X-Men, l’entusiasmo è un ricordo lontano
"X-Men: Dark Phoenix" si lascia vedere. Ma non emoziona. Il cast è ben rodato, sebbene i dialoghi non siano di così gran supporto così come la successione degli eventi buttati lì un po’ a casaccio.
"X-Men: Dark Phoenix" si lascia vedere. Ma non emoziona. Il cast è ben rodato, sebbene i dialoghi non siano di così gran supporto così come la successione degli eventi buttati lì un po’ a casaccio.
Un po’ di storia, ma proprio poca poca, promesso.
A Bryan Singer noi appassionati di fumetti saremo sempre debitori: nel 2000 il regista de I soliti sospetti (1995) diede dignità a un genere che sembrava relegato a robetta per bambini, portando nelle sale cinematografiche il primo di tre capitoli sugli X-Men. Un miracolo! Non potevamo credere di ammirare degli adulti in tutina mentre ragionano da adulti, dialogano da adulti, si relazionano da adulti e che non svaccano tutto il film con battutine avvilenti come fecero alcuni produttori con il povero Superman, per non parlare di altri supereroi trattati anche peggio. Naturalmente in X-Men l’azione non mancava, ma i personaggi erano finalmente diventati tridimensionali, ognuno ben delineato con il proprio carattere che non era di certo secondario ai propri poteri. Insomma, una nuova era cominciò proprio da lì e il Marvel Cinematic Universe che tutti conosciamo esiste grazie e soprattutto al successo incredibile che ebbe quella pellicola.
Tre anni dopo Singer diresse l’ottimo seguito dall’inequivocabile titolo X-Men 2, mentre nel 2006 Brett Ratner tentò di affossare la saga con un ben poco ispirato e assai confusionario X-Men: Conflitto finale, nel quale già compare una versione sbrigativa de La Fenice.
Ci vollero cinque lunghi anni per potersi godere un nuovo capitolo delle avventure dei simpatici mutanti, questa volta con un cast ringiovanito e la brillante idea di ambientarlo negli anni Sessanta; con X-Men – L’inizio il regista Matthew Vaughn dà il via a quella che sarà una nuova saga, con un eccellente seguito diretto da un ritrovato Bryan Singer, X-Men – Giorni di un futuro passato (2014) dove, per un gioco temporale, ritroviamo gran parte del vecchio cast insieme a quello nuovo, questa volta negli scoppiettanti anni Settanta. Peccato che poi, nel 2016, Singer si scordi di rileggere la sceneggiatura e partorisca così il bruttarello X-Men: Apocalisse, un piatto e insulso insieme di scene d’azione che risultano più noiose che avvincenti.
Dalle stelle alle stalle, Singer decise poi di raccontare le gesta di un altro gruppo di supereroi, i Queen, anche se alla fine venne allontanato dal set di Bohemian Rhapsody per divergenze creative con la produzione. Ma questa è un’altra storia.
Tornando a noi, poteva bastare una seconda trilogia? No, infatti ecco che il discontinuo sceneggiatore Simon Kinberg (suo lo script del brutto capitolo del 2006, ma suo anche quello veramente notevole del 2014, però chi gli riuscirà mai a perdonare il disastroso Fantastic 4 – I fantastici quattro del 2015? Nessuno, neanche i suoi figli…) viene promosso a regista e debutta così con questo X-Men: Dark Phoenix. Un esordio con una produzione da oltre 200 milioni di dollari, ma che vuoi che sia?!?
Ora, io non vorrei dire, ma vi siete accorti che i due puntini dopo il nome del gruppo preannunciano un “niente di che”, mentre il trattino “una figata di film”? Ecco, quest’ultimo capitolo ha i due puntini. Così, per dire.
In realtà poteva andare molto peggio, già il trailer mi aveva lasciato perplesso e con poche speranze, ma X-Men: Dark Phoenix – pur liberandosi dei filosofeggiamenti che davano spessore ai nostri eroi – si lascia vedere. Lo so che questo “si lascia vedere” è alla pari dell’umiliante affermazione “è un buon ragazzo” pronunciata da una donna che neanche lontanamente quel ragazzo si sognerebbe di portarselo a letto, ma è proprio così: una medietà che non attizza, che non emoziona, ma con la quale ci si può convivere. In amicizia.
La patatona Sophie Turner non riesce a farci scordare la ben più incisiva e tagliente Famke Janssen della trilogia originale, ma il cast è ben rodato e, sebbene i dialoghi non siano di così gran supporto così come la successione degli eventi buttati lì un po’ a casaccio, lo sgradevole ricordo del precedente capitolo riesce a rendere più che accettabile quest’ultima avventura degli uomini X.
Da X-Men a MedioMen in pochi anni, questo è stato il destino cinematografico del gruppo mutante che ha contribuito, con le sue storie a fumetti, a cambiare i costumi e a smuovere le coscienze negli Stati Uniti fin dal 1963, cercando di far accettare la diversità e l’unicità delle persone ai propri giovani lettori. E scusate se è poco…
Voto: 3/5
X-Men: Dark Phoenix
Regia di Simon Kinberg
Con James McAvoy, Evan Peters, Jennifer Lawrence, Jessica Chastain, Sophie Turner, Michael Fassbender, Nicholas Hoult, Tye Sheridan, Kodi Smit-McPhee e Alexandra Shipp