuole imparare a cucire il proprio guardaroba sostenibile.»
Cosa rappresenta per te la tua impresa?
«Rappresenta una scommessa, una sfida, il mio nuovo mondo in cui mi sembra di esserci da sempre anche se sono passati solo 4 anni e poco più. Oggi non potrei immaginarmi a fare nient’altro e la vittoria più grande è pensare di essere riuscita a fare un salto nel buio che adesso sta dando grandi soddisfazioni.»
Se dovessi descrivere la tua attività con 3 parole chiave quali sarebbero e perché?
«Direi sostenibilità, personalità e felicità. La sostenibilità è sicuramente il fulcro del mio lavoro, ho scelto di lavorare in questo ambito perché per me è importante vestirsi bene con uno sguardo all’ambiente e al benessere della persona, senza gli sprechi e gli acquisti compulsivi. In questo il cucito e la moda fai da te, gli aspetti più importanti della mia attività, hanno un ruolo centrale.
Personalità perché il motto di The Yellow Peg è “cuci il tuo stile, vesti i tuoi sogni” che si traduce nel fare della moda l’affermazione di ciò che siamo e indossare abiti che ci rappresentino davvero.
Felicità perché mi piace pensare che chi entra nel mondo TYP si lasci contagiare da un sorriso per la consapevolezza che non c’è niente che non sia alla nostra portata, perché i limiti spesso sono solo quelli che ci creiamo da noi.»
Se dovessi descrivere te stessa con 3 parole chiave, quali e perché?
«Determinata, sognatrice, chiacchierona.
I sogni mi hanno guidata tutta la mia vita e non potrei vivere senza, la determinazione mi ha portata fin qui scommettendo tutto su un lavoro nuovo e ripartendo da zero.»
Quali sono le fatiche maggiori nell’essere imprenditrice di te stessa?
«Sicuramente essere all’altezza delle proprie aspettative. Siamo i boss peggiori di noi stessi: pretendiamo sempre di più, non ci accontentiamo mai e siamo i più critici!
Poi chiaramente c’è la gestione del tempo: mi sono sempre occupata di tutti gli aspetti della mia attività che è davvero un one woman show: dalla parte creativa a quella logistica, alla comunicazione, passando per fotografia, produzione e molto altro. E adesso che sono diventata mamma è tutto ancora più complicato da gestire.»
Come hai superato la fase di lockdown e ora cosa ti aspetta nel lavoro?
«Sapendo di voler diventare mamma avevo già pianificato di spostare buona parte della mia attività online, soprattutto nell’ambito della formazione con i corsi di cucito. È stata una scelta chiave che si è rivelata fondamentale durante il lockdown, quando tante persone hanno trovato il tempo di dedicarsi a passioni che desideravano coltivare da tempo ma non riuscivano a inserire nella routine di tutti i giorni, come il cucito.
Paradossalmente il lockdown ha introdotto al cucito tantissime persone che lo tenevano come sogno nel cassetto. Io ero in maternità ma ho comunque continuato a seguire le richieste e curare la parte online del mio lavoro, per cui mi ritengo fortunata. Tutto sommato il lockdown ha avuto un impatto positivo sul mio lavoro così come l’avevo impostato pur non essendo consapevole ovviamente che sarebbe avvenuta una cosa simile.
Adesso le attività procederanno nella stessa direzione, dando più spazio ai corsi di cucito, online e di persona (non appena la situazione sarà migliorata). A giugno abbiamo girato le riprese dei nuovi corsi che usciranno in autunno e io sono già nel misto di impazienza e ansia che precede ogni lancio.»
Come e perche’ sei finita a Verona?
«Tutta colpa di mio marito!Volevamo avere almeno una delle due famiglie vicino. Visto che la mia è in Sicilia e lì le opportunità lavorative sono, ahimè, quelle che sono, abbiamo deciso di fare base qui, vicino ai suoi.»
Cosa ti piace di questa città?
«Adoro passeggiare per le strade del centro. Potrei percorrerle dieci, cento, mille volte e non mi stancherebbero mai. È una città piccola, tutto sommato a misura di cittadino ed è qui che la mia attività è sbocciata!»
Se c’e’, cosa non ti piace o cambieresti?
«Da siciliana sono molto aperta ed espansiva e mi manca un po’ quel modo di interagire con gli altri, persino estranei!
C’è un po’ di distanza interpersonale e c’era già anche prima dell’epoca Covid. Per me è stato un piccolo shock culturale ma ho anche capito che semplicemente qui le persone hanno bisogno di più tempo per aprirsi.
Mi piacerebbe anche vedere la stessa cura che c’è in centro storico fuori dalle mura della città, sarebbe bello se ci fossero più aree verdi, renderebbero Verona ancora più bella!»
Hai vissuto mi pare anche un po’ all-estero per studio, non hai mai pensato “rimango fuori Italia”?
«Sì, prima di viverci però. Ho vissuto 6 mesi a Londra e visitato gli USA in più occasioni. Ogni volta ho vissuto l’esperienza con apertura e curiosità ma mi sono resa conto che non avrei cambiato l’Italia, con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, con nessun altro luogo.
Qui mi sento a casa, nel bene e nel male. Qui ci sono le mie radici, il mio cibo, la mia lingua e tante meraviglie che fanno del nostro paese un posto speciale. Ci sono anche tanti “ma” e “sarebbe bello se” ma prevale il lato umano cui come italiana faccio fatica a rinunciare.»
Un augurio alla te stessa di tra 20 anni…
«Continuare a (in)seguire i miei sogni e insegnare anche a mia figlia che non ci sono limiti per realizzarli.»
Trovate Simona e The Yellow Peg su Instagram.