Diamo credito a D-hub
E' tempo di dare credito a chi ne ha bisogno. D-hub, progetto sociale per donne in difficoltà lancia una campagna per andare avanti.
E' tempo di dare credito a chi ne ha bisogno. D-hub, progetto sociale per donne in difficoltà lancia una campagna per andare avanti.
Siamo in reclusione causa covid-19 da alcune settimane e giorno dopo giorno chi ha una impresa, un negozio, una azienda o un progetto vede nella rete, una rete dai mille significati, una via di uscita. Un modo per tornare a lavorare, per sopravvivere, per non darsi per perso e per rivedere la propria attività sotto un altro punto di vista. E così se molti si reinventano con il delivery c’è chi, invece, si reinventa con creatività per continuare a sostenere chi ha ancora più bisogno di sostegno in questo periodo difficile.
D-hub è un progetto veronese che da anni sostiene donne in situazioni complicate insegnando loro un mestiere, la sartoria, e vendendo i prodotti sartoriali che sono, appunto, il frutto di mestieri rinnovati e vite rinate. Da un po’ D-hub gestisce anche il progetto di sviluppo di comunità al Giardino Ex Nani con una animatrice e due appartamenti per l’autonomia di madri sole.
Maria Antonietta Bergamasco, che tra l’altro è tra le più attive sostenitrici della social street di via XX Settembre, ne è anima e cuore e in quarantena non si è fermata. «Quando è iniziata l’emergenza covid-19 e sono arrivate le prime informazioni di lockdown, che ci hanno portato prima a chiudere il giardino Ex-Nani in via Venti Settembre – spiega Maria Antonietta – e poi i laboratori di inserimento lavorativo in via Trezza, abbiamo avuto un momento di sconforto, una sorta di “Ma proprio adesso”?».
Nei mesi precedenti il team di D-hub aveva, infatti, lavorato moltissimo sul lancio e rilancio di alcune loro attività, come la sartoria sociale e un progetto di animazione di quartiere ai giardini Ex-Nani che, oltre a portare a uno sviluppo di comunità a livello locale, avevano lo scopo di aumentare impatto sociale e dare una concreta risposta a bisogni emergenti di persone in difficoltà che non trovano nei consueti canali una possibilità di crescita e sviluppo personale. «Abbiamo avuto, insomma, una forte sensazione di arresto – prosegue la Bergamasco – in un momento di crescita necessaria per noi e per le donne che incontriamo e che affianchiamo quotidianamente nei loro processi di inclusione.»
Il disorientamento iniziale dato dall’affrontare una situazione mai vissuta prima ha rischiato di bloccare tutto e tutti ma la forza di volontà ha vinto e la voglia di ricostruire ha prevalso. Nonostante la fatica di pensare a come coprire le spese, affitti, materiali e tanto altro Bergamasco aggiunge che «ci ha rattristato molto non poter essere vicine alle “nostre” donne. A me, infine, pesa avere dei dipendenti che, ho realizzato molto bene in questo momento, da me dipendono. Tuttavia, ho rinforzato anche molto bene in questo momento, dipendono da me che sono parte di un’associazione e, quindi, dipendono da noi.»
È nata così la scintilla della creatività per supportare le donne a distanza con telefonate, videochiamate, con la creazione di un gruppo Facebook «per vivere virtualmente quello che D-hub avrebbe fatto al Nani con i video “Cuarantena” con Candela, speciale collaboratrice e attivatrice di comunità, il rinforzo della rete del Privato Sociale, l’idea di lanciare in quartiere la spesa sospesa, la riorganizzazione dei compiti (se non sei perfetta nel principio di delega, il Coronavirus aiuta!)… insomma, non abbiamo smesso di lavorare per niente!»
Il problema economico rischia di durare ancora a lungo, quindi le ragazze di D-hub hanno pensato alla campagna «Diamoci credito». L’idea nasce dalla social street «Barbara, una socia, collaboratrice e residente del quartiere, che ha invitato i residenti, nella social street, a sostenere l’economia locale che rischiava di fermarsi. Abbiamo pensato che questo è un aspetto macro, che diventa lampante ora, ma che può essere una pratica che va oltre questo momento di criticità. Ci siamo dette che se l’atelier era pronto con i suoi prodotti e il Nani era pronto con i suoi eventi, non restava che… promuoverli e dare così un segnale che non ci si ferma e tutto continua, anche a chi non riesce a vedere esattamente che il privato sociale, piccolo, fondamentale e bello, continua a vivere e a sostenere il tessuto sociale, anche nelle difficoltà.»
Quindi in pratica come funziona? Si può dare a D-hub un credito monetario, con una donazione che, quando l’emergenza sarà finita, si trasformerà in un credito da usare per gli accessori che producono, le riparazioni sartoriali e alcuni dei laboratori che promuoveranno all’Ex-Nani. Con questi soldi pagheranno non solo le spese dell’impresa (sarta, art director, affitti…), ma sosterranno anche la parte educativa in altri progetti come un co-housing diffuso, dedicato a madri sole o bisogni emergenti di questo momento.
Si tratta di 15 euro per permettere un’ora di affiancamento tecnico in laboratorio e di facilitazione di creazione di comunità, in questo momento usando le videochat e altre modalità online, 20 euro per affiancamento educativo, 30 euro un buono spesa per le donne che DHub segue, 40 euro un mese di assistenza e riparazione dei macchinari, 60 euro una settimana di affitto della sartoria, 120 euro una settimana di affitto dell’atelier.
Si può donare con bonifico intestando a Associazione Promozione Sociale D-hub IBAN IT 60B0831511701000000230583 con la causale come contributo liberale Diamoci Credito e inserendo proprio indirizzo email. O usando PayPal con la stessa causale.
«Vorremmo che questo non fosse un contributo a fondo perso, ma un’azione di vicinanza a un sistema economico che sovverte le normali leggi del mercato, per creare un modo di lavorare altro, che in questo momento sta riguardando sette persone – conclude Maria Antonietta – e vorremmo anche che fosse un segnale, perché chi dà credito a noi, compatibilmente con il momento che stiamo vivendo, possa dare credito anche ad altre realtà artigianali e di ristorazione del territorio, perché è giusto che lo Stato supporti questo momento, ma è fondamentale ricordarci che siamo stato, con le nostre decisioni e stili di vita.»