La nuova “Madama Butterfly” al Filarmonico
Domenica 15 dicembre, alle 15.30, il capolavoro pucciniano debutta nella coproduzione della Fondazione Arena con la Hrvatsko Narodno Kazalište di Zagabria.
Domenica 15 dicembre, alle 15.30, il capolavoro pucciniano debutta nella coproduzione della Fondazione Arena con la Hrvatsko Narodno Kazalište di Zagabria.
«Sono molto orgogliosa di portare al Filarmonico Madama Butterfly, con cui non ho mai avuto modo di cimentarmi. Nutro molta ammirazione per le interpreti di quest’opera amatissima.» La sovrintendete Cecilia Gasdia presenta il nuovo allestimento del capolavoro pucciniano, che debutterà domenica 15 dicembre alle 15.30. Con questa produzione si concludono la stagione della Fondazione Arena di Verona e il percorso nella grande Opera italiana tracciato dalla rassegna autunnale “Viaggio in Italia”, con un cast ricco di nomi affermati e giovani di talento da tutto il mondo. «Quest’anno siamo riusciti a tornare al lavoro dei dodici mesi, dopo tre anni di risanamento – aggiunge Cecilia Gasdia –. Il bilancio della stagione invernale, unita al Festival in Arena, è molto positivo.»
La tragedia giapponese di Puccini, intima e appassionata, sul palcoscenico del Filarmonico è comparsa di rado: solo nel 1982 e nel 1991 il pubblico veronese ha potuto apprezzare in uno spazio raccolto la vicenda della fragile eppur coraggiosa Cio-Cio San. Dopo diciotto anni dall’ultimo allestimento, Fondazione Arena ha prodotto questo nuovo spettacolo insieme alla Hrvatsko Narodno Kazalište di Zagabria, con cui fanno il loro esordio veronese il regista Andrea Cigni e il team creativo composto da Dario Gessati, scenografo, e Valeria Donata Bettella, costumista, insieme all’areniano Paolo Mazzon alle luci.
«La produzione nasce da un’attenta riflessione sia sul significato di geisha, dal considerarla una figura attuale all’interrogarsi sulla sua funzione odierna, sia sulla storia raccontata – spiega Cigni –, valutandone bene gli elementi narrativi (proposti in chiave contemporanea) affinché si possano cogliere le affinità della vicenda col mondo moderno, senza però tradire quegli usi e costumi tradizionali che fanno ancora parte della civiltà nipponica». Il regista, dopo un accurato lavoro di ricerca e di confronto, ha deciso di allestire un bosco poiché «nella cultura nipponica il contatto con la natura, tramite case isolate, costruite al centro di piccoli laghi, in cima a colline remote o nascoste tra i boschi, e la presenza della natura stessa sono un ottimo “contenitore” di vicende personali e di complesse situazioni affettive o sociali – prosegue –. Credo che ambientare Madama Butterfly in una foresta giapponese restituisca appieno queste sensazioni. Nella regia si lavora sull’evocazione, sulle sensazioni e sugli stati d’animo, dunque anche cercare l’atmosfera giusta per lo svolgimento di un’azione diventa un lavoro delicato e prezioso».
La vicenda di Madama Butterfly è nota: la quindicenne Cio-Cio San viene presa in moglie, acquistata insieme alla casa giapponese, dal marinaio F.B. Pinkerton, il quale ripartirà presto per gli Stati Uniti per ritornare Un bel dì dalla sua “tenue farfalla” solo tre anni dopo, con un colpo fatale per la speranza di lei. Il compositore conobbe il soggetto dal nuovissimo lavoro teatrale di David Belasco, mentre si trovava a Londra per la prima inglese di Tosca, e subito conquistato si mise al lavoro coi fedeli Giacosa e Illica: la Butterfly vide la luce nel 1904 alla Scala di Milano – tra gli interpreti vi erano Rosina Storchio e il tenore Giovanni Zenatello, che avrebbe fondato il Festival areniano nove anni dopo –. Alla prima però l’opera non piacque e Puccini ritoccò la partitura in altre quattro occasioni fino al 1920 ma in sostanza l’opera che si conosce oggi è quella che trionfò a Brescia pochi mesi dopo la stroncatura scaligera, grazie anche alle minuziose ricerche del genio lucchese sul Giappone e sulla cura della realizzazione scenica, per cui lasciò ampi e dettagliati scritti.
È proprio il soprano giapponese Yasko Sato a vestire i panni della protagonista Cio-Cio San sul palcoscenico veronese alternandosi con Daria Masiero. Debutta al Filarmonico il tenore Valentyn Dytiuk, che insieme a Raffaele Abete dà voce a F. B. Pinkerton; tornano gli acclamati baritoni Mario Cassi e Gianfranco Montresor come Console Sharpless accanto alla Suzuki di Manuela Custer e al Goro di Marcello Nardis. Completano il cast Lo zio Bonzo di Cristian Saitta, Il Principe Yamadori di Nicolò Rigano, Lorrie Garcia come Kate Pinkerton, Salvatore Schiano di Cola come Commissario imperiale, Maurizio Pantò come Ufficiale del registro, Sonia Bianchetti ed Emanuela Simonetto come Madre di Cio-Cio-San e Manuela Schenale come Cugina di Cio-Cio-San. Il Coro, preparato da Vito Lombardi, insieme all’Orchestra della Fondazione Arena, è guidato dal maestro Francesco Ommassini, più volte apprezzato sul podio dei complessi artistici veronesi.
Repliche: martedì 17 alle 19, giovedì 19 alle 20.00 e domenica 22 dicembre alle 15.30.
Per informazioni e biglietti: www.arena.it.