Scomparsa Agnes Heller, la filosofa dei bisogni che amava Verona
Pensatrice protagonista della filosofia del Novecento, lascia un’eredità immensa con le sue indagini sulla Teoria dei bisogni radicali.
Pensatrice protagonista della filosofia del Novecento, lascia un’eredità immensa con le sue indagini sulla Teoria dei bisogni radicali.
Pensatrice protagonista della filosofia del Novecento, lascia un’eredità immensa con le sue indagini sulla Teoria dei bisogni radicali. Nella cultura del Rinascimento aveva trovato la possibilità di un mondo adeguato all’uomo.
Se n’è andata in un modo quasi letterario, Agnes Heller. La nuotata nel lago Balaton è stato il suo ultimo atto di una vita intensa, ricca di pensiero, intrisa di Storia con i suoi conflitti e le sue sconfitte. Sopravvissuta al ghetto di Budapest, poi divenuta allieva di Lukačs e protagonista della Scuola di Budapest, è stata una donna libera, innanzitutto, e anche a novant’anni non si è mai stancata di tenere il punto contro il dilagare del populismo, a partire dal governo del suo Paese d’origine, l’Ungheria di Viktor Orban.
Ne aveva denunciato la minaccia per l’intera Europa in un incontro tenutosi lo scorso marzo al monastero di Sezano, durante uno dei suoi numerosi tour che negli ultimi anni ha tenuto in Italia per presentare i suoi libri. Viaggi che aveva intensificato grazie all’amicizia stretta con Francesco Comina, scrittore e giornalista di Bolzano.
«Ci eravamo sentiti il giorno prima, stava benissimo ed era entusiasta perché a breve avremmo ripreso il viaggio in diverse città italiane per presentare l’ultimo libro», afferma al telefono Comina, coautore insieme a Genny Losurdo del saggio Il demone dell’amore, appena pubblicato dalla veronese Gabrielli editori.
«Credo che manterremo tutti gli appuntamenti di presentazione già organizzati che inizierà il 12 settembre, e quindi saremo a Verona il 16. Questo è un volume che approfondisce La teoria dei sentimenti, divenuto un classico della filosofia del Novecento. Ma questa volta il focus sull’amore comprende oltre al punto di vista storico-filosofico anche la natura di questo sentimento come fondamento assoluto delle dinamiche umane, il vero motore della nostra storia.»
La conoscenza, che poi è diventata amicizia, tra Comina e Heller risale a qualche anno fa, grazie agli scambi che lo scrittore di Bolzano ha avuto con la persona e il pensiero del Giusto tra le Nazioni Arturo Paoli, il quale gli parlò del lavoro di Heller per la grande influenza su quella che poi divenne la Teologia della liberazione. La ricerca sulla teoria marxiana dei bisogni dell’uomo è stata portata da Heller oltre l’analisi materiale fino all’essenza dell’identità umana, i cui bisogni radicali sono l’introspezione, l’amicizia, l’amore, la convivialità, il gioco, beni che non si valutano per quantità, bensì per qualità.
«Mi incuriosì molto questa figura, che non conoscevo affatto. Appena seppi che sarebbe stata ospite al Festivaletteratura di Mantova andai a incontrarla. In breve tempo la ospitai a Bolzano per diverse iniziative e ci fu un’intesa profonda, che si trasformò velocemente in amicizia.»
Il suo primo viaggio in Italia risaliva al 1960, anno in cui la scoperta dei tesori artisti del nostro Paese le hanno fatto riconoscere nei parametri del Rinascimento e dei suoi canoni estetici la possibilità di un “mondo adeguato all’uomo”.
«Amava l’Italia, amava Verona. Voleva sempre tornare a contemplare la basilica di San Zeno, che aveva visto proprio durante quel primo tour e di cui non si stancava mai. Ma adorava anche il lago di Garda, i suoi scorci, ma anche nuotare nelle sue acque. Quando veniva in Italia non mancava di fermarsi al monastero di Sezano, una specie di seconda casa dove riflettere, camminare, scrivere.»
Resta da conoscere il suo ultimo lavoro, quindi, un libro che percorre il concetto di amore dalle intuizioni dei filosofi antichi, al mito, alla letteratura e all’arte. «Si parla nel testo anche di Giulietta e Romeo, interpretando la loro vicenda come contrapposta alla logica dell’amico-nemico – chiarisce Comina –. L’amore va oltre questa logica della lotta, che è quella della politica e dei partiti, perché si estende verso l’etica della cura e del rispecchiamento nel prossimo. Anche per questo parlare d’amore è rifiutare la logica delle barriere e dei fili spinati. Si parla di nuovo di Europa anche in questo lavoro, dei suoi paradossi inconciliabili tra un’identità basata sui diritti umani universali e l’attualità fatta di chiusure e contrapposizioni.»
Il libro si chiude con uno testo inedito, scritto lo scorso giugno e dedicato alla nascita di Anna Frank, sua coetanea. Entrambe schiacciate dalla persecuzione nazista, Heller fu tra i salvati e come molti tra loro portò il peso della consapevolezza di essere una sopravvissuta.