Poveri, falsi e fragili miti bruciati in fretta. La storia di Cibo, il writer veronese, ripete stancamente un canovaccio a cui certa sinistra si aggrappa in assenza, pare, di più profondi riferimenti politici e culturali. Il “vuoto” ha prodotto l’icona Cibo, assurto a rango di maître à penser perché cancella le svastiche. Gesto nobile e politico, anzi “prepolitico” (direi civico), certo, ma pur sempre un gesto confinato in un solo e specifico talento (quello di writer), non sufficiente insomma per definire Cibo leader o influencer di una parte del mondo progressista, con tanto di interviste sui media nazionali e presupponenti “testimonianze” manichee su argomenti complessi che investono un’intera città sovente rappresentata con comodi e pigri cliché. Al netto di certi passati deliri da social (sic), che si commentano da soli e su cui si è già detto molto, non ho riscontri, per dire, che il nostro si sia mai prodigato nell’esegesi de Il Capitale di Marx o abbia rivisitato l’opera gramsciana. Non noto nemmeno pensieri o ragionamenti particolari. È questa la leadership nell’epoca dei social network? Ma Cibo – benedetto ragazzo! – è riuscito senza volerlo pure nell’impensabile. Trasformare improvvisamente una parte del mondo di destra – quello che strizzava l’occhio anche al Congresso delle Famiglie, sede in cui tra le altre cose il leader del Family Day (leggo su “Open”) disse che «l’aborto è un omicidio di un bambino in utero» – nel paladino del pensiero liberal e dei diritti delle donne. Non vorremmo certo pensare che questa mutazione sia sospetta e strumentale e quindi auspichiamo sia solo l’inizio e che i diritti delle donne (tutti) siano difesi sempre e non solo quando c’è da centrare un bersaglio. Ne guadagneremmo tutti. Certo, se si accusa Cibo (a mio avviso giustamente) di non essere più credibile in certe battaglie, è altrettanto giusto monitorare la credibilità di chi – nell’attaccare un writer – si batte per la libertà e autodeterminazione femminile e poi sostiene certi ambienti ultraconservatori. Un equivoco da superare.