Nel secondo pomeriggio del Festival del Giornalismo di Verona 2025, i riflettori si sono accesi su Simona Cascio, producer televisiva, e il giornalista Marcello Randazzo, ideatori del progetto “Crimini Dimenticati”.

In un panorama true crime ormai saturo, il lavoro di questi due professionisti di Telelombardia emerge come una ventata d’aria fresca, che rovescia gli schemi del genere. 

Niente casi famosi, triti e ritriti. Cascio e Randazzo si concentrano su vicende italiane abbandonate dalla giustizia e dai media mainstream, dando voce a chi è rimasto inascoltato: le famiglie delle vittime. 

Fanno parlare i fatti, le carte e gli esperti di una vicenda, ma soprattutto lasciano sfogare le famiglie, per esprimere dolore e ricordi, così da dipingere ritratti intimi dei loro cari scomparsi.

Nato come canale YouTube, nell’arco di un solo anno, il progetto è mutato anche in altre forme: un profilo TikTok da 50mila follower e una rubrica sulle pagine di Giallo.

E se non è facile non farsi travolgere dal vortice del sensazionalismo – che spesso caratterizza la cronaca nera – gli autori riescono a nutrire le storie di rispetto e cura. 

Nessun dettaglio morboso, nessun nome privato della propria umanità. Solo verità, memoria e giustizia.

Cold case abbandonati: una missione contro la logica commerciale dei media

«Vi porteremo a conoscere una storia di una ragazza semplice, di un uomo nero, per un caso intricato». 

Il panel si apre con un estratto dell’indagine su Sonia Marra, una studentessa scomparsa a Perugia nel 2006. Inizialmente liquidato come un allontanamento volontario, le prove rivelano un omicidio orchestrato con cura.

Queste immagini parlano da sole. Senza ulteriori spiegazioni, il pubblico della Fucina Culturale Machiavelli intuisce subito l’anima del lavoro di Cascio e Randazzo, “Crimini Dimenticati”, che «nasce dal fastidio di vedere la cronaca nera ridotta a gossip».

Questa consapevolezza si è cristallizzata attraverso anni di esperienza nella televisione. Un ambiente in cui spesso alcuni casi vengono respinti perché considerati “poco funzionali” per le metriche d’ascolto.

Ormai esausti da queste regole non scritte dell’industria, i due professionisti televisivi hanno quindi deciso di aggirarle, sfruttando il potenziale di YouTube. 

La community della piattaforma ha presto premiato il loro approccio etico al giornalismo d’inchiesta, dimostrando un crescente interesse per le storie abbandonate.

Il metodo di “Crimini Dimenticati”: integrità, etica e multimedialità

Come osservato dalla giornalista Giuliana Corsino, moderatrice dell’incontro, “Crimini Dimenticati” realizza questo complesso lavoro solo con i propri sforzi. 

Il progetto di video-giornalismo opera infatti in totale indipendenza, spingendo Cascio e Randazzo a ricoprire ogni ruolo di una redazione multimediale.

All’occorrenza sono produttori, copywriter, tecnici del suono e montatori, lavorando spesso nel buio della notte, nel poco tempo rimasto dopo il lavoro e le responsabilità familiari.

Questa versatilità professionale deriva da decenni di esperienza televisiva, che si sono rivelati essere un pozzo infinito di idee e competenze. Dopo più di vent’anni a Telelombardia, hanno infatti «ho imparato a fare un po’ di tutto, anche sul lato tecnico», racconta la producer televisiva.

Anche perché YouTube non perdona: esige contenuti curati, quasi quanto i documentari. 

Gli standard del social hanno quindi richiesto una lunga sperimentazione prima di trovare l’equilibrio perfetto tra illuminazione, suono e approccio narrativo. Fino alla scoperta della loro misteriosa location, ormai la terza protagonista del canale, insieme alle vittime e le loro famiglie.

Crimini Dimenticati al festival del Giornalismo di Verona 2025
Da sinistra, la giornalista Giuliana Corsino haa moderato l’incontro con la producer Simona Cascio e il giornalista Marcello Randazzo, ideatori di “Crimini Dimenticati”.

Le seconde vittime: famiglie consegnate all’oblio 

“Crimini Dimenticati” rappresenta il giornalismo investigativo nella sua forma più pura e antica. 

Ogni progetto inizia infatti con la lettura dei documenti giudiziari ufficiali, la consultazione di esperti e, infine, il confronto con parenti e amici delle vittime.

All’inizio, stabilire un contatto con le famiglie non è però stato semplice: gli autori non avevano un biglietto da visita con cui presentarsi. Oggi, invece, sono spesso le famiglie a cercarli, fornendo documenti, faldoni processuali e ritagli di giornale. Tutto condito da una spolverata di speranza e gratitudine. 

Anche gli esperti si dimostrano sempre più disponibili: giornalisti, forze dell’ordine, scrittori e psicologi collaborano con loro in «un’unione di intenti», aggiungendo profondità alle indagini.

Le interviste di persona hanno poi regalato esperienze indimenticabili: diverse famiglie hanno aperto le porte di casa, lasciandogli «toccare con mano il dolore».

I casi riaperti di “Crimini Dimenticati”

Talvolta, il loro lavoro produce risultati tangibili. È già successo due volte, due casi che hanno vissuto significative svolte giudiziarie e criminologiche.

Il primo riguarda Manuela Murgia, il cui fascicolo è stato riaperto appena pochi giorni prima della conferenza. 

Per i due autori di “Crimini Dimenticati” condividere questo momento di speranza con la famiglia della giovane siciliana rappresenta una delle ricompense più preziose del loro lavoro. 

«Volevamo dimostrare che l’ipotesi del suicidio era poco credibile», spiega il giornalista Randazzo. E dopo trent’anni, la verità sulla misteriosa morte nel canyon di Tuvixeddu potrebbe davvero emergere.

Il secondo caso risale invece al 1955: il delitto di Antonietta Longo, trovata uccisa sulle sponde del Lago Albano. Soprannominata dalla stampa “la decapitata di Castel Gandolfo”, la sua storia ha generato un sensazionalismo senza precedenti nell’Italia della Prima Repubblica. Poi il caso è svanito nel buio.

Grazie a un video del canale YouTube, una criminologa dell’Università di Roma ha riesaminato il caso romano dopo decenni, sviluppando teorie che potrebbero presto condurre a significative nuove intuizioni.

L’intero panel “Cold case: i crimini dimenticati” è visibile sul canale YouTube di Heraldo Verona.

Espansione cross-mediale: il nuovo giornalismo 

Un anno fa, i due professionisti televisivi hanno deciso di approdare su TikTok, ponendosi una regola precisa: non compromettere mai l’integrità giornalistica.

Su TikTok, la comunicazione è più veloce, immediata e meno dettagliata. Questa transizione ha richiesto quindi un adattamento strategico: mentre YouTube permette approfondimenti, TikTok impone un format rapido, dove ogni secondo è prezioso per catturare l’attenzione. E rispettare gli standard della professione non è sempre facile.

Tuttavia, la piattaforma cinese ha portato grandi soddisfazioni, attirando una nuova fetta di pubblico e permettendo un’interazione con gli spettatori.

La community sul social è infatti molto attiva: i follower suggeriscono di continuo nuovi casi da trattare. «Abbiamo più di 300 screenshot di storie suggerite», ha dichiarato Cascio.

Questa crescita cross-mediale ha permesso loro di espandere il progetto ben oltre il digitale. “Crimini Dimenticati” vive infatti anche sulla rivista Giallo, analizzando casi proposti dalla sua «community sempre più preparata e coinvolta».

Il futuro di “Crimini Dimenticati”

«Ci siamo sentiti dire che questi casi non funzionano», ha affermato Cascio con rammarico. Ma siamo davvero diventati così cinici da considerare una morte come un prodotto economico?

Guardando al futuro, gli autori di “Crimini Dimenticati” hanno rivelato un loro desiderio: convincere le principali piattaforme che i cold case dimenticati meritano attenzione. Una rivincita contro le logiche che spesso governano la cronaca nera.

Ma la loro ambizione va oltre. Per “Crimini Dimenticati” è giunto il momento di ribaltare una narrativa dominante, che ha abituato il pubblico ad aspettarsi un insensibile spettacolo della sofferenza.

Questo progetto desidera quindi offrire un approccio alternativo, restituendo umanità a queste tragiche vicende, senza per questo sfruttare il dolore delle persone coinvolte.

“Crimini Dimenticati” è in fondo un abbraccio a chi è rimasto a vivere nel ricordo, un tentativo di sostenere le famiglie nella loro estenuante attesa di verità e giustizia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA