Un’accoglienza così Mimmo Lucano non se l’aspettava. Lui, che dell’accoglienza ha fatto un modello studiato e portato ad esempio in diversi contesti europei di cui si è raccontato tanto attraverso libri e film, è arrivato a Verona martedì 5 febbraio in occasione dell’incontro “Accoglienza che rigenera. L’esperienza di Riace”, organizzato all’interno dei Martedì del mondo da Fondazione Nigrizia, Centro Missionario Diocesano, Cestim e Combonifem, accompagnato e sostenuto dal comboniano Alex Zanotelli e i parroci di San Nicolò. I quali hanno aperto le porte della chiesa dietro all’Arena, gremita nel giro di pochi minuti a un’ora dall’inizio dell’incontro, invitando a riempire ogni centimetro della navata fino al pulpito e allo spazio dedicato al coro.

Lucano stringe la mano a Benyamin Somay

Don Gabriele Giacomelli non sapeva che, oltre ai mille ospiti, di fronte ne aveva altrettanti fuori che aspettavano un posto. Promette che alla fine Lucano farà un saluto a coloro che lo aspetteranno. E così lo aspettano in tanti, chi chiacchierando, chi scambiando foto e video che arrivano da dentro, da quel mare di persone che passa fianco a fianco del sindaco, chiedendo «un selfie con Mimmo», una stretta di mano, una parola di solidarietà fino alla richiesta più strana, accettare un libro, da parte di un ragazzo curdo-iraniano che quel libro l’ha scritto. Lucano guardando la copertina, ripete un paio di volte il titolo Il vento ha scritto la mia storia… sorride, ringrazia, sembra solo posticipare parole di riconoscenza che arriveranno dopo poco più di un’ora, al microfono.

Le persone rimaste all’esterno della Chiesa di San Nicolò

Per Padre Zanotelli «un’assemblea così partecipata è un segno di grande speranza per Verona» nell’unica chiesa «che ha accolto l’invito a suonare le campane durante l’evento del 25 aprile 2014 “Arena di pace e disarmo”». Le sue sono parole introduttive critiche nei confronti del processo politico in atto contro Lucano, che ha proposto un modello per tanti paesi abbandonati dall’emigrazione autoctona e che potrebbero rivivere grazie alla convivenza e all’interazione dei migranti che sempre arriveranno in Italia e in Europa. Il sindaco “sospeso”, che ha il divieto di dimora a Riace, è accusato dalla Procura di Locri di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di irregolarità nell’affidamento del servizio di raccolta differenziata. Lo stesso Lucano ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame e il 26 febbraio prossimo si avranno notizie sul suo futuro. Snocciola dati il missionario comboniano, come la povertà mondiale sia mal sbilanciata rispetto alla ricchezza di pochissimi, come la compravendita di armi serva a mantenere i privilegi di pochi e lo sfruttamento di molti e come «in Italia i migranti si sono trasformati da problema a nemici. Ma un’Italia diversa c’è, è sempre esistita ed è questo che si vuole esprimere in serate come queste. In una regione dove regna la ‘ndrangheta, un magistrato di Locri se la prende con un sindaco “francescano” che non si è messo un soldo in tasca». E ancora: la convivialità delle differenze è fondamentale come strada da percorrere, «l’alternativa è sbranarci».

La folla all’interno della Chiesa di San Nicolò

Prende la parola il sindaco, con il suo inconfondibile accento calabrese, e il volume basso della voce fa alzare subito un grande applauso dai presenti. Dice che non voleva diventare un caso mediatico, ma suo malgrado lo è, e si è giocato la vita con questa vicenda che lo ha visto ideatore di un progetto, trasformando un’inaspettata presenza migrante in opportunità per un borgo che si stava spopolando e in speranza di lavoro per chi in quel borgo vi abitava e per i profughi, uomini e donne, che vi arrivavano. Dopo essere stato eletto la prima volta nel 1998, i vecchi ruderi del centro storico, oramai abbandonati dai riacesi emigrati, hanno iniziato a ripopolarsi diventando case e botteghe per chi sbarca sulle coste calabresi. Così, la Riace che nel 2000 aveva una sola nascita e 25 decessi, oggi è abitata da 1.700 calabresi e ha accolto, nel tempo, circa 600 persone in fuga, registrando un saldo di natalità positivo, proprio grazie alla presenza degli immigrati. Non è difficile capire perché, in un ventennio, questo paese sia diventato emblema di accoglienza, e si sia trasformato in notizia. La curiosità delle persone intorno a Lucano è tanta, e spiega: «Arrivo da un paese dove regna l’omertà, dove le intimidazioni sono all’ordine del giorno. Una nave che approda e riempie le case è un’opportunità per tutti in un territorio arido. Non lo dico come teoria, ma come esempio di sviluppo locale, di governo della cosa pubblica differente, del recupero di arte e mestieri, di una cultura nuova dei luoghi abbandonati. Sono accusato – prosegue – di aver favorito l’immigrazione clandestina per dei matrimoni che hanno dato l’opportunità a delle ragazze nigeriane di non finire di nuovo instrada e nel giro della Tratta, o nella baraccopoli di san Ferdinando, dove caporalato e disumanità regnano. Sono accusato di irregolarità nella gestione dei rifiuti quando invece si tratta della raccolta porta a porta che impiega una parte di migranti con asini e carrettini, riducendo i costi e recuperando un animale che ha accompagnato la vita di molti abitanti nel passato e che è anche un recupero di una tradizione che è anche turisticamente interessante.»

Oggi il paese è svuotato, come quasi prima dello sbarco dei curdi nel 1998 che ha messo in moto tutto il processo di riqualificazione del paese della Locride. Quando ne parla Lucano sorride e riprende in mano quel libro che gli è stato regalato un’ora prima dal suo autore, Benyamin Somay, che ringrazia pubblicamente sorridendo ancora, perché quel titolo gli ricorda il nome della Fondazione che sta nascendo per riportare in vita Riace, “È stato il vento”. E dichiara con fermezza: «Rifarei quei reati mille volte. Non una volta soltanto, per salvare una vita».

Il Nardo Trio, gruppo musicale veronese composto da Dario Righetti, Cristina Ribul Moro e Roberto Baba Alberti, chiude con Todo cambia accompagnando Mimmo Lucano e il comboniano Zanotelli verso l’uscita, a salutare la piazza piena. Ci si mette una buona mezzora a uscire, tante sono le persone, e salutando i propri vicini di scalino-sedia-pavimento della chiesa ci si emoziona un po’ per la musica e la partecipazione, pensando che alla fine quello che abbiamo vissuto in questa serata assomiglia davvero al cambiamento.