«Dobbiamo ammalarci per capire che siamo tutti uguali». Con questa frase, il dottor Izzeldin Abuelaish sintetizza il messaggio al centro del film I Shall Not Hate, diretto dalla regista Tal Barda, che sarà proiettato questa sera alla Fucina Culturale Machiavelli, nell’ultimo appuntamento della tredicesima edizione di Mondivisioni. La pellicola racconta la straordinaria vita di un uomo che ha cercato di dimostrare come la convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi sia possibile, utilizzando la medicina come strumento di dialogo e unione.

Per il dottor Abuelaish, tutti gli esseri umani sono uguali, indipendentemente dalla loro origine. È stato il primo medico palestinese a lavorare in un ospedale israeliano e uno dei pochi a riuscire a lasciare la Striscia di Gaza anche dopo l’ascesa al potere di Hamas nel 2007. Nonostante le difficoltà che la vita gli ha riservato fin dall’infanzia, il suo ottimismo non è mai venuto meno.

Nato e cresciuto in un campo profughi, Abuelaish è riuscito a emergere grazie a una borsa di studio per l’Università del Cairo, dove ha studiato medicina. Ha poi sposato una donna cresciuta nello stesso campo, con cui ha costruito una famiglia numerosa di otto figli.

La sua missione di pace viene messa a dura prova tra il 2008 e il 2009 durante l’operazione Piombo Fuso, un conflitto di tre settimane tra gruppi paramilitari palestinesi e l’esercito israeliano. Il 16 gennaio 2009, dopo aver perso la moglie pochi mesi prima a causa della leucemia, un carro armato colpisce la sua abitazione, uccidendo tre delle sue figlie e una nipote.

Nonostante la tragedia che lo colpisce profondamente, invece di cedere all’odio e alla vendetta, il dottor Abuelaish sceglie di percorrere il cammino della pace, continuando a promuovere la riconciliazione tra israeliani e palestinesi. Le sue parole vengono citate dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, e la sua dedizione gli vale una candidatura al Premio Nobel per la Pace.

In memoria delle sue figlie, Abuelaish ha fondato la Daughters for Life Foundation, un’organizzazione che offre borse di studio per sostenere le giovani donne provenienti da Palestina, Israele, Libano, Giordania, Egitto e Siria nel proseguire i loro studi. Questo perché l’istruzione, insieme alla medicina, può rappresentare un potente antidoto contro guerre e conflitti.

Dopo la tragedia del 16 gennaio 2009, Abuelaish ha intrapreso un’azione legale contro lo Stato di Israele per chiedere giustizia per l’attacco che ha devastato la sua famiglia, esigendo delle scuse che, tuttavia, difficilmente arriveranno. A supportarlo in questa battaglia è stata la sorella della regista Tal Barda, un’avvocata impegnata nella difesa dei diritti civili. Proprio in questa occasione, Tal Barda ha avuto modo di conoscere il medico palestinese e raccontare la sua storia.

Tal Barda è una documentarista e produttrice franco-americana, nata e cresciuta a Gerusalemme. I suoi film sono stati sostenuti dal programma cinematografico Greenhouse, dal SIMA (Global Impact Media Awards) e dal Tribeca Film Fund. Il suo eclettico repertorio di progetti cinematografici è stato proiettato in festival internazionali e sale cinematografiche di tutto il mondo. Con un messaggio di pace sempre attuale, il documentario «I Shall Not Hate» offre allo spettatore una comprensione approfondita di come Hamas sia riuscito a prendere il controllo della Striscia di Gaza, vincendo le elezioni politiche del 2008 e imponendo restrizioni crescenti alla libertà di movimento delle persone. Dopo gli eventi del 7 ottobre 2023 e il conseguente conflitto a Gaza, l’esperienza di questo medico e il suo appello alla giustizia e alla tolleranza assumono un significato ancora più profondo e urgente.

Alla fine della proiezione, seguirà, come di consueto, il dibattito curato da Heraldo, con la partecipazione della dottoressa Elda Baggio, vicepresidente di Medici Senza Frontiere Verona, e di Laura Munaro, referente veronese del progetto Tent of Nations.

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