Gabrielli vs Saviano: ottime ragioni, pessime spiegazioni
Il capo della polizia risponde piccato a Roberto Saviano. Ma davvero la polizia è asservita al Ministro dell'Interno?
Il capo della polizia risponde piccato a Roberto Saviano. Ma davvero la polizia è asservita al Ministro dell'Interno?
Questo post ufficiale di commento, rivendicato dal capo della Polizia Franco Gabrielli, non è che l’ultimo tassello di una polemica (non solo) tra Roberto Saviano e la Polizia di Stato, a seguito di una serie di azioni delle forze dell’ordine che son parse ben discutibili ai più, PD compreso. Le ultime:
La questione è di non poco conto: Salvini, come Ministro degli Interni, è senza dubbio apice della piramide della Polizia. Tuttavia, da qui a definire la Polizia di Stato come la longa manus del ministro leghista è quantomeno frettoloso. Intanto perché mostrerebbe che le forze dell’ordine agirebbero in maniera schizofrenica, visto che viene allo stesso tempo rimosso, durante il Gay Pride di Latina, come riporta un articolo, lo striscione della foto qui sotto a destra.
Il fatto è che la Polizia, incredibile a dirsi, non ha il compito di garantire la libertà d’espressione ma, pensa un po’, l’ordine pubblico, come sottolinea anche il sito istituzionale: «Questa complessità è frutto della sua profonda relazione con l’evoluzione sociale e istituzionale dello Stato italiano e dei compiti e funzioni che da sempre le vengono assegnati, agendo sempre in nome della legge e a tutela della pubblica sicurezza». Ed è per questo che striscioni (di entrambe le parti) vengono ritirati, nei cortei come allo stadio: per evitare che creino confusione e che sotto le case dove sono affissi si formino gruppetti o drappelli potenzialmente pericolosi. E sempre per questo in concomitanza avvengono le cosiddette “bonifiche” di cantieri, giusto per evitare che facinorosi utilizzino materiali di recupero (tubi, massi) per la guerriglia urbana.
Sicché, la polemica di Saviano (con PD a ruota) è parzialmente in malafede, perché la Polizia quello deve fare. Anche perché non è un intervento a senso unico. L’informazione non ne parla molto, ma gli stessi poliziotti definiti fascisti sono coloro che difendono i migranti contro i militanti di Casapound (con 9 condannati tra gli estremisti di destra) e scortano la famiglia rom dal Papa. Gli stessi che a Padova hanno proceduto a identificare alcuni militanti di Forza Nuova al corteo funebre per Andrea Visentin, o che hanno effettuato un’identificazione di massa alla commemorazione di Sergio Ramelli a Milano del 30 aprile. Ultimo, per motivi di ordine pubblico e pubblica sicurezza, la questura a Roma vieta una manifestazione di Forza Nuova per la presenza di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace.
Il problema, forse, è sempre lo stesso: un’informazione che seleziona materiale omogeneo trasformandolo in un’onda dove la verità ha un solo colore. Lo dicevamo qualche tempo fa dalle colonne di questo giornale. Per esempio, subito dopo l’aggressione con l’acido di un ragazzo a Legnano vittima della sua ex, su “L’Arena” di Verona compare la notizia «Ex marito tamponato e vestiti bruciati» (foto sotto a sinistra). Questi reati sbocciano tutti assieme, come i fiori a primavera? Probabilmente no.
Gli errori veri, a detta di chi scrive, e che devono esser giustificati, sono invece il sequestro del cellulare alla ragazza da parte della Digos (questo davvero inspiegabile, se non come “eccesso di zelo”), ma soprattutto la risposta del Capo Gabrielli, che dovrebbe raccontare alla gente comune, visto che c’è, i motivi di alcuni comportamenti da parte della Polizia, quali sono le sue logiche e le ragioni di quelle azioni piuttosto che polemizzare a vuoto. Altrimenti, meglio tacere, giusto per evitare commenti e dietrologie. Invece il commento di Gabrielli, così com’è, non serve a nessuno.
Sarebbe stata un’ottima occasione per fare chiarezza sul ruolo della sicurezza nel dibattito nazionale. E invece… A Verona si direbbe:l’è peso el tacon del buso.