Dopo un TEDx non si è più gli stessi
Nei giorni scorsi si è tenuto a Verona il quinto TEDx. Un'esperienza a cui tutti, prima o poi, dovrebbero partecipare.
Nei giorni scorsi si è tenuto a Verona il quinto TEDx. Un'esperienza a cui tutti, prima o poi, dovrebbero partecipare.
Chiedete se non è vero ai 12 speaker che domenica si sono avvicendati sul palco della Gran Guardia per fare della propria esperienza di vita una lezione per gli altri? Chiedetelo a Francesco Magagnino, colui che cinque anni fa ha ottenuto la licenza per il primo TED indipendente di Verona, ai 22 membri del team organizzativo (quasi altrettanti hanno collaborato nelle edizioni precedenti) e agli 80 ragazze e ragazzi che si sono occupati dell’accoglienza – un impegno fatto di molte ore di lavoro volontario, competenze e una fitta rete di contatti di respiro globale per mantenere, anche localmente, l’altissimo livello dell’evento TED internazionale –.
Chiedetelo ai partner del territorio che abbracciano la filosofia TED perché sanno che non significa soltanto rendere possibile l’evento, ma anche raggiungere un pubblico di menti brillanti e potenziali innovatori. E chiedetelo agli oltre 800 spettatori che non vedevano l’ora di lasciarsi ispirare, a giudicare dal tutto esaurito registrato a pochi giorni dalla messa in vendita dei biglietti. Tutti vi diranno la stessa cosa: dopo un TEDx non si è più gli stessi.
Il perché è presto detto. Il format si focalizza sulle idee utili da divulgare, per cui la selezione dei relatori è stringente. Del resto il pubblico è esigente, ma fuori dagli ambienti congressuali vince l’abilità nel comunicare. Con questi requisiti annoiarsi diventa praticamente – o quasi – impossibile, anche perché ognuno degli speaker ha a disposizione 18 minuti esatti per raccontarsi, ossia il timing che corrisponde alla capacità massima di una persona di rimanere concentrata.
Désirée Zucchi coordina i relatori del TEDxVerona fin dalla prima edizione e anche quest’anno ha messo insieme una scuderia di cavalli di razza, che non per forza devono avere un’esperienza lunga una vita per salire sul palco dell’auditorium. Il più giovane, Giuseppe Bungaro, di Taranto, ha appena 19 anni; non è ancora diplomato, ma già annoverato tra i futuri scienziati più promettenti d’Europa. Mentre la parte del senior è affidata all’agronomo norvegese Åsmund Åsdal, “guardiano” di quell’arca di Noè della biodiversità che è lo Svalbard Global Seed Vault, il deposito dove si conserva il patrimonio genetico mondiale delle sementi.
All’applausometro vincono l’ex arbitro di calcio Nicola Rizzoli e il cantautore Elianto: uno incanta tutti col racconto della finale dei Mondiali del 2014 in Brasile; l’altro, nato e cresciuto come artista di strada a Milano, improvvisando brani satirici in freestyle dedicati agli spettatori. Fra le più curiose che abbiamo ascoltato, la storia del veronese Zeno Pisani, trasferitosi in pianta stabile a Beverly Hills per affiancare le star di Hollywood durante le apparizioni televisive e gli eventi. La più emozionante, quella del fotografo Settimio Benedusi, che nel 2016 ha viaggiato da Imperia a Milano a piedi, barattando fotografie in cambio di cibo e alloggio, per capire se la fotografia abbia ancora un valore in un’epoca in cui le immagini si perdono nella memoria del telefonino. Alberto Mattiello e Bruno Bertelli sono il dream team. Il primo è un innovatore di professione, l’altro, pubblicitario, è fra i creativi più influenti del momento. Sentirli raccontarsi è un ricostituente per lo spirito, ti fa credere che tutto sia possibile.
Tra gli speaker le donne sono un terzo, ma indubbiamente fanno la parte del leone. Silvia Ferrari è fra le 25 esperte di intelligenza artificiale più promettenti al mondo; la mano di Federica Fragapane rende espressiva una mole di numeri attraverso le geometrie poetiche e i colori pastello delle infografiche; Evelina Tacconelli studia quello tsunami silenzioso che è la antibiotico-resistenza, la bestia nera della sanità del prossimo futuro; invece la missione di Francesca Rossi è gestire i Musei Civici di Verona riuniti per la prima volta in un sistema unico, a cui c’è da assegnare un’identità. Nei loro ambiti sono delle pioniere e sul palco sono le più convincenti, sebbene più abituate a coordinare team di esperti ad altissimo livello che a parlare davanti a un pubblico.
Fa riflettere se non sia arrivato il momento di organizzare anche a Verona il primo TEDxWomen dedicato al potere delle donne di essere fautrici del cambiamento, com’è già stato fatto in altre città italiane. Questo perché dopo un TEDx non si è più gli stessi, gli stimoli si propagano per tutta la giornata e oltre. Probabilmente sono quelli che ripagano i volontari della famiglia TEDxVerona e li spingono a rimettere in moto la macchina quasi subito per ideare l’evento successivo. Appuntamento all’anno prossimo, così è stato annunciato.
Le foto a corredo di questo articolo sono state scattate da Davide Garonzi, Alessandra Gaioni, Marco Moschetta e Matilde Bolla