La grande ammucchiata
Imprevista frenata del Chievo a Trapani. Una sconfitta che può servire da lezione
Imprevista frenata del Chievo a Trapani. Una sconfitta che può servire da lezione
Dalle sconfitte si impara e si cresce. È la lezione che il Chievo porta a casa da Trapani, nella trasferta italiana più lunga della sua storia. I segnali bisogna saperli cogliere: al capolinea dei millecinquecento chilometri che dividono Verona dallo Stadio Provinciale, Meggiorini e soci hanno toccato con mano le difficoltà di un campionato complicato. Un torneo in cui, almeno fino in primavera in alto la classifica avrà oscillazioni continue. Tanto che, nel momento in cui scriviamo, con l’eccezione del Benevento e delle ultime cinque collocate in area playout, solo due vittorie dividono lo Spezia (sestultima) dalla promozione diretta in A. In mezzo, un affollato gruppo di potenziali contendenti: quattordici squadre raccolte in cinque punti.
Da buon ragioniere applicato al mondo del pallone, fin dal suo primo giorno alle Terme di Comano Michele Marcolini ha agito con pragmatismo. Ha analizzato le risorse umane a disposizione e le ha incrociate con la necessità di gestire un gruppo più che mai eterogeneo. Si è trovato elementi di grande esperienza e doti innegabili ma con rischi sul piano fisico e una serie di ragazzi che il calcio professionistico lo avevano solo visto di sfuggita o addirittura mai. Dunque ha puntellato una formazione nata autenticamente sul campo, fino a dargli una struttura logica. Nonostante gli interrogativi e i cambi di scenari strada facendo, ne è venuto fuori un bel mix tra esperienza, freschezza ed entusiasmo. Con tutti gli interpreti a disposizione si sono viste le potenzialità di una squadra che ha beneficiato di un disegno tattico coerente fino a produrre una serie prestazioni davvero positive. Dieci gare consecutive senza sconfitte in cui ha raccolto peraltro meno di quanto avrebbe meritato.
L’indimenticabile filosofia del Professor Scoglio prevedeva di tralasciare nelle analisi i “se” e i “ma”: dunque archiviamo qualsiasi pensiero sul fatto che se il Chievo avesse vinto a Trapani si sarebbe trovato secondo in classifica. In Sicilia Cesar e soci hanno mancato una grande chance, è vero, ma il punto è che proprio per questo oggi si può essere più lucidi nel valutare le prime quattordici partite. A partire dal fatto che c’è da supporre che in data 24 giugno ― il giorno dell’iscrizione al campionato ― molti tra coloro che seguono i gialloblù avrebbero firmato per vederli oggi in questa posizione di classifica, in piena zona playoff.
L’impianto trapanese sorge sul territorio comunale di Erice, antica città fenicia caratterizzata da un labirinto di vie dai varchi talmente stretti da permettere il passaggio di un solo uomo. Un po’ come è accaduto qualche chilometro sotto la cittadina al “Provinciale”. I gialloblù sono sembrati inizialmente smarriti poi incastrati nel labirinto del centrocampo mentre erano intenti a cercare spazi e opportunità in avanti. Leggendo neppure troppo tra le righe, al fischio finale la gara ha consentito di analizzare il percorso fin qui seguito con maggior consapevolezza. Se il gol di Evacuo non ridimensiona il Chievo né spegne l’entusiasmo, allo stesso tempo ora è più evidente che in questo campionato ci si dovrà confrontare ogni settimana con chi cercherà di rispondere alle disparità qualitative tecniche con l’esperienza nella categoria, la fisicità e l’agonismo.
Qualità che, nelle occasioni in cui i potenziali titolari non sono disponibili, i gialloblù non sempre sembrano garantire. A centrocampo, per esempio, è da mettere in conto che in qualche fase della stagione la freschezza possa vacillare da parte di chi ha tirato la fatidica carretta da agosto. E, in generale, il numero di presenze nel mondo dei professionisti possa talvolta diventare un fattore quando la palla scotta e lucidità e visione fanno la differenza.
Per necessità contingenti, ieri è accaduto che il Chievo sia stato costretto a rinunciare a un paio di giocatori di valore. Nel contempo sono scesi in campo elementi in via di recupero e altri che sul piano fisico – soprattutto sulla mediana – stanno fisiologicamente ricaricando le pile. Gli avversari, tempestivi sul piano nervoso, hanno colto l’opportunità di trovarsi di fronte una compagine che, per una serie di fattori, ha faticato più del previsto a dare continuità alla propria costruzione di gioco.
Nel dopo partita, Marcolini si è assunto le responsabilità per l’approccio troppo morbido alla partita da parte dei suoi e la compattezza ad intermittenza. Il carattere e la leadership non mancano al mister. L’ex centrocampista partirà proprio della prestazione e dall’apporto dei singoli per preparare l’insidiosa sfida contro la Cremonese e quelle che verranno contro Juve Stabia e Cittadella. Per quanto fastidiosa, la sconfitta di Trapani concede una chiave di lettura ad uso e consumo delle prossime sfide. Ha messo sul piatto pregi e difetti. Per provare a districarsi dalla grande ammucchiata il Chievo riparte da qui.
(Foto: per gentile concessione AC ChievoVerona / )