In politica il vuoto non esiste. Esiste lo spazio che non è ancora stato occupato. Di fronte all’assoluta inanità dell’opposizione istituzionale al governo populista in Italia, assistiamo all’emergere di forme di opposizione “dal basso”, svincolate dai quei corpi intermedi istituzionali che sono i vettori tradizionali delle istanze sociali all’interno della democrazia rappresentativa, ovverosia i partiti oppure i sindacati. Tali movimenti sono il prodotto di quella che, con un luogo comune ormai divenuto parte del lessico politico ma che non ha alcuna valenza interpretativa, viene definita “società civile”. Il fenomeno è degno di attenzione in quanto tali movimenti che si potrebbero definire “extrasistemici” vanno ad occupare il vuoto lasciato libero della mancanza di fatto di un’opposizione “sistemica” all’interno dei meccanismi istituzionali ove costituzionalmente essa dovrebbe esercitarsi, ovverosia nel parlamento. A sinistra LeU si è di fatto dissolta a causa del suo maggior limite, ovverosia non aver alcun obiettivo politico al di fuori dell’opposizione al PD di Renzi. Con Renzi ridotto a una comparsa, LeU trova il suo unico senso nel fornire una rendita di posizione a epurati del renzismo nostalgici del brand di nicchia della socialdemocrazia. Il PD, ancora sotto lo shock derivante dall’aver pressoché dimezzato i suoi consensi dalle elezioni Europee del 2014 alle Politiche del 2018, è squassato da faide interne aventi come fine la selezione di chi regnerà sulle sue macerie. Renzi, in ritardo su se stesso, pare ora tentato dalle sirene di un’operazione che avrebbe avuto senso 4 anni fa: ovverosia dare vita ad una formazione politica personalistica. Ma ormai il renzismo è un brand di nicchia postdemocristiano post DC.
A destra l’opposizione é ugualmente evanescente. Fratelli d’Italia, brand di nicchia per i nostalgici della destra post missina, entrerebbe immediatamente in un esecutivo sovranista come l’attuale, se non fosse stoppata dal veto di M5S. FI, partito in via di dissoluzione il cui declino politico viaggia parallelamente al declino biologico del suo anziano leader, è squassata tra chi vorrebbe una fusione di fatto con la Lega e chi vorrebbe cercare di riaffermare un’identità autonoma all’interno di una rinnovata coalizione di CDX. Ipotesi quest’ultima che definire velleitaria è assai benevolo
Entrambe le forze di CDX hanno inoltre un problema politico di assai difficile soluzione: ovverosia come fare opposizione a uno solo degli azionisti del governo delle genti, essendo l’altro loro alleato in moltissime amministrazioni locali. Circostanza che offre loro limitati margini di manovra e sulla quale il leader della Lega (non più) Nord lucra politicamente con effetto – leva.
La sostanziale inconsistenza delle opposizioni istituzionali lascia quindi spazio a movimenti di opposizione civica, come la madamine torinesi “SiTav” o il movimento anti Raggi che si oppone all’amministrazione oscenamente incompetente della sindaca pentastellata.
Politologi come Rosanvallon già da diverso tempo hanno evidenziato come al calo di influenza dei corpi intermedi sistemici, ovverosia i partiti, non corrisponda sempre un calo della partecipazione politica, la quale potrebbe incanalarsi in vettori diversi da quelli sistemici. Tuttavia qui sorge un problema. La democrazia rappresentativa come si è strutturata nella società complessa occidentale non può funzionare senza i “corpi intermedi”. Con buona pace delle fumose ideologie populiste che vaneggiano di “rappresentanza diretta dei cittadini”. Già Weber ha dimostrato in maniera inoppugnabile che non esiste democrazia rappresentativa senza corpi intermedi e senza politici di professione. Schumpeter poi con la sua intuizione sulla democrazia come sistema in cui con le elezioni si decide chi siano i decisori. ha chiarito che essa è competizione (elettorale) tra diverse élite. Le stesse forze di governo, a dispetto della loro retorica dal basso con cui mobilitano i consensi, sono entrambe rigidamente strutturate verticalmente, essendo la Lega organizzata attorno la fedeltà ad un capo organizzata tramite un apparato burocratico, mentre M5S è saldamente controllato da un’organizzazione privata, la Casaleggio ed Associati che esprime addirittura una sorta di commissario politico nella figura dell’addetto stampa del premier.
Quali possono essere allora le evoluzioni possibili di movimenti di opposizione “dal basso” extrasistemici?
Ci sono possibilità: l’essere incanalate all’interno di forze politiche sistemiche esistenti, essere incanalate in nuovi corpi intermedi istituzionali come ad esempio il movimento “En Marche” di Macron in Francia, oppure strutturarsi in movimenti di pressione per mobilitare il consenso su temi specifici, che poi si dissolvono una volta raggiunto lo scopo di influenzare in tale senso i decisori istituzionali. Movimenti questi ultimi che potremmo definire “On demand” e che da taluni studiosi sono considerati come una possibile prossima frontiera della partecipazione politica. Così potremmo avere movimenti extraistituzionali che si aggregano e si mobilitano per il perseguimento di fini particolari, come ad esempio la realizzazione di infrastutture o il riconoscimento di particolari diritti civili a minoranze sociali e che si dissolvono appena raggiunto lo scopo di orientare le scelte dei decisori in tale senso. L’opzione dell’essere cooptati all’interno delle forze politiche sistemiche attuali pare abbastanza remota. Tali forze politiche appaiono talmente sclerotizzate ed incapaci di proporre una narrazione alternativa a quella gentista che entrare nel loro raggio d’azione per movimenti extrasistemici potrebbe significare esporsi allo sguardo pietrificante della Medusa.
Rimarrebbe allora l’opzione Macroniana, ovverosia la cooptazione in una qualche forma di contenitore politico inedito, che lasci ai movimenti istituzionali esistenti le funzioni di sorta “Bad Bank” sistemiche. Opzione parimenti di difficile praticabilità, in primo luogo per la mancanza di leader carismatici in grado di rappresentare (perché di questo si tratta) narrazioni alternative a quella gentista. Di Renzi si è già detto. Per quello che riguarda il CDX il panorama è vieppiù desolante. Tutti i tentativi di identificarne un leader che non coincida con Berlusconi, da Passera a Parisi passando per Alfio Marchini (Alzi la mano chi se lo ricorda…….qualcuno?….nessuno?…eppure ci fu chi fece il suo nome come leader del CDX nazionale) sono finiti in nulla. Anche a causa della tendenza che ha l’ex leader del CDX di mangiarsi, come Saturno, i suoi figli (politici). Tendenza che ha impedito la formazione di una vera classe politica di CDX che potesse a lui sostituirsi all’epilogo del suo inevitabile declino biologico.
Un’osservazione tuttavia pare utile farla: ovverosia qualora vedessimo la formazione di movimenti civici “On Demand”, extrasistemici e dal basso, i quali agiscano come gruppi di influenza ed in opposizione nei confronti dei decisori, in modo tale da indirizzarne le scelte, assisteremmo ad all’unica vera novità politica occorsa in Italia negli ultimi 70 anni, essendo il populismo non già una novità, bensì l’ospite inquietante della civiltà occidentale, come abbiamo già avuto modo di osservare in un precedente contributo.
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