La caccia continua
La Milano Sanremo era uno degli obiettivi stagionali di Elia Viviani. Non è andata come sperava. Ora l'occasione di rifarsi con la Gand-Wevelgem.
La Milano Sanremo era uno degli obiettivi stagionali di Elia Viviani. Non è andata come sperava. Ora l'occasione di rifarsi con la Gand-Wevelgem.
Ha visto le streghe Elia Viviani sul Poggio. Quelli davanti parevano salire in moto, lui arrancava dimenandosi in sella alla sua bicicletta nelle retrovie, fino a staccarsi e alzare bandiera bianca. Ha vinto il moschettiere d’oltralpe Julien Alaphilippe, l’uomo più in forma di tutti in questo primo scorcio di stagione, l’uomo che sul Poggio con il contributo dei watt spesi da Gilbert e Stybar ha dato fuoco alla miccia, l’uomo su cui la Deceuninck Quick-Step ha puntato per il piano A (quello B sarebbe stato Viviani in uno sprint di gruppo a ranghi compatti).
Scelta azzeccata sul cavallo giusto, visto che «Alaf Il Moschettiere» ha poi regolato la ristretta compagnia dei contendenti con una sapiente volata in Via Roma. Il grande battuto? Quel testone anarchico di Peter Sagan, che pare far tutto pur di non vincerla la Classicissima di Primavera. E così un’altra Sanremo è andata. «I vincitori festeggiano, gli altri spiegano» disse un chirurgico battutista come Julio Velasco. E allora quella che ne è seguita è stata la settimana dei pensieri e delle parole. «Questa corsa sta cominciando a diventare un problema per me. Chissà se la vincerò mai… In teoria sarebbe perfetta, volata di gruppo, tutti assieme in via Roma. Invece negli ultimi tre anni è andata diversamente, è arrivato un gruppetto. E chissà se nei prossimi anni le cose cambieranno» ha confessato, con una certa dose di amarezza in un’intervista rilasciata pochi giorni dopo alla Gazzetta dello Sport, Elia Viviani.
La scorsa stagione è stato senza dubbio lui lo sprinter più forte in gruppo. Alle prime uscite, quest’anno ha confermato che il rango non se l’è guadagnato per caso. Regale, la recente volata di Dubai nella quale si è messo dietro due signori dello sprint come Sagan e Gaviria. A trent’anni ha raggiunto il punto più alto della curva atletica, tecnica e tattica. Cresciuto fisicamente, pur in grado di difendersi anche su altri terreni (diversamente, la scorsa estate su un percorso vallonato non avrebbe vinto il titolo italiano) rimane tuttavia il tipico sprinter da zampata felina. Tra il 2009 e il 2016, furono sette velocisti (2009 Cavendish, 2010 Freire, 2011 Goss, 2012 Gerrans, 2014 Kristoff, 2015 Degenkolb, 2016 Demare) a sfrecciare in Riviera, ma purtroppo per Viviani da tre anni la Sanremo non si risolve in una volata di gruppo.
L’ago della bilancia rimane sempre il Poggio: salita o discesa che sia (ricordate Moser nel 1984?), chi si libera delle marcature e se ne va, è oltre la metà dell’opera. Inserito nel 1960, il Poggio (4 chilometri al 3,7%) non è certo un salitone, ma affrontarlo a tutta dopo quasi 300 chilometri di corsa, rompe gli equilibri e fa selezione. Non c’è niente da fare, se ti presenti a quell’imbocco con la spia della riserva accesa, puoi dire addio ad ogni sogno di gloria. Se al contrato hai tenuto il colpo in canna, spara pure la tua cartuccia e giocati il tutto per tutto. Come accadde ad altri velocisti puri, come ad esempio nel 2002 a Mario Cipollini, anche Elia Viviani avrà prima o poi la sua occasione.
Elia ha vinto molto, ma nel suo palmarès manca ancora una grande classica. Scordatevi i muri del Fiandre, scordatevi il pavè della Roubaix, scordatevi i saliscendi spaccagambe dell’Amstel, scordatevi il muro di Huy alla Freccia Vallone, scordatevi la durezza della Liegi, scordatevi infine le foglie d’autunno del Lombardia. Tutta roba che non è per lui. Non ci si scappa, due sono le classiche che un corridore con le sue caratteristiche può mettere in bacheca: una è la Milano-Sanremo l’altra la Gand-Wevelgem che si corre domenica sulle stradine fiamminghe. Andata la prima, la seconda è alla sua portata.
Lo scorso anno quando pareva esser fatta, fu beffato da Peter Sagan all’ultimo metro. A un anno di distanza, abbiamo ancora negli occhi l’immagine di Viviani affranto in lacrime per quella cocente delusione. Ha sulle spalline i gradi di capitano della corazzata Deceuninck Quick-Step, la squadra più forte nelle corse di un giorno. Non sarà facile, ma speriamo sia giunta l’ora di mettere le mani su una grande classica. La caccia continua.