L’Associazione Metropol di Villafranca di Verona, partorita da un’idea del suo presidente Mauro Sorio, è riuscita, in breve tempo, a unire un gruppo di persone appassionate della settima arte. Partita come un esperimento, oramai l’Associazione, al suo secondo anno di vita, è diventata una presenza costante nel panorama culturale del comprensorio villafranchese. Nata con l’intento di riportare una sala cinematografica in uno dei comuni più popolosi della provincia veronese, latitante da diversi anni, Metropol svolge una notevole attività a livello culturale sul territorio, al fine di sviluppare iniziative che promuovano il cinema come mezzo espressivo in ogni sua forma, come recita il loro sito, www.cinemametropol.com. Ricordiamo anche i numeri che sono importanti, come racconta Mauro Sorio in una recente intervista, ringraziando la popolazione «per la stima che ha dimostrato nei nostri confronti della passata stagione, con 14.886 presenze durante i sette mesi di programmazione. Numeri che ci dimostrano quanto era sentita l’esigenza di poter usufruire di un cinema».
In quest’ottica si inseriscono le recenti iniziative come ad esempio il corso “Scrivere di Cinema, da Aristotele a Clint Eastwood”, che terminerà a breve. Cinque sono gli incontri presso la biblioteca comunale del paese. Le lezioni sono tenute dal regista e sceneggiatore Alessandro Garilli che da poco ha scritto e diretto il cortometraggio Io sono Rosa Parks, vincitore del premio G2 nella sezione MigrArti alla 75esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia 2018.
La serata della festa della donna, il prossimo venerdì, è un esempio di integrazione tra la varie realtà culturali del territorio e permetterà di vedere, a partire dalle 20.45, con ingresso libero, presso la Sala Alida Ferrarini/Cinema Metropol, proprio il cortometraggio di Garilli e a seguire lo spettacolo teatrale Qual Piuma al vento della compagnia Il Teatro di Ipazia di Verona per la regia di William Jean Bertozzo.
Abbiamo incontrato il regista, di origini emiliane, ma da diverso tempo residente a Valeggio sul Mincio, che ci ha raccontato come è nata la genesi del progetto. «L’idea è nata inizialmente come spettacolo teatrale accompagnato da un combo jazz con brani dell’epoca.»
Ricordiamo che Rosa Parks è stata una figura simbolo per i diritti civili negli anni Sessanta: è ricordata per il famoso episodio in cui rifiutò nel 1955 di lasciare il posto su un autobus a un bianco, dando così origine alla protesta degli autobus in Alabama.
Il corto si svolge al Maxxi, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, ed è interpretato, come ricorda anche il sito del corto, da 12 protagonisti di diverse nazionalità, giunti da diverse città italiane, e che fanno parte del movimento #ItalianiSenzaCittadinanza. Ognuno di loro ricorda la vicenda di Rosa, spostandosi tra le scalinate, abitando quasi un luogo neutro, un non luogo, come ci racconta il regista: «La decisione di far muovere i protagonisti sempre lungo le passerelle e le rampe scure che attraversano lo spazio del museo come sospese nel vuoto, deriva proprio dalla stessa condizione identitaria “sospesa” dei narratori. Le scale infatti, collegando una realtà ad un’altra, si pongono al nostro sguardo come una sorta di non luogo che riflette lo spaesamento. Inoltre, la stessa valenza bicromatica dello spazio (scale e passerelle nere, muri bianchi e grigi) si sposa con la fotografia in bianco e nero che caratterizza il cortometraggio. Tale scelta fotografica è stata presa per esaltare il racconto della linea della segregazione che, a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, divideva effettivamente tutto il profondo sud degli Stati Uniti in “white” e “colored”. Non va peraltro dimenticato che la stessa Zaha Hadid, che ha impreziosito il panorama architettonico italiano progettando il MAXXI, è di per sé una figura portatrice di multiculturalismo in quanto donna irachena naturalizzata britannica».
Come riportato nelle note di regia del sito del corso: «Io sono Rosa Parks ci chiede di riflettere su chi possa essere oggi, in Italia, Rosa Parks e ci invita a meditare sulla condizione di “spaesamento identitario” che vivono i così detti “figli invisibili”, ovvero quasi un milione di ragazzi di seconda generazione che si trovano ad essere, come si intitola il loro movimento, “Italiani senza cittadinanza».
In occasione della ricorrenza dell’International Day for the Elimination of Racial Discrimination, il 21 Marzo, il corto sarà proiettato nelle librerie Feltrinelli di molteplici città italiane: https://www.facebook.com/razzismobs/photos/gm.398057217674729/2346991892018273/?type=3&theater