Ma ha senso parlare di vaccini? Parlare, inteso discuterne. Discutere con i “no vax”, voglio dire. Confrontarsi equivale a legittimarli e trascinare ciò che è scientifico e oggettivo in uno scivoloso e fragile terreno di soggettività. Significa ridurre la verità (appunto scientifica) a generico e opinabile mercato delle idee. In sostanza, chiunque discute con un no vax professandosi dunque pro vax (come se fosse una disquisizione da tifosi di calcio, o essere pro fosse una scelta di parte e non la normalità) uccide la scienza, il progresso, l’evoluzione intellettuale dell’uomo e 300 anni di post Illuminismo. Più ancora dei no vax medesimi.

Purtroppo invece nel “mondo al contrario” di cui parlava spesso quel grande giornalista che è stato Giorgio Bocca, succede anche questo. Che i no vax diventino attori qualificati, non solo con cui discutere, ma perfino con tesi da avvalorare. Strizzano l’occhio ai no vax i politici, soprattutto conservatori e reazionari. Del resto chi si somiglia si piglia e il comune denominatore in questo caso è l’idiosincrasia per l’Illuminismo. Ho sentito uomini di centrodestra anche rispettabili, per esempio Luca Zaia, mettere in discussione l’obbligo vaccinale. Per tacere dei grillini, che nascono complottisti e complottardi su molte questioni. La frase da sciorinare in questi casi è “io i miei figli li ho vaccinati, ma sono contro l’obbligo” – è stato il refrain anche di Salvini e Di Battista –, che è un po’ l’interpretazione moderna del vecchio “armiamoci e partite”. Dichiarazioni irresponsabili e modeste. Accolgono le opinioni no vax i media, del resto le suggestioni fanno più ascolti della noiosa medicina. 

Roberto Burioni

La legittimazione dei no vax è la loro vittoria. Inserirli nel mainstream è stato per loro un assist a porta vuota. Mi viene in mente Oscar Wilde: «Non discutere con un idiota, ti porta al suo livello e ti batte con l’esperienza». Ripenso, più modestamente, a mia nonna: «Se vai con lo zoppo impari a zoppicare». Lungi da me definire idioti o zoppi i no vax, chiaramente si scrive per amore di metafora e citazioni. Così poi succede che arriva un virologo di fama internazionale come Burioni, un curriculum gigantesco e un carattere focoso e diretto, che nel tentativo di ripristinare verità normali diventa una “macchietta”, con tanto di imitazione in tv (a “Quelli che il calcio”).

Se siamo arrivati a derubricare un uomo di scienza come Burioni a personaggio mediatico significa rinunciare alla verità e immergersi nell’abietto relativismo per cui tutto si tiene. Per questo i no vax hanno vinto. E pure per distacco.