Due settimane or sono, la clamorosa contestazione sfociata in un’assenza quasi “bulgara” sugli spalti del Bentegodi, in occasione dell’incontro casalingo con il Palermo, ha regalato uno stadio praticamente vuoto, come non s’era mai visto. Per dieci giorni, davanti a una manifestazione di cotanta insofferenza, la società gialloblù è rimasta a guardare. Il suo silenzio è parso quasi più assordante di uno stadio vuoto. Improvvisamente, poi, le parole del presidente Maurizio Setti in occasione del tradizionale appuntamento natalizio degli ex giocatori gialloblù. Una dichiarazione breve, ma in grado di provocare un eco assoluto. «I tifosi gialloblù ce l’hanno con me ma io li lascio fare. Il Verona è una squadra forte ed il prossimo anno sono sicuro torneremo a giocare la domenica.» Frasi per certi versi inaspettate quando, in realtà, sarebbe stato lecito attendersi parole di una sostanza completamente diversa.
La distanza tra tifoseria e presidente assume così proporzioni inimmaginabili. Basti pensare come, in occasione della tradizionale cena natalizia organizzata dai tifosi, per la prima volta non sia stato invitato alcun esponente della società e della squadra. Le due brutte retrocessioni e l’assai stentato avvio di questo campionato, ai quali fa buona compagnia un presidente sempre più “distante”, hanno finito per scavare un solco che in questo momento appare quasi incolmabile. Due mondi paralleli, sulla carta vicini, ma ora incredibilmente lontani. Difficile ipotizzare, almeno per il momento, un passo indietro di uno dei due contendenti. Molto facile, invece, assistere all’acuirsi del contrasto nelle settimane a venire. In una situazione come questa ci perdono tutti. Tifosi, società, ma soprattutto la squadra, per la quale il sostegno del proprio pubblico rappresenta da sempre il dodicesimo uomo in campo.
Domenica prossima, in occasione della trasferta di Benevento, una partita di grande importanza per il cammino in campionato della squadra di Fabio Grosso, saranno poco più di una cinquantina gli “arditi” che seguiranno i gialloblù sino in terra campana. Questa “spedizione”, tuttavia, potrebbe rivelarsi il classico “fuoco di paglia”, viste le impressioni raccolte tra la tifoseria, che parlano di una possibile assenza a oltranza in occasione delle partite casalinghe. L’alternativa a tutto questo sembra essere una massiccia presenza sugli spalti finalizzata alla contestazione più feroce. Difficile capire quale delle due sia meglio. Una cosa, però, è certa: così facendo non si va da nessuna parte.
L’impressione, tutt’altro che beneaugurante, è quella che la società sia intenzionata a proseguire per la propria strada, quasi “incurante” della protesta. Protesta che, visto lo stato delle cose, pare destinata a rimanere inascoltata. Dietro l’angolo si nasconde il fatidico punto di non ritorno. Un punto di arrivo che non piace a nessuno.