Riassunto dei due capitoli precedenti della nuova, claudicante trilogia. Dalla Morte Nera viene chiamato a inaugurare un nuovo corso il regista J.J. Abrams, amante del Cinema di Spielberg, che vorrebbe tanto essere Spielberg, ma che Spielberg non è. Però fa sempre del suo meglio e il suo meglio è spesso apprezzabile soprattutto per nostalgici motivi e per l’entusiasmo da fan che ci mette nelle sue opere.

Dopo aver riportato con successo Star Trek al cinema, il ragazzone prende in mano il franchise fantascientifico della concorrenza, diventato nel frattempo di proprietà della Disney, accetta alcuni (troppi?) compromessi e realizza uno scoppiettante primo episodio che piace anche a chi non si rende conto che non è altro che un remake del capostipite di Lucas. Ma vabbè, pazienza, Star Wars – Il risveglio della Forza (2015) è comunque un bel vedere.

Poi arriva Rian Johnson, reduce dai successi interplanetari di pellicole viste in tutto il suo condominio (a parte Looper del 2012 che a qualcuno di Hollywood stranamente piacque, malgrado fosse scritto piuttosto male) e gli lasciano scrivere e dirigere un giocattolo da qualche fantastilione di dollari, ovvero Star Wars – Gli ultimi Jedi (2017). Johnson ci crede tantissimo e pensa pure di essere un bravo regista e un bravo sceneggiatore, ma purtroppo non è né l’uno né l’altro; con la giustificazione – mai firmata dai genitori e neppure dall’ultimo dei fan della saga – dell’innovazione a ogni costo, realizza un secondo capitolo imbarazzante per dialoghi e situazioni, svilendo il lavoro di resurrezione fatto precedentemente da J.J., tanto che durante la visione i commenti che serpeggiano in sala tra gli spettatori vanno da «Avrei preferito che a dirigerlo fosse il ragazzo del catering» a «Ma è Balle Spaziali? Perché fanno tutti battute cretine?», da «Alla Disney devono essersi fumati Paperoga» a «Se solo avessi investito gli otto euro del biglietto in un kebab con cipolle avrei avuto meno problemi di digestione». Insomma, un successo. E sì, invece un successo lo è stato ugualmente perché hey, chi vuoi che si perda un nuovo Guerre Stellari, anche se gli amici fidati ti dicono che fa schifo? Mica vorrai essere l’unico sfigato a non averlo visto!
In pratica Johnson riesce nella non facile impresa di scontentare un po’ tutti e incasina una trama già di suo ridondante (in realtà è sempre quella dei buoni contro i cattivi, ma per realizzare una saga infinita le acque bisogna confonderle un po’) con elementi che persino gli sceneggiatori di Lost devono ancora comprendere.

Finalmente giungiamo al terzo capitolo e torna al timone J.J. che fa quel che può per sistemare il pasticcio dell’incapace collega, anche se ormai è palese a tutti che con la nuova trilogia nessuno ha mai avuto ben chiaro cosa fare (a parte i soldi), navigando sempre a vista nell’epoca di Google Maps dove invece una visione d’insieme avrebbe aiutato non poco.
Quindi J.J. Abrams ritratta, ricuce, sistema, cancella, copia&incolla e, ok, noi vogliamo credergli perché si vede che sta facendo del suo meglio, perciò gli si abbona la prima parte di spiegoni e revisioni, per poi goderci la seconda dove la sua idea di epica lens flare ci conduce al gran finale che naturalmente non spoilererò.

Una faticaccia. I bei momenti ci sono – su tutti il rapporto tra i due protagonisti Rey e Kylo, quest’ultimo finalmente maturato e meno frignone –, ma tra le troppe cose da sistemare e i colpi di scena eccessivamente sbrigativi il rischio è che le emozioni siano appaganti quanto una sveltita in un bagno della Cantina di Mos Eisley, quando invece i very very fan vorrebbero vivere una vera, grande, spaziale storia d’ammmore durante l’ascesso di Skywalker.

Ci accontentiamo? Per ora nì, ma attenzione cara Disney, che ti teniamo d’occhio…

Due note a margine (tra le mille che ci sarebbero da dire, ma lo spazio non è infinito e l’iperspazio nemmeno).
NOTA UNO: «Scusa, ragazzo delle pulizie che con il moccio al naso mi stai pulendo lo studio, verresti qui a doppiarmi un paio di personaggi secondari del film?». No, seriamente: ma a chi hanno fatto doppiare tutte le voci originali che non siano quelle dei protagonisti? Ma scherziamo?!? Io vi denuncio, ma come vi permettete?

NOTA DUE: Alla Disney hanno il pallino del politically correct a ogni costo quindi, mentre durante i festeggiamenti c’è chi si abbraccia virilmente o affettuosamente, perché non inquadrare due donne che si baciano? Si chiama “normalizzazione”, ovvero far accettare l’omosessualità a tutti e la cosa è tanto lodevole quanto forzata in talune occasioni, tipo questa. Che poi, dai, i rapporti tra donne son stati metabolizzati dall’uomo della strada fin dal primo filmetto porno in VHS passato tra i banchi di scuola, semmai è l’amoreggiamento tra uomini che è ancora difficile (ahimè!) da far digerire, almeno finché non sarà Ferzan Özpetek a dirigere una nuova trilogia. Archiviata la scena come “gratuitamente necessaria” in questo frettoloso contesto, direi che all’ufficio preposto di Casa Disney su ‘ste cose dovrebbero lavorarci su un pochino meglio, altrimenti si rischia di ottenere l’effetto opposto e i bambini poi non crescono e diventano tutti degli Ewok.

Voto: 3/5

Star Wars – L’Ascesa di Skywalker
Regia di J.J. Abrams
Con Lupita Nyong’o, Mark Hamill, Oscar Isaac, Keri Russell, Adam Driver, Richard E. Grant, Domhnall Gleeson, Daisy Ridley, Carrie Fisher e Billie Lourd