Pinguino si nasce, non si diventa
Nel derby zoologico "pinguini vs. sardine", i primi si distinguono per particolari nostalgie. Andiamo a scoprire quali.
Nel derby zoologico "pinguini vs. sardine", i primi si distinguono per particolari nostalgie. Andiamo a scoprire quali.
Ad ogni azione, si sa, corrisponde una reazione uguale e contraria. Così alle “sardine” – l’ormai celebre mobilitazione spontanea, frutto dell’iniziativa di quattro amici di Bologna, che intende opporre alle manifestazioni elettorali leghiste in Emilia Romagna piazze stipate, appunto, come sardine in scatola – da alcuni giorni fa da contrappunto l’iniziativa denominata “I pinguini”, che si è posta l’obiettivo di non lasciar loro la piazza. Questo derby zoologico è la vera novità politica della campagna elettorale per la regione Emilia Romagna, autentica battaglia di Stalingrado da cui sembrano dipendere le sorti del governo PD -M5S. Ma se del gruppo delle “sardine” che da Bologna ha iniziato a diffondersi un po’ in tutta Italia ormai sappiamo più o meno tutto, il gruppo dei “pinguini” resta ad oggi un oggetto ancora misterioso. Così “Il Nazionale” ha pensato che sarebbe stato interessante saperne un po’ di più.
Dato che fino a oggi i simpatici pennuti marini non hanno ancora prodotto mobilitazioni di piazza, siamo partiti dall’unico segno tangibile (per ora) della loro esistenza: il profilo Facebook del gruppo. Il profilo è chiuso con rigide limitazioni all’accesso e allo stato della nostra visita aveva più di 100.000 aderenti. Una cifra notevole. Una lunga nota scritta in un italiano un po’ claudicante spiega la mission del gruppo, che già dalle prime righe si dichiara “sovranista” e “non succube della UE”. Prevedibili strali sulle “sardine” la cui mobilitazione è giudicata “ipocrita” perché in «cocomitanza” (sic) con quella di un esponente politico di rilevanza nazionale» (e chi sarà mai?).
Dopo gli immancabili omaggi sovranisti alle forze dell’ordine, i pinguini si dichiarano metapolitici in quanto provenienti da tutte le formazioni dell’italico centrodestra. Sul finire della nota i pinguini proclamano che «non canteranno “bella ciao” ma nemmeno “faccetta nera”». E, con l’aria che tira nel campo della destra italiana dobbiamo ammettere che questo lodevole presupposto ci fa tirare un sospiro di sollievo… Ma noi che siamo curiosi non ci accontentiamo di stare a guardare la vetrina e decidiamo di fare un giro all’interno dei pinguini, per capire che bolle nella loro pancia, aggirando con i nostri potenti mezzi la saracinesca del gruppo chiuso. Così, dopo aver dribblato il post di un admin che chiede agli aderenti di non invitare tutti i loro contatti perché le adesioni devono essere preventivamente validate dal soviet degli amministratori, onde evitare che qualche “zecca” si possa infiltrare, ci siamo messi a curiosare nel “pinguino-pensiero”. Notando, di passaggio, il commento inneggiante al “DVCIE” sotto il post. Ma magari sarà stato un refuso sfuggito all’occhiuto soviet degli admin, occupato com’era a parare le incursioni dei contestatori. Bisogna capirli, lottare contro il mondialismo è un duro lavoro e qualcuno deve pur farlo.
Curiosando nella pancia dei pinguini, abbiamo trovato prima di tutto un capo di modissima nel guardaroba del sovranista modello: l’antiracketismo, ormai per la destra una categoria dello spirito in senso Hegeliano. Passa il tempo, ma Carola Rackete e le sue ascelle non depilate rimangono l’ossessione top del sovranista medio.
A seguire un altro capo “must”: l’antiboldrinismo. Così all’evergreen post sulle risorse extracomunitarie che stuprano una ragazza bianca risponde un commento che invita allo stupro dell’ex presidente della camera. Il post è datato 22 novembre, evidentemente volevano buttarsi avanti per festeggiare la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Lungimiranti, bisogna dargliene atto.
Poteva, poi, mancare il commento antisemita? Domanda retorica, certo che no! Perché il nemico principale dei sovranisti, si sa, è l’internazionalismo giudaico. Del resto chi le finanzia le sardine se non Soros?
Ma proseguiamo e ci imbattiamo in un pinguino che si pone la domanda sul perché il “Capitano Unico Salvini” (curioso crossover tra “Salvini” e il modello per la dichiarazione dei redditi) non abbia ancora benedetto la mobilitazione dei pennuti bianco-neri. Spiegargli che (forse, eh?) finora non lo ha fatto per non dover condividere la ribalta mediatica con un soggetto che non è il suo partito è operazione troppo complicata, quindi passiamo oltre.
Superato il pinguino dubbioso, realizziamo che i pinguini non canteranno “Faccetta nera”, ma nel repertorio hanno “Giovinezza”, “Le donne non ci vogliono più bene” e pure “Vincere, vincere, vincere”. Tra citazioni originali di “LVI”, post oscillanti tra il lirismo e l’analfabetismo di ritorno che raccontano di come “LVI” avesse fondato la Previdenza Sociale (perché, come si sa, aveva fatto anche “cose buone”), indignazioni di massa con relativa manina aperta contro la revoca a “LVI” della cittadinanza onoraria di Sarno, più che in una colonia di pinguini pare di trovarsi in una riunione di nostalgici reduci della RSI. Sempre il nero domina, ma di un altro genere.
La menzione d’onore, a giudizio di chi scrive, va ad una perla che è un brillante crossover tra nostalgicismo mussoliniano e bambinismo di bibbianesimo. Il nuovo si fonde con l’antico in una sintesi che va al di là delle mode. I pinguini hanno la livrea bianco nera, ma tra i pinguini sovranisti il nero domina. Sarà perché slancia.
E, alla fine, il convitato di pietra dei pennuti finalmente si materializza, con un post del pronipote dei “DVCIE”, quel Caio Giulio Cesare Mussolini già candidato per “Fratelli D’Italia”. Che dire? Finalmente una ventata di novità nello stantio panorama politico Italiano. Si sentiva davvero la necessità di questi simpatici pennuti e soprattutto delle loro nere livree.