Dazi sulle importazioni di beni dall’Europa contro più vendita di armi e gas sembra essere il principale tema  di negoziazione che Donald Trump vorrebbe intavolare con l’Unione Europea. Gli Usa hanno ripetutamente invitato gli europei ad aumentare l’importazione di Gnl (gas naturale liquefatto) americano per sostituire il gas naturale  proveniente dalla Russia.

La nostra presidente del Consiglio incontrando il Presidente americano non poteva ignorare questo schema di gioco e ha accettato di aumentare gli acquisti già importanti di gas  USA.

Cosa significa tutto questo? Quali sono le conseguenze e gli impatti sul sistema di approvvigionamento energetico europeo? È veramente l’unica soluzione che interessa i cittadini europei, ci guadagnano?

Mercato europeo del gas

L’ Unione Europea è un grande consumatore di gas naturale. Nel 2024 i suoi consumi sono stati pari a 332 miliardi di metri cubi (mld mc),  soddisfatti con 32 mld mc provenienti da produzione interna e 273 mld mc importati dall’estero.  La produzione interna copre quindi solo il 10% del totale consumato, concentrata in Olanda, Romania e Danimarca, mentre L’85% del fabbisogno europeo  deve essere importato e perciò dipendente dalla qualità dei rapporti con i paesi fornitori.

Eurostat. Report 2024 Produzione europea di gas, paesi produttori

Allo scopo di comprendere e valutare il grado di affidabilità del sistema di fornitura di gas all’Europa è utile conoscere gli attuali Paesi fornitori.

Considerato il totale del gas importato dall’Europa, nel 2024 il principale Paese  fornitore è stato la Norvegia con il 33.6%, seguita, nonostante gli embarghi, dalla Russia con il 18.8% (nel 2021 superava abbondantemente il 40%), gli Stati Uniti con un rilevante 16.7% e l’Algeria con 14.1%. Quattro paesi, geograficamente e politicamente distanti fra loro e dall’Europa, con una posizione paritaria di Russia e USA, coprono il 70% dei consumi totali europei. La riduzione di importazione dalla Russia iniziata nel 2021 è stata compensata con un aumento di acquisti dalla Norvegia e dagli Stati Uniti.

Eurostat. 2024, fornitori di gas all’Europa via tubo (sinistra) e di LNG (destra)

Dei 273 mld mc importati, 172 mld mc (il 63%) sono stati consegnati via gasdotto, un sistema rigido di interconnessione fra il produttore e il consumatore,  e 101 mld mc (il 37%) è stato importato via nave sotto forma di Gas naturale liquefatto (GNL), un sistema molto più flessibile.

Il gas via gasdotto è arrivato soprattutto dalla Norvegia (circa il 50%) e dalla Russia 18.4%, Nord Africa, Azerbaigian e Regno Unito; mentre il GNL è arrivato in Europa prevalentemente dagli Stati Uniti (circa il 45%),  poi da Russia (20.2%), Qatar (11.9%), Algeria, Nigeria e Norvegia.

I paesi europei che fanno più uso di GNL sono, in ordine decrescente, la Francia, la Spagna, l’Olanda e l’Italia.

Da questi primi dati si può già notare che il mercato europeo del gas è un importante luogo di confronto/scontro fra Stati Uniti e Russia, il GNL è diventato uno strumento negoziale geopolitico usato  per regolare i rapporti di potere condizionando l’Europa, soggetto debole.

Ruolo del GNL (Gas naturale liquefatto)

Appare inoltre chiaro che la fornitura di GNL essendo, a differenza dei gasdotti, molto flessibile può facilmente adattarsi ai cambiamenti (le navi possono anche deviare dal loro percorso) e immediatamente sostituire le forniture via tubo. L’operazione inversa è praticamente impossibile. Il primo gennaio 2025, ad esempio, il governo ucraino ha disdetto il contratto di transito del gas russo sul suo territorio con il gasdotto TAG bloccandone così definitivamente il flusso verso l’Austria e l’Italia e favorendo l’alternativa GNL.

Il 6 maggio prossimo la Commissione europea, impegnata ad abbandonare i combustibili fossili russi entro il 2027 in risposta all’invasione dell’Ucraina del 2022, presenterà la REPowerEU Roadmap” con le misure di affrancamento dal gas venduto da Mosca. Anche questo sposterà le forniture di gas dai gasdotti al GNL dove gli USA sono leader mondiale.

Stati Uniti produttore esportatore di GNL

A livello globale, nel 2024 sono stati venduti 564 miliardi di metri cubi di GNL. Gli Stati Uniti sono il primo esportatore (22% del mercato), seguiti da Australia, Qatar e Russia. L’Unione europea nel 2024, con un volume di acquisto di 101 mld mc, è stato il più importante compratore (quasi il 20% del totale), più della Cina e del Giappone.

GIILNG.Report 2024, distribuzione LNG dei principali produttori

Drill baby, drill!” è stato lo slogan di Donald Trump durante la sua campagna elettorale.

Mentre negli altri continenti il gas viene prelevato da grossi giacimenti sotterranei con delle perforazioni dalle quali il gas fuoriesce spontaneamente, in Nord America più del 90% del gas viene estratto da giacimenti rocciosi che devono essere penetrati e poi fatti “esplodere”con acqua ad alta pressione attraverso una tecnica chiamata fracking.  Si tratta di una modalità distruttiva, costosa, itinerante che estrae un gas, a differenza di quello proveniente da giacimenti, inquinato dai metalli presenti nelle rocce frantumate. E’ il cosiddetto shale gas o gas di scisto.

Texas, Pennsylvania, Louisiana, West Virginia e Oklahoma forniscono circa il 70% della totale produzione statunitense.

Gli Stati Uniti sono stati netti importatori di gas, da Canada e Messico, sino al 2016 quando hanno intensificato la produzione, costruito liquefatori, predisposto navi gasiere e iniziato ed esportare in tutto il mondo. Per liquefare il gas naturale occorre raffreddarlo a -160°C , temperatura che deve essere mantenuto durante il trasporto.

A causa del fracking il Gnl americano è il più costoso e “sporco” fra i gas liquefatti prodotti nel mondo. In un mercato libero da condizionamenti l’ offerta di Trump verrebbe considerata una seconda scelta da un consumatore accorto e responsabile. Il gas fornito tramite tubo ha un costo almeno della metà del Gnl importato dagli Usa. 

Europa soggetto debole e fragile

Il benessere dei cittadini europei dipende dalla disponibilità di gas e l’Europa, titolare di un’insufficiente produzione, è esposta a grandi e piccoli ricatti dai Paesi fornitori. In questo momento storico  il rischio maggiore è cedere a una dipendenza strutturale dal gas americano, come in passato si cedette alla Russia. Non c’è vantaggio economico, frutto di una trattativa fra pari, ma solo sottomissione ad un ricatto.

L’Europa è un soggetto debole ma la soluzione per liberarsi della sua fragilità è conosciuta, scritta nel programma Green deal e suggerita da Mario Draghi nel suo recente rapporto al Parlamento europeo: decarbonizzare il modello di sviluppo passando il più rapidamente possibile alle energie rinnovabili. Basterebbe volerlo.

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